di Corrado Bonifazi
La situazione demografica peggiora ancora. I dati dell’Istat lasciano poco spazio a dubbi. Nel 2022 con ogni probabilità scenderemo sotto le 400mila nascite del 2021, stabilendo così un nuovo record nella storia d’Italia. Ce lo conferma Corrado Bonifazi dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr
Durante la conferenza stampa di presentazione dei risultati del Censimento permanente del 2021 il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, ha avuto modo di intervenire anche sulla situazione demografica del Paese. In particolare, il presidente ha affermato come sia “presumibile che il bilancio della natalità del 2022 sia ancora negativo perché il saldo naturale anche nel 2022 sarà negativo, mentre il saldo migratorio sarà positivo ma non riuscirà a compensare la situazione”. I dati provvisori mensili del bilancio della popolazione sono infatti disponibili fino al mese di settembre e confrontando le nascite con l’anno precedente si rileva un calo di circa il 2%. A meno quindi di un recupero nell’ultimo trimestre il numero di nascite nell’anno in corso sarà inferiore a quello 2021. Nel 2022, con ogni probabilità, scenderemo sotto le 400 mila nascite del 2021, stabilendo così un nuovo record nella storia d’Italia.
Il calo della popolazione dovrebbe quindi continuare anche nell’anno in corso, dopo che nel 2021 si è registrata una diminuzione di 206mila unità, che ha portato il numero di abitanti poco sopra i 59 milioni. Da questo punto di vista, i dati disponibili per il gennaio-settembre del 2022 lasciano poco spazio a dubbi. Si sono, infatti, registrati 288mila nascite e 530mila decessi, con una perdita dovuta al saldo naturale negativo di 242mila unità. Una cifra non troppo lontana dalle 260mila iscrizioni dall’estero, per cui il saldo migratorio non è sicuramente in grado, con le sue 104mila unità, di compensare quanto viene perso per effetto del movimento naturale della popolazione.
La riduzione degli effetti negativi della pandemia di Covid-19 sulla mortalità e sui movimenti migratori non è stata evidentemente sufficiente a invertire la tendenza alla diminuzione della popolazione, che già da qualche anno caratterizza la situazione italiana. Il nodo cruciale è rappresentato da un numero di nascite sempre più basso, per il combinato effetto della bassa fecondità e della cospicua diminuzione delle donne in età feconda. Una situazione che ha le sue radici in processi iniziati ormai quasi mezzo secolo fa e che hanno portato, per lunghi periodi, la fecondità italiana ai livelli più bassi del continente. A tutto questo si sono aggiunti, nell’ultimo quindicennio, gli effetti negativi delle crisi economiche del 2008 e del 2011 che hanno pesantemente colpito la situazione dei giovani, e più recentemente la pandemia e la guerra in Ucraina. Questi ultimi sviluppi hanno contribuito a rendere sempre più incerto il futuro delle giovani generazioni, ponendo ulteriori ostacoli a una ripresa dei tassi di fecondità.
[Almanacco della Scienza N.23, dicembre 2022]