Intervista di Patrizia Di Franco
Fulvio Bugani, fotografo bolognese, nato nella città dotta, grassa, rossa, nel 1974, ha iniziato a lavorare come fotografo nel 1995. Vincitore di tantissimi premi, nel 2015 gli è stato conferito il terzo premio per il suo lavoro, originale e di denuncia sui Transgender in Indonesia. Bugani oltreché sensibilizzare su realtà e problematiche quali omofobia, transgender, o luoghi, paesini della Georgia, (a 300 metri di altitudine), al confine tra Cecenia e Georgia, popolazioni semi nomadi, in realtà sono più animisti che ortodossi, si occupa da sempre di diritti umani, immigrazione illegale, e right to housing (diritto all’abitazione e a standard dignitosi di vita). I suoi lavori sono stati pubblicati su magazines internazionali e websites come Time Light Box, LFI -Leica International. The Guardian, Cubadbate, Marie Claire. Nel 2016 il suo reportage “Soul y Sombra” su Cuba è stato scelto e premiato, tra 12 finalisti selezionati, al Leica Oskar Barnack Award. Bugani è stato International Leica Ambassador for the New Leica M10 nel 2017 e per the New Leica Q2 nel 2019. Fulvio Bugani spazia molto nella sua attività di fotografo, e si occupa di vari temi e lavori, ha infatti lavorato anche per Brand internazionali, società e artisti della Juventus, per il musicista e cantante Zucchero Sugar Fornaciari, e Universal Music. Insegna fotografia nella sua scuola privata a Bologna (fondata nel 1999, e in cui è docente di fotografia, e idea corsi di Fotografia, workshop, laboratori) e nella Fondazione Cineteca Leica di Bologna e Leica Akademie worldwide. Numerosi i Festival e gli eventi a cui ha partecipato, collabora costantemente e come attivista con Medici senza frontiere e Amnesty International. Attualmente e in prospettiva futura ha diversi progetti in fieri a Cuba, in Kenya, Indonesia, Turchia e Georgia.
Tra i reportage realizzati in un recente passato, molto coinvolgente quello sulla storia di Shinta Ratri , transgender, waria indonesiana, e difensora dei diritti umani e delle persone transessuali, e della comunità LGTB. Di qualità anche il reportage “Soul y Sombra” su Cuba, dove ha iniziato a lavorare dal 2009, tornandoci due o tre volte all’anno. Si è innamorato a tal punto di Cuba, delle gente, della loro cultura e sorrisi, del loro “carpe diem” (di Orazio) , e filosofia di vita “take it easy”, vivere in modo epicureo (una sorta di lezione appresa da Epicuro), dell’allegria, dell’arte e cultura (argomenti che stanno molto a cuore ai cubani, inclusi l’istruzione e l’insegnamento dei balli e delle danze tradizionali), che considera Cuba, dopo Bologna, la sua seconda “Home sweet home” (casa dolce casa) e ama lo spirito, la complessità e l’anima dei cubani che rende a suo avviso speciale e magico il paese. Ha fotografato i Rolling Stones a Cuba, per anni ha seguito la rivoluzione cubana e purtroppo il “sacrilegio” della “bannare” la musica rock dalle emittenti televisive e radio cubane, perché definite “ideological deviation”. Il 25 marzo 2016, i Rolling Stones, si esibirono alla Ciudad Deportiva della Habana (Havana), non fu un concerto ordinario, ma un evento, a new chapter, un nuovo capitolo e inizio di rinascita per la musica e la cultura a Cuba, live concert a cui presero parte migliaia di persone nello Stadium, e altre 500, 000 che lo ascoltavano fuori dallo stadio. Fotografo professionista e iscritto all’Associazione italiana dei fotografi professionisti (Tau Visual) e al National Press Phographer Association (NNPPA). Il suo progetto Waria ha ottenuto il patrocinio di Amnesty international.
L’IDEA MAGAZINE: Quali sono i requisiti e parametri, elementi tecnici e umani, a suo avviso, da rispettare e mettere in pratica per un buon reportage per essere ritenuto di qualità?
FULVIO BUGANI: Deve coinvolgere, come storia e dal punto di vista emotivo, emozionale, deve essere interessante, originale, e al primo posto io ci metto empatia ed etica come requisiti fondamentali e prioritari.
