LA LETTERA
Di Bruno Pegoretti ©2022
Alle due e quarantatré di notte, dopo tanto arrovellarsi, decise.
Le avrebbe scritto.
Prese il laptop e digitò l’indirizzo.
“NO!” Concluse in un rapido pensare. Lo sentenziò ad alta voce, chiudendo il computer e abbandonandolo sul tavolo.
Gli approdò alla mente il gesto antico dello scrivere a mano, di disegnare con la penna le parole, una dietro l’altra, onorando un’eclissata liturgia. Le parole, una volta fuse in frasi e capoversi ed esaltata in tal modo la loro missione, lo intrigò la gentilezza di piegare attentamente i fogli, porre cura nell’introdurli nella busta, inumidendone i lembi con la punta della lingua, affrancarla, cercare con pazienza una ormai rara cassetta rossa della posta, e infine spedirla. Quanto alla carta, si dovette accontentare di umili fogli strappati da un block-notes, gli unici a disposizione. Convenne che in quella notte insonne — la quarta — una lettera, una vera lettera avrebbe celebrato l’inconsolabile afflizione del suo dolore, e superato di gran lunga l’ordinarietà sterile di una mail. Decise di scriverla con la stilografica poiché, pensò, unicamente la liquidità dell’inchiostro che scivola sul foglio reca allo scritto il privilegio d’una nobiltà inevitabile, cosicché il tormento di lui, immaginò, avrebbe raggiunto vertici epici.
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