Sì, dovete vergognarvi per il tradimento fatto a tutti quelli che lavorano con dedizione e impegno quotidiano, che onestamente compiono il proprio dovere. Dovete vergognarvi per essere diventati spergiuri rinnegando il giuramento fatto a Ippocrate: “Regolerò il mio tenore di vita per il bene dei malati e mi asterrò dal recar danno e offesa; con innocenza e purezza custodirò la mia vita e la mia arte”. La vostra slealtà non tiene in alcun conto il bisogno e la gracilità del malato umiliato dai vostri riprovevoli comportamenti privi della sensibilità e della correttezza che dovrebbero essere i punti fermi della professione-missione di ogni medico. A voi “dottori” vorrei consigliare una particolare “medicina” che, se assunta regolarmente, fa miracoli! E’ la “ricetta dell’amore” con cui il santo medico Giuseppe Moscati curava gli ammalati, e tanti ne curava a sue spese, e li aiutava senza farsene accorgere. All’ingresso del suo studio aveva messo un cestino con la scritta: “chi può dia, chi non può prenda” concedendo la massima fiducia all’onestà di entrambe le categorie. E non guardava né orario né festività. Nessuno di noi pretende che arriviate a tanto (rischiereste di diventare tutti santi!) ma tutti esigiamo da voi un alto senso del dovere e di rispetto nei confronti dei degenti e del posto di lavoro che occupate, lavoro pagato da tutti noi. Avete infangato il candore del vostro camice bianco scendendo ancora più in basso dei tanti ominicchi e quaquaraquà, impiegati nei vari uffici, che hanno fatto quello che avete fatto voi perché voi avete lucrato sulla salute delle persone! Avete vanificato e sporcato i sacrifici dei vostri genitori e le speranze e la fiducia dei vostri maestri. Ma, poiché sono convinto che ogni uomo che “cade” – se lo vuole – può “rialzarsi”, e se l’umiliazione di essere scoperti con le mani nella marmellata toccherà qualche corda del vostro cuore facendo rinascere in voi un briciolo di onestà, questo vi permetterebbe di fare ammenda e risalire dal fango in cui siete precipitati. Forse lo sguardo sofferente di qualcuno dei “vostri” malati vi farà finalmente capire che la vera gioia non sta nella soddisfazione dei vostri miseri piaceri quotidiani ma nel lenire le sofferenze altrui.
Raffaele Pisani