Wednesday, December 25, 2024

Violenza fisica e psicologica sulla donna, e relazione “guasta” tra la coppia nel lavoro performativo “Absolute Truth”

La compagnia teatrale Il Quintoquarto ha rappresentato al Piccolo Teatro di Padova il lavoro performativo  “Absolute Truth”, per la  regia di Agostino Nalon. Si tratta di un’opera teatrale originale con le attrici Greta Berlese e Rosanna Armenante, basata su musiche e testi di David Bowie, interpretati dal vivo.

Vi offro alcune riflessioni scaturite dalla lettura e dalla visione del promo di “Absolute Truth”. Il Quintoquarto è la produzione e la sceneggiatura di uno spettacolo performativo dal titolo: “Absolute Truth”. Sullo sfondo dell’atto recitativo di due donne conviventi (Greta e Rosanna), si alternano immagini metaforiche e musica dal vivo che parlano di un tema purtroppo diffuso e reiterato: la violenza fisica e psicologica sulla donna, e la relazione “guasta” tra la coppia, relazione in cui spesso la donna è vittima incapace di allarmarsi.

Sappiamo, per avere letto, provato, vissuto attraverso il nostro corpo o attraverso la mediazione di altri corpi, di relazioni malsane, incapaci di dire, raccontare, denunciare, per dipendenza affettiva, psicologica, incapacità di cogliere l’atto manipolativo che si cela nei modi, nelle parole, negli atteggiamenti del partner.

Lo spettacolo–denuncia sembra volere guidare lo spettatore verso una consapevolezza di sé; le immagini proiettate “parlano di abbandono, perdita delle sicurezze, di odio, rabbia e violenza”. Musica dal vivo, movimenti di scena, immagini sottolineano tutte queste emozioni, epilogo di un rapporto compromesso. I tre canali comunicativi concorrono a creare nello spettatore l’idea di una tridimensionalità in cui le due donne sul palco vivono uno stato di angoscia, di “intrappolamento” in una gabbia in cui esse stesse si sono chiuse.

Per quale motivo, ci chiediamo, si vive l’incapacità di un vigile stato di allerta, per quale motivo si è incapaci di cogliere i sintomi di una relazione malsana sino dai primi segnali? Ed ecco che la “inventio” artistica ci pone, come possibilità di riscatto, il desiderio di Greta, emotivamente debole, desiderio che appare come verità assoluta: “avere una seconda possibilità. Infatti, Greta “sottomessa” e Rosanna “partner dominante” vivono una relazione di coppia difficile. Greta, onirica, vestale che si sacrifica sull’altare del narcisimo della compagna di cui si nutre attraverso un processo di idealizzazione, si sente incapace, non “a posto” nei riguardi di Rosanna, immensamente, incommensurabilmente inarrivabile. Soffre così di gelosia e teme di essere abbandonata. Ma sa rialzarsi, riappropriarsi della propria dignità, cogliere l’opportunità di uno svelamento per affrancarsi dallo stato di schiavitù e di morte. E Rosanna?, quella delle due dall’apparenza temeraria, sfrontata, arrogante, prepotente, è invece una donna “traballante”, una donna che simula la propria natura con atteggiamenti che nulla hanno a vedere con il calore di rapporti costruiti nella comprensione psichica dell’altro.

Questa storia ci rende consapevoli di una relazione “scoppiata”, dove ognuno dei due attori vive la propria dimensione chiuso nelle proprie debolezze, egoismi, paure, angosce, dove il potere, lo scherno, l’irrisione esercitato da uno è controbilanciato dallo stato di sudditanza dell’altro, modo di porsi vicendevolmente forse quali sintomo di un vissuto di cui non si vuole riconoscere l’esistenza passata.

La vicenda ci rende noto che Greta cercherà in più di un’occasione di cambiare vita, pur senza successo. Le due donne porteranno la loro relazione ad un punto estremo di rabbia irreparabile. E a quel punto che Greta si vuole dare un’opportunità di nuova vita; così inizierà ex novo un’esistenza secondo un nuovo codice identificativo, “come Rosanna ha sempre desiderato che fosse”.

Lascerò allo spettatore la curiosità di saper come andrà avanti questa storia emblematica, assistendo alla visione dello spettacolo teatrale. Ci potremmo interrogare su come una relazione possa convivere e rinnovarsi nella reciprocità fatta di rispetto di quanto contraddistingue ognuno di noi, la nostra cifra identificativa. E ancora, sarà possibile cogliere la soglia della civile convivenza prima di inoltrarsi nell’abisso dell’annullamento di sé, della ferita, della prevaricazione brutale?

Marina Agostinacchio
Marina Agostinacchio
Nel 1998 e nel 2007, Marina Agostinacchio è tra i vincitori del concorso nazionale di poesia “Premio Rabelais”. Nel 2006 è tra i finalisti del Premio “Tra Secchia e Panaro”. Nel 2002 ha ottenuto il Premio internazionale Eugenio Montale per l’inedito. Nel 2006 pubblica la raccolta di poesie Porticati, nel 2009 la raccolta Azzurro, il Melograno, nel 2012 Lo sguardo, la gioia, nel 2014 Tra ponte e selciato. Nel 2021, Marina Agostinacchio ha pubblicato i volumi bilingue di poesie "Trittico Berlinese", 2021, e "In the Islands of the Boughs", 2023.

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