L’IDEA MAGAZINE: Riguardo l’universo femminile, quali storie ha raccontato per mezzo dei suoi scatti fotografici?
FULVIO BUGANI: Finora, solamente, la bellissima e particolare, storia di Shinta Ratri, ma non è detto che in futuro io non voglia e possa realizzare altri servizi fotografici, scatti, reportage, e opere di denuncia e sensibilizzazione, sulle discriminazioni, violenze quotidiane perpetrate nei loro confronti, sulle tante problematiche, del meraviglioso universo femminile.
L’IDEA MAGAZINE: Le sue foto di denuncia hanno come soggetti, in genere, persone in difficoltà, emarginati dalla società, considerati inutili o, peggio, discriminati e minacciati anche di morte, lei si schiera dalla parte dei cosiddetti “ultimi”, aggettivo che personalmente disapprovo e trovo dispregiativo, al massimo potrei accettare la definizione a loro attribuita di “vulnerabili” ed emarginati. Lei come li considera e quale aggettivo userebbe nei loro riguardi?
FULVIO BUGANI: Semplicemente Umili con la U maiuscola, persone straordinarie e con una dignità encomiabile, magnanime, ospitali, delicate, con storie ed esistenze spesso tragiche e drammatiche ma che hanno voluto cambiare con forza, resilienza, anche per cercare di trasmettere messaggi attraverso le proprie esperienze personali, persone che hanno reso un servizio importantissimo al loro paese, alla propria comunità. Esseri umani che denunciano ingiustizie, soprusi, malvagità, torture, violenze, che lottano quotidianamente, senza mai arrendersi e gettare la spugna, si ingegnano. resistono e combattono pacifiche battaglie e lotte per cambiare il mondo, renderlo migliore, e per loro non è un’utopia ma un impegno costante e quotidiano…
L’IDEA MAGAZINE: Lei fa un utilizzo costante, e lo ha affermato anche durante la sua Lectio Magistralis, assiduo, del grandangolo e ricorre di rado, quasi mai, al ritocco, al photoshop; qual è la motivazione di tali scelte personali?
FULVIO BUGANI: Il grandangolo mi consente di riprendere grandi soggetti panorami, edifici, strade, luoghi vasti, per ottenere foto “larghe”, ampie, e immagini più complesse, soggetti e ritratti fotografici in ottimo primo piano, che non potrebbero rientrare nell’angolo di ripresa di ottiche dalla focale superiore, e lo faccio per conferire loro l’importanza e l’attenzione che meritano.
L’IDEA MAGAZINE: Lei stima e ammira l’americano Alex Webb, dell’agenzia Magnum, lo considera uno dei suoi Maestri; quali sono le peculiarità e le qualità che maggiormente apprezza di Webb?
FULVIO BUGANI: Mi intriga e mi affascina la composizione non semplice e banale, ricca, piena, il suo eclettismo, nel caos creativo riesce a rendere un’idea di perfezione, malgrado la complessità. Le regole per vincere il World Press Photo sono rigorose e occorre rispettare requisiti e parametri ben precisi da rispettare, come ha ben detto lei, durante la nostra conversazione gradevolissima prima della sua intervista. Bisogna prestare molta attenzione in fase di produzione, per evitare la squalifica, inoltre particolare cura e attenzione bisogna prestare all’utilizzo del fattore crop, la funzione di taglio dell’immagine per eliminare alcune parti , troppi tagli , e stare attenti anche al troppo utilizzo di fotoritocco, photoshop, di cui molti colleghi purtroppo abusano e ne fanno un utilizzo massiccio anche quando non sarebbe necessario, perché vogliono la foto perfetta che non esiste, e cercano popolarità, fama, visibilità, successo e soldi, pubblicità subito. Come ben lei sa, abbiamo noi photoreporter, fotografi e giornalisti oltre alla morale personale, etica, e un codice deontologico ferreo, più che rigoroso, una serie di norme da dovere rispettare, ciò lo fanno e applicano i veri e grandi professionisti, che amano la propria professione, e non ambiscono esclusivamente al successo personale o pongono come priorità soldi, fama, notorietà, premi e riconoscimenti, con egocentrismo, autoreferenzialità e narcisismo tipici degli insicuri e dei non umili, traboccanti di superbia e arroganza. Sono, siamo agli antipodi, come lo è lei. Per me e per chi la pensa come noi, la vera protagonista è la fotografia non il fotografo.
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