Di Sara Stopponi
Dopo oltre trent’anni di silenzio, da qualche giorno Vulcano è tornato a far parlare di sé. Quasi a voler rubare la scena al ben più ‘rumoroso’ fratello Stromboli, il piccolo vulcano eoliano ha destato l’attenzione di cittadini e scienziati con un evidente sbuffo bianco proveniente dalle fumarole del Gran Cratere della Fossa.
Un’attività al momento sotto controllo, costantemente monitorata dai ricercatori e dai tecnici dell’INGV, che tuttavia ha indotto il Dipartimento della Protezione Civile a innalzare il livello di allerta del vulcano da ‘verde’ a ‘giallo’.
Per capire com’è, ad oggi, la situazione a Vulcano abbiamo intervistato Mauro Coltelli, Responsabile del Centro per il Monitoraggio delle Isole Eolie dell’INGV, che ci ha aiutati a fare il punto sugli ultimi aggiornamenti e sulle attività che il personale dell’Istituto sta mettendo in atto sul posto per monitorare l’evolversi dei fenomeni.
Mauro, cosa sta succedendo a Vulcano e quali sono gli ultimi aggiornamenti dall’isola?
Da quest’estate abbiamo iniziato ad osservare la variazione di una serie di parametri geochimici e geofisici sull’isola di Vulcano. Intorno alla metà di settembre, alcuni di questi parametri – come l’emissione di anidride carbonica dalle fumarole e la temperatura stessa delle fumarole – hanno iniziato a crescere in maniera significativa e, contemporaneamente, abbiamo iniziato a notare anche delle deformazioni nell’area del Gran Cratere della Fossa. In quegli stessi giorni, poi, è aumentata notevolmente anche l’attività sismica, per quanto sempre con terremoti di bassa magnitudo localizzati in prossimità del cratere e legati al sistema idrotermale. Tutti questi ‘segnali’ ci hanno quindi indotto ad allertare il Dipartimento della Protezione Civile per segnalare un’escalation di variazioni nei parametri da noi monitorati, che negli ultimi anni non avevamo mai osservato con questa intensità.
Da quanto tempo Vulcano non manifestava fenomeni di questa intensità?
L’ultimo episodio di variazioni così significative nei parametri monitorati risaliva al 1988, anno in cui si verificò perfino una frana che, dopo essersi staccata dall’alto versante orientale del vulcano, arrivò in mare producendo un piccolo tsunami. In quel caso alcuni parametri, come la temperatura, le emissioni gassose e la sismicità, dopo periodo di risalita iniziarono a decrescere abbastanza rapidamente ma, a livello generale, rimasero per diverso tempo al di sopra della soglia di attenzione, almeno fino al 1996. Negli anni 2000 abbiamo registrato delle altre variazioni, ma senza che destassero particolare allarme.
Questa volta, invece, l’elemento davvero importante da segnalare riguarda il fatto che i parametri geochimici monitorati ci hanno segnalato un significativo aumento della componente dei gas che arrivano direttamente dal magma. Questo perché a Vulcano esistono due ‘sorgenti’ in grado di alimentare l’emissione di gas dalle fumarole del cratere: una è la componente magmatica profonda del vulcano, l’altra è la componente idrotermale – molto più superficiale – generata dall’acquifero in ebollizione.
È stata proprio la natura dei gas emessi in queste settimane a spingerci a darne prontamente comunicazione alla Protezione Civile e a discutere la possibilità di innalzare il livello di allerta da ‘verde’ a ‘giallo’.
Cosa comporta questo passaggio al livello di allerta giallo, così come stabilito dalla Protezione Civile?
L’allerta gialla corrisponde, in realtà, a un livello di attenzione. Questo significa che non comporta sostanzialmente nulla per la popolazione ma, invece, impegna gli Enti che si occupano del monitoraggio del vulcano (quindi l’INGV e l’IREA del CNR) a prestare ancora maggiore attenzione alle variazioni dei parametri osservati. Tutto questo al fine di poter seguire al meglio gli sviluppi e operare tempestivamente in caso di necessità. È, quindi, un livello di attenzione rivolto agli addetti ai lavori, più che direttamente alla popolazione.
Sulla base delle caratteristiche note del vulcano, quali sono a questo punto gli scenari possibili?
Il più probabile – perché si tratterebbe di una naturale conseguenza di quanto sta accadendo – riguarda il proseguimento delle emissioni di gas dalle fumarole con un parallelo inevitabile aumento delle temperature e della quantità di anidride carbonica emessa, che si è quintuplicata. Poiché l’anidride carbonica è pur sempre un gas tossico, i rischi maggiori del perdurare di questo fenomeno riguarderebbero soprattutto le persone che si trovano in prossimità delle fumarole: proprio per questo motivo il Sindaco di Vulcano, su indicazione nostra e del DPC, ha provveduto a limitare l’accesso alle aree di emissione fumarolica.
Lo scenario seguente, che però ancora non si è verificato e che non sappiamo se si verificherà, riguarderebbe l’estensione di queste emissioni oltre il Gran Cratere della Fossa, vale a dire nella parte bassa dell’isola. Attualmente, come dicevo, non siamo ancora davanti a questa fase: solamente alcune delle stazioni collocate in prossimità della base del cono mostrano delle leggere variazioni; nessuna variazione è invece registrata dalle stazioni situate presso l’abitato di Vulcano Porto, quindi la popolazione al momento non corre alcun rischio.
Potrebbero sorgere dei rischi maggiori?
Come dicevo, i rischi maggiori sono dati dalle emissioni di anidride carbonica e di altri gas tossici dalle fumarole, di conseguenza un pericolo potrebbe derivare, ad esempio, dal vento di caduta che potrebbe portare il plume del vulcano in concentrazioni rilevanti sul centro abitato.
Tuttavia in questo momento è veramente difficile stimare con esattezza quali potrebbero essere gli sviluppi futuri di questo fenomeno: stiamo continuando a valutare l’impatto e la pericolosità delle manifestazioni più energetiche in atto a Vulcano che, in ogni caso, non riguardano un’eruzione vera e propria ma solamente una la fase di unrest in corso. In questo senso, l’innalzamento da un livello di allerta verde a uno di ‘attenzione’ è particolarmente importante perché ci consente di aumentare e intensificare le attività di monitoraggio del vulcano e, quindi, di avere un quadro costantemente aggiornato degli ultimi sviluppi.
Che tipo di attività sta svolgendo il personale INGV sul posto?
Proprio in virtù dell’innalzamento del livello di allerta, come INGV stiamo facendo attività di vario genere con l’obiettivo di intensificare le nostre capacità di monitoraggio in tempo reale del vulcano. In particolare, abbiamo installato sei nuove stazioni sismiche che ci aiuteranno a localizzare meglio gli eventi sismici che registriamo in prossimità del cratere. Questi eventi, come dicevo, hanno una magnitudo talmente bassa che la rete sismica permanente presente a Vulcano non era in grado di rilevarli: implementando la rete possiamo quindi meglio caratterizzare le sorgenti di questi terremoti.
Inoltre stiamo posizionando sul cratere una nuova telecamera termica con l’obiettivo di mappare lo sviluppo del campo fumarolico e vedere, quindi, come e dove si espande; stiamo effettuando delle misurazioni GPS, programmando delle attività di misura della gravità, sostituendo la telecamera di sorveglianza installata presso il nostro Osservatorio di Lipari con una a maggiore risoluzione, aumentando – grazie ai colleghi della Sezione di Palermo – il numero delle stazioni che misurano le caratteristiche del plume delle emissioni fumaroliche…
Insomma, come INGV stiamo implementando fortemente tutti gli strumenti a nostra disposizione per il monitoraggio geofisico e geochimico di Vulcano, per farci trovare pronti qualora le condizioni dovessero cambiare repentinamente aprendo a scenari diversi e potenzialmente più energetici e pericolosi di quelli attuali.
[da Newsletter INGV N.8, Ottobre 2021]