Il 19 maggio la guerra in Ucraina giunge all’85esimo giorno e ancora una soluzione negoziale alla crisi appare quanto mai distante. Sia Mosca che Kiev hanno del resto ammesso che le trattative sono di fatto ferme, anche se è prevista una riunione del “gruppo di contatto” di cui fa parte anche l’Onu per la discussione di alcuni aspetti in tema di salvaguardia dei civili. Ma a parte questo la situazione è tutt’altro che incoraggiante. Il 18 maggio a rendere la tensione ulteriormente alta l’espulsione dalla Russia di decine di diplomatici italiani, francesi e spagnoli. I nostri, in particolare sono 24. Il premier Mario Draghi, che ha incontrato l’omologa finlandese Sanna Marin, ha sottolineato che la decisione russa rappresenta “sicuramente un atto ostile, anche verso l’intera Unione europea, ma è anche in risposta alle nostre decisioni di alcune settimane fa. Quanto accade però non deve farci chiudere i canali diplomatici, che devono restare aperti”. Draghi ha inoltre ribadito il sostegno italiano all’ingresso nella Nato della Finlandia, che proprio il 18 maggio, assieme alla Svezia, ha ufficialmente presentato a Stoltenberg la domanda di adesione. Ed anche se la Turchia continua ad opporsi, chiedendo la consegna di una trentina di membri della resistenza curda, considerati da Ankara terroristi, Washington – che sempre il 18 maggio ha riaperto la propria ambasciata a Kiev dopo tre mesi di chiusura – si dichiara “fiduciosa”. Intanto, a Mariupol è cessata la resistenza nell’acciaieria Azovstal: il 19 maggio secondo il ministero della Difesa russo, “il numero di militanti ucraini che hanno deposto le armi nello stabilimento di Mariupol dell’Azovstal ha superato i 1.700”. Il portavoce del ministero, maggiore generale Igor Konashenkov, ha infatti dichiarato che “Nelle ultime 24 ore si sono arresi 771 militanti dell’unità nazionalista Azov. In totale, dal 16 maggio si sono arresi 1.730 militanti, di cui 80 feriti”. Secondo il generale, tutti coloro che necessitano di cure ospedaliere ricevono assistenza nella Repubblica popolare di Donetsk, negli ospedali di Novoazovsk e Donetsk.