di Silvia Perrella
Sono diversi i dispositivi di uso comune, che rendono possibile la trasmissione di informazioni, nati grazie all’ingegno di Guglielmo Marconi. Non solo la radio e la televisione ma anche una serie di tecnologie che si sono sviluppate in conseguenza alle sue intuizioni, tra cui i telefoni cellulari. Abbiamo discusso dell’argomento con Anna Vaccarelli dell’Istituto di informatica e telematica del Consiglio nazionale delle ricerche
Guglielmo Marconi ha aperto la strada alla comunicazione senza fili, le sue scoperte e le sue invenzioni hanno gettato le basi per lo sviluppo della tecnologia che ha portato anche ai telefoni cellulari moderni. “La possibilità di trasmettere segnali tra due punti lontani e non in vista tra loro attraverso le onde elettromagnetiche invece che via cavo, come era accaduto fino a quel momento, ha segnato lo spartiacque nei sistemi di comunicazione. Questa invenzione ha permesso la diffusione della radio, ma Marconi ne intuì l’ulteriore potenziale, venne infatti utilizzata per inviare segnali soprattutto di SOS dalle imbarcazioni in difficoltà (è in quel momento che viene decisa la codifica di SOS come tre punti, tre trattini, tre punti) e lo stesso Marconi, che viveva sullo yacht Elettra, ne sperimentò la funzione di radar, che venne inventato solo tempo dopo, definendola navigazione alla cieca”, spiega Anna Vaccarelli dell’Istituto di informatica e telematica (Iit) del Cnr. “Ma forse il debito maggiore verso lo scienziato ce l’ha il telefono cellulare, poiché Marconi ha contribuito allo sviluppo delle antenne, che sono parte integrante della tecnologia dei telefoni cellulari, consentendo la comunicazione tra i dispositivi mobili e le stazioni base: le antenne che captano il segnale e lo ripetono in un’altra direzione. Questa comunicazione è possibile perché il segnale viene emesso su una precisa frequenza, trasmettitore e ricevitore quindi ‘si parlano’ poiché sono sintonizzati sulla stessa frequenza nota”.
Marconi è stato quindi un pioniere della comunicazione wireless. Come nasce e come si è sviluppata questa idea? “Contrariamente alle previsioni teoriche degli scienziati suoi contemporanei, Marconi riuscì a trasmettere un segnale al di là dell’Atlantico grazie al fatto che le onde non si propagavano all’infinito in linea retta nello spazio, com’era teorizzato, ma venivano riflesse a terra dalla ionosfera, di cui fino ad allora si ignorava l’esistenza. Per riflessioni successive, come a balzi, il segnale trasportato dalle onde elettromagnetiche arrivò a destinazione”, continua l’esperta. “Questo risultato venne raggiunto grazie al ‘Circuito sintonico’ inventato da Marconi: un dispositivo che consentiva di isolare una certa frequenza, ignorando tutto il ‘rumore’ intorno e quello della stazione trasmittente, e permetteva di irradiare dall’antenna un segnale accordato su di una sola frequenza. In questo modo un circuito analogo nella stazione ricevente permetteva di sintonizzarsi con una sola stazione. La possibilità di trasmettere e ricevere su di una sola frequenza selezionabile permetteva alle diverse stazioni di non interferire tra loro e garantiva un certo tasso di riservatezza nella comunicazione”.
Marconi, poco prima di morire, predisse che in futuro la comunicazione senza fili, attraverso le onde elettromagnetiche, sarebbe potuta avvenire ovunque, sia nel mezzo dell’oceano che ai Poli ed è esattamente quanto sta accadendo oggi con i cellulari. “Questo principio ha consentito lo sviluppo della telefonia cellulare, che in qualche modo Marconi aveva intuito. Il testo del radiomessaggio che lo scienziato trasmise per una conferenza sulla radiocomunicazione nel marzo del 1937, quattro mesi prima della morte, parla infatti della possibilità di scambiare comunicazioni ovunque i corrispondenti possano essere situati, sia nel mezzo dell’oceano, che sul pack ghiacciato del Polo, nelle piane del deserto oppure sopra le nuvole in aeroplano. È proprio la fotografia di quello che oggi tutti noi facciamo con i cellulari”, conclude l’esperta.