Thursday, December 26, 2024

“Il ritorno degli Italiani che hanno fatto l’America”, alla Casa del Cinema di Roma un evento sulla storia dell’emigrazione italiana oltreoceano

Anteprima del Piccolo Festival delle Spartenze

ROMA – “Il ritorno degli Italiani che hanno fatto l’America” è il titolo dell’evento di anteprima del Piccolo Festival delle Spartenze andato in scena presso la Casa del Cinema di Roma, promosso dall’Associazione AsSud e condotto dal ricercatore Giuseppe Sommario (Università Cattolica di Milano e direttore del Festival delle Spartenze). L’incontro si è aperto con i video messaggi di saluto della deputata di Forza Italia Fucsia Nissoli Fitzgerald, eletta nella ripartizione America settentrionale e centrale, e del Presidente della Niaf Robert Allegrini.

“Sono contenta che il Festival – ha esordito la Nissoli – si occupi anche della cultura italiana negli Stati Uniti frutto dell’impegno e del genio italiano che ha portato le sue capacità artistiche anche oltre oceano influenzando la percezione dell’Italia in terra d’America. In effetti la cultura italiana ed americana – ha continuato la deputata – hanno sempre interagito in materia di spettacolo in maniera anche complessa ma produttiva, fin dai tempi del cinema muto. Il cinema ha raccontato un’Italia che si è fatta apprezzare evidenziando la grande carica umana che ci appartiene e il lavoro culturale dei tanti artisti provenienti dall’Italia o di origini italiane. Tutto questo ha influenzato molto il cinema americano costruendo una buona immagine dell’Italia e degli italiani oltre i soliti stereotipi… L’Italia – ha concluso la Nissoli – ha il cuore anche in America un cuore fatto di italiani e della loro grande capacità artistica di cui siamo tutti molto orgogliosi”.

Dal canto suo Allegrini ha ricordato come la Niaf da quasi cinquanta anni assista gli italo americani nella realizzazione dei loro sogni e aiuti gli americani ad apprezzare l’enorme contributo degli italiano americani. “Abbiamo fatto da ponte – ha aggiunto Allegrini – tra l’Italia e l’America condividendo il meglio dei entrambe le culture,. Oggi gli italo americani hanno profondo amore per la madre patria Italia, lo si vede dal numero di italo americani che chiedono la doppia cittadinanza italiana e dal numero di italo americani cha acquistano seconde case in Italia” .

Nel corso dell’incontro Sommario ha posto l’accento sulla dicotomia tra attrazione e stereotipi nella società statunitense nei confronti della cultura italiana: il tutto ben rappresentato dal mondo dell’arte e del cinema statunitensi. A spiegare questa distanza-vicinanza tra Italia e USA c’è la scena iniziale del film “Il Padrino” che dimostra la dualità di una musica che riporta alla mente la Sicilia mentre le immagini proiettano subito lo spettatore in America. Da una parte c’è la lingua degli affetti e della terra d’origine, dall’altra c’è il palcoscenico criminoso sulle quali si sviluppano le vicende di Don Vito Corleone e della sua famiglia: vicende ambientate nella terra d’affari che sono gli USA. Anthony Tamburri (Direttore del Calandra Italian American Institute) ha invece parlato della rappresentazione negativa della grande emigrazione italiana già agli inizi del ‘900 in raffigurazioni o vignette discriminatorie. Una visione più o meno stereotipata è proseguita quindi nella messa in scena cinematografica. Negli anni ’60 la nuova Hollywood continua a trattare degli italiani d’America ma viene in qualche modo rilanciata proprio da una generazione di cineasti italo-americani. “Fu l’emigrazione italiana di massa verso gli USA a segnare il cambiamento di idea e prospettive da parte della comunità statunitense”, ha spiegato Tamburri. Giuliana Muscio (storica del cinema presso l’Università di Padova) ha ricordato come molti attori artisti abbiano scelto o scelgano tuttora cognomi italiani e questo vale anche per l’opera lirica. Non sempre però la cultura italiana è stata accolta a braccia aperte. “Per la società americana Wasp gli italiani non rientravano del tutto nei requisiti white anglo-saxon protestant”, ha spiegato Muscio parlando dell’acronimo Wasp. E’ stata poi rievocata la tragica vicenda della condanna di Sacco e Vanzetti, figlia di quell’immaginario collettivo e distorto attorno alle turbolenze dell’epoca dovute alla rivoluzione in Russia: gli italiani in quel periodo erano considerati quantomeno anarchici e quindi politicamente pericolose. Fabio Rossi (Università di Messina) tornando sulla società Wasp ha ricordato come questa comunità parlasse un inglese diverso dall’italian-american. Gli stessi film doppiati in italiano presentavano limitazioni della dialettalità, come avvenuto per la trilogia de ‘Il Padrino’: ci sono forme dialettali che nel doppiaggio vengono  normalizzate in italiano. Rossi ha anche sottolineato lo stereotipo hollywoodiano di un’Italia legata a fenomeni di criminalità particolarmente cruenta. A seguire c’è stato il focus sul regista di origini italiane Robert Vignola, nato a Trivigno con il nome di Rocco Giuseppe Vignola, particolarmente prolifico e attivo nel cinema muto del primo ventennio del ‘900.

