“Ho conosciuto in carcere Julius Rosenberg” citava un articolo del “Il nuovo corriere” il 30 giugno 1953; il pezzo era firmato Guido Brogelli. Nato nel 1893 a Firenze, nella parrocchia di S. Leonardo in Arcetri, Guido Brogelli è una delle figure più singolari e curiose della Firenze del 900. Archeologo, giornalista, pittore, pilota d’aerei, politico, soldato… sono alcuni dei lavori che svolse nella sua vita. Sposato in giovane età e dopo la nascita delle sue 2 figlie, Guido partì come soldato per la prima Guerra Mondiale dalla quale tornerà dopo l’armistizio. Affascinato dall’ideali politici Repubblicani-Mazziniani, era abituale frequentatore “dell’Associazione Mazziniana” e la “Fratellanza Artigiana d’Italia” di via dei Pandolfini. Proprio dalle frequentazioni di questi gruppi, Guido entrerà a far parte della Massoneria Fiorentina, nella storica loggia “La Concordia”. Partecipò attivamente contro l’insorgente squadrismo Fascista e proprio per questo, dopo le elezioni del 1923, per paura di persecuzioni contro di lui, decise di emigrare in Venezuela. Non sappiamo con precisione quale attività svolse ma già dalle prime foto che inviava alla famiglia il suo tenore di vita non sembrava quello di un emigrato. Sembra che già in Venezuela lavorasse nel campo dell’aviazione anche come pilota di aeroplani. Nel 1926, come ci ricorda William Gannon in un testo del 1962, Guido, durante i suoi voli ebbe una singolare avventura con l’allora presidente Gen. Juan Vicente Gomez, che durante una parata lo fece desistere dal volare per la propria sicurezza personale. Fu appunto nel 1926 che strinse la sua amicizia con Gannon, appassionato di archeologia e ufficiale della marina Britannica in congedo. Gannon fu il compagno delle avventure esplorative di Guido. Partirono, prima, alla volta dello Yucatan, dove giunsero all’antica città di Tenochtitlan (capitale Azteca) e qualche tempo dopo ebbero la fortuna di scoprire il tempio di Xiutecuthli (Dio del fuoco). Poi passarono al Guatemala, attraversando, con mille peripezie, l’Honduras in piena rivoluzione. Nel Guatemala lavorarono nel campo dell’archeologia in molte zone, ma a Chichicastenago fecero la loro più grande scoperta: un’intera città Maya semisepolta. Anche in Sud America, nonostante gli impegni come archeologo, Guido non venne meno alla sua passione politica, ebbe parti di rilievo nei primi nuclei del movimento “Giustizia e Libertà”. Sempre in Messico venne a contatto con pittori del calibro di Diego Rivera, del quale fu discepolo. Finita la sua esperienza Sud Americana si trasferì in California, prima a San Francisco e poi a Los Angeles. Lavorò come giornalista pubblicista con un giornale italiano in California, “L’Italo Americano” diretto da Cleto Baroni (anch’egli fiorentino). Da non dimenticare il suo interesse politico anche in America, dove fu tra i fondatori dell’“Alleanza antifascista del Nord America”. Verso la metà degli anni 30 si sposò con Yolanda Modotti, sorella della famosa fotografa e rivoluzionaria Tina Modotti, sotto falso nome: Peter Michaelangelo Magrini. Nel 1935 venne in effetti rilasciato a Guido un passaporto con tale nome. Si trasferì a New York non facendo mai sapere alla moglie, in Italia, di essersi risposato. Il nuovo matrimonio non durò tanto tempo e nel 1937 si arruolò come volontario con la brigata “Abraham Lincoln” nella guerra di Spagna dove, in due anni, raggiunse il grado di Commissario Politico del Parco Auto. Qui in Spagna usò come pseudonimo il nome di Guillermo Masana, come testimonia una firma su un suo ritratto a matita del noto pittore Molina del 1938 e da un dossier del Partito Comunista Italiano conservato presso l’archivio delle Brigate Internazionali a Mosca. Ferito durante un bombardamento a Gandesa, passò in Francia dove fu internato nel campo di concentramento di Saint Cyprien. Liberato nel 1939 fece rientro a New York. Rientrato poi in California proseguì nella lotta antifascista dando vita all’associazione democratica “Italia Libera”, che aveva lo scopo di aiutare a preparare la lotta per la liberazione dell’Italia dal tedesco invasore. Nei primi anni ‘40 entrò a lavorare presso il “Central Metal INC” di Los Angeles. Nel ‘48 farà rientro a New York, più precisamente nella 21st Avenue a Brooklyn, dove inizia a lavorare come direttore presso un rivenditore all’ingrosso di elettrodomestici, ma nell’inverno del 1951, inaspettatamente, venne arrestato dall’FBI. Era nato da poco il suo secondo figlio, John, ma nel pieno periodo del “Maccarthysmo” si ritrovò imprigionato nel carcere di West Street a Brooklyn, l’accusa era: “idee politiche e cospirazione contro il governo”. In alcuni suoi articoli a partire dal 30 Giugno del 1953, pubblicati sul “ Il Nuovo Corriere” di Firenze, Guido racconta la sua esperienza di carcere e della sua amicizia nata con Julius Rosemberg, che fu poi condannato a morte assieