Monday, December 23, 2024

“L’Uomo quantico, non c’è futuro senza memoria”: le opere di Gianfranco Meggiato nella Valle dei Templi di Agrigento

AGRIGENTO\ aise\ – Il compito dell’artista è quello di aprire alla riflessione, spesso senza pretendere risposte: è una continua ricerca di connessioni, di rapporti, di responsabilità. La spinta è sempre quel punto di vista ogni volta diverso che si sviluppa cambiando la prospettiva.

La ricerca dell’artista veneziano Gianfranco Meggiato arriva alla Valle dei Templi di Agrigento per entrare in contatto con il sito e trovare il suo “Uomo contemporaneo”, tra i segni delle antiche civiltà. Sculture di oggi incontrano le architetture di ieri. Leghe di metallo che sfidano le forme conosciute, blocchi di pietra che hanno sfidato i secoli. E ancora: alberi, natura, ombre, luce. Un dialogo profondo, delicato e magnetico che attraversa Spazio e Tempo. Un inno all’uomo, alla creatività e, ancora prima, a ciò che sta dietro – prima del razionale, del conosciuto e visibile – e che guida la mano tanto dell’artista quanto quella di chi si occupa di ricerca quantistica. È l’uomo che si lascia illuminare, che dà spazio all’intuito diventando strumento e interprete dell’assoluto.
La mostra di Gianfranco Meggiato “L’uomo quantico, non c’è futuro senza memoria”, a cura di Daniela Brignone, è ospitata fino al 4 gennaio al Parco archeologico della Valle dei Templi, ad Agrigento. Organizzata da MondoMostre, la personale prevede anche un’installazione all’ingresso del Museo archeologico Pietro Griffo.
La mostra si apre alla comunità e al territorio, programmando tre giorni per scoprirla con lentezza. L’integrazione (€2,00) al biglietto di accesso al sito archeologico e paesaggistico Valle dei Templi, è prevista infatti da domenica 1° agosto, ma resta comunque gratuita per i possessori di ValleCard, il pass che permette ingressi free alla Valle dei Templi per 365 giorni l’anno.

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“”L’uomo quantico” di Gianfranco Meggiato ci invita a un viaggio dentro noi stessi – interviene l’assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana, Alberto Samonà -, che è anche un incontro attraverso i quattro elementi, alla scoperta di un universo che va oltre il razionale per incastonare l’uomo in una dimensione cosmica. Il dialogo tra contemporaneo e antico si riempie nella Valle dei Templi, di un nuovo significato che attraversa i secoli per riscoprire le radici del rapporto tra l’uomo e la propria essenza più profonda, in una dinamica esistenziale che va oltre il tempo”.
“Gianfranco Meggiato riesce facilmente in un’impresa difficile come è quella di entrare in “relazione sentimentale” con il sito della Valle dei Templi, senza farsi sopraffare dalla sua imponenza”, dice il direttore del Parco Archeologico, Roberto Sciarratta . “Siamo felici di ospitare questo colloquio e scambio tra antico e contemporaneo, avvicinando le opere di Meggiato a quelle di altri grandi artisti già presenti di questo nostro oggi”.
Tredici opere monumentali in tutto, di cui quattro pensate per la Valle dei Templi ed esposte al pubblico per la prima volta: Lo specchio dell’Assoluto che apre l’intero percorso davanti al tempio di Giunone, Uomo quantico che dà il titolo alla personale e che si trova davanti al Tempio della Concordia, Sfera Aquarius e Quanto di luce entrambe davanti al tempio di Zeus.
“Gianfranco Meggiato – dice la curatrice Daniela Brignone – compone un viaggio ideale all’interno di uno dei siti archeologici più importanti al mondo, confrontandosi con la memoria del passato e le prospettive enigmatiche del futuro, riflettendo sull’uomo alla ricerca di sé. Le opere in mostra dischiudono un mondo interiore intorno al quale ruota un repertorio di personaggi mitologici e di simboli che diventano allegoria dello spazio vitale dell’uomo. La scienza quantistica alla quale si ispira l’artista ne svela il mistero e le connessioni cosmiche”.
Un percorso espositivo che è un viaggio per immagini e assonanze: Gianfranco Meggiato parte alla ricerca del suo uomo quantico che è padrone del suo futuro, fatto di presenze e vuoti perfetti. Meggiato traccia una strada, riflettendo la propria immagine in sfere, lucide pieghe e morbide volute, materiali non nobili che vengono assemblati: nasce così L’Uomo quantico [fusione in alluminio verniciato, con sfere in acciaio inox] assemblato dall’artista senza un disegno preparatorio, dinanzi al Tempio della Concordia; o l’energetica Il soffio della vita [fusione in alluminio verniciato, con sfere in ottone cromato] che tende l’arco di Eracle; o Sfera Acquarius [fusione in alluminio verniciato, con sfere in acciaio inox] guscio protettivo di bellezza e aspirazione all’immortalità. Così i fratelli Càstore e Polluce si trasformano in opere sospese tra i vivi e i morti, e con Taurus si entra in contatto con Zeus, da cui tutto ha avuto inizio.

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Gianfranco Meggiato è nato il 26 agosto 1963 a Venezia dove ha frequentato l’Istituto statale d’arte, studiando scultura in pietra, bronzo, legno e ceramica. Il debutto è a 16 anni quando il Comune lo invita ad esporre alla Galleria Comunale Bevilacqua La Masa in piazza San Marco. Nella sua opera Meggiato guarda ai grandi maestri del ‘900: Brancusi per la sua ricerca dell’essenzialità, Moore per il rapporto interno-esterno delle sue maternità e Calder per l’apertura allo spazio delle sue opere. Lo spazio, infatti, entra nelle opere e il vuoto diviene importante quanto il pieno. Meggiato inventa il concetto di “introscultura” in cui lo sguardo dell’osservatore viene attirato verso l’interiorità dell’opera, non limitandosi alle sole superfici esterne. Dal 1998 partecipa ad esposizioni e fiere in Italia e all’estero; nel 2010 installa una sfera monumentale sul Breath Building Geox a Milano, nel 2011 e nel 2013 partecipa alla Biennale di Venezia. Nel 2017 dalla collaborazione con il MARCA di Catanzaro nasce ”Il Giardino delle Muse Silenti” labirinto di 20 metri di diametro composto da 4 mila sacchi di juta. Le Muse silenti viaggiano per il mondo, ma Meggiato si ferma a Palermo dove Manifesta12 lo invita ad esporre “La spirale della vita”, opera di 12 metri di diametro, dedicata alle 878 vittime di mafia con i nomi impressi sui sacchi di juta. Gli viene conferito il prestigioso PREMIO ICOMOS-UNESCO “per aver magistralmente coniugato l’antico e il contemporaneo in installazioni scultoree di grande potere evocativo e valenza estetica”. Nel 2019 viene invitato a Matera, capitale della Cultura, con il suo “Il giardino di Zyz”. (aise)

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Tiziano Thomas Dossena, Direttore Editoriale della rivista.

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