Luigi Scaglione (Presidente del Centro Studi Lucani nel Mondo) ha parlato dei lucani come di un popolo che ha lasciato un segno forte della sua presenza anche attraverso la discrezione. “C’è un poeta lucano, Leonardo Sinisgalli, che descrive i lucani come un popolo molto discreto che quasi si nasconde”, ha commentato Scaglione ricordando anche il lucano doc Francis Ford Coppola che ha inaugurato un linguaggio nuovo legato ai sapori e profumi della propria terra d’origine. Scaglione ha menzionato alcune tra le prossime tappe: una delle tappe del Festival delle Spartenze sarà proprio a Matera. Prossimo appuntamento da segnare è invece quello del 15-17 dicembre a Roma per la Conferenza Stato-Regioni-Province autonome e Cgie. Luigi Petruzzellis (responsabile del Museo dell’emigrazione marchigiana) ha ricordato come il Museo sia stato fondato da Regione Marche e Comune di Recanati. Parliamo di una terra che conta un milione e mezzo di abitanti e altrettanti oriundi soltanto in Argentina. “Oggi il 10% dei marchigiani risiede all’estero: soprattutto la provincia di Macerata è quella più votata all’emigrazione”, ha commentato Petruzzellis precisando alcune delle attività museali come didattica, laboratori e visite guidate.   Marianna Gatto (Direttore esecutivo dell’Italian American Museum di Los Angeles con sede presso la storica Italian Hall) ha rievocato la presenza italiana a Los Angeles che affonda le proprie radici già anni prima della guerra civile americana. “Non è stato però il sogno hollywoodiano ad attirare i primi italiani bensì l’agricoltura, la pesca e l’attività vinicola”, ha spiegato Gatto ricordando poi il periodo particolarmente difficile per la comunità italiana durante la seconda guerra mondiale. Per quanto riguarda il Museo, esso ripercorre la storia dell’emigrazione italiana e narra come la presenza italiana abbia influenzato la storia americana. Tra le attività interattive ci sono visite guidate e l’evento Taste of Italy dedicato alla ristorazione italiana. Il prossimo gennaio verrà inaugurata la mostra ‘Woven Lives’ dedicata alla questione dell’emancipazione lavorativa femminile. E’ stato infine presentato un documentario dedicato a Enrico Caruso (titolo ‘The greatest singer in the world’) realizzato con il sostegno della Dgit del Maeci. Ha presenziato all’evento Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero del Maeci, che ha annunciato una serie di iniziative per valorizzare e far conoscere questo film dedicato a Caruso che narra della capacità di integrazione di un italiano all’estero che al tempo stesso rimane profondamente italiano. Un’esperienza migratoria, comune a tanti connazionali, fatta di nostalgia, risentimento e infine di riscatto. Vignali ha quindi espresso soddisfazione per il Festival delle Spartenze quale appuntamento sempre più autorevole che racconta la storia dell’emigrazione italiana. “Enrico Caruso – ha aggiunto Vignali – ricopre un posto d’eccezione e questo documentario è testimonianza preziosa di come Caruso, un italiano all’estero, abbia saputo cambiare i paradigmi musicali. Caruso è stato osannato dagli americani, è riuscito non solo a farsi accettare ma anche a proporre un nuovo modo di guardare agli italiani e a ciò che esportiamo come il gusto per l’arte e la musica. Caruso fu un grande innovatore: il lancio della musica su vinile avvenne con lui, fu il primo musicista a vendere un milione di dischi. Portò l’opera nelle case degli italiani”. Il Direttore Generale si anche soffermato sull’attualità, ricordando come ancora oggi molti italiani partano per l’estero. Sono stati 130mila nel 2019 e, benché vi sia stata una leggera riduzione con la pandemia, solo nell’ultimo anno e mezzo partiti 110mila italiani. “Non ci sono solo cervelli in fuga ma tanti giovani che riescono a portare creatività e fare business. Tanti artisti italiani partono ancora oggi tra artisti figurativi, musicisti, ballerini”, ha aggiunto Vignali menzionando il progetto ‘Vivo d’Arte’. “Un filone a me molto caro è quello delle cosiddette graphic novel e ci siamo rivolti anche ai disegnatori italiani all’estero per raccontare la storia dell’emigrazione”, ha precisato Vignali segnalando un prodotto editoriale come ‘Una storia importante’ sull’emigrazione in Belgio. “Dobbiamo puntare ad un’emigrazione circolare per recuperare i talenti che sono andati all’estero”, ha concluso Vignali.

L’evento si è concluso con la consegna a distanza del Premio Spartenze assegnato alla deputata Fucsia Nissoli. (Simone Sperduto/Inform)

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Tiziano Thomas Dossena, Direttore Editoriale della rivista.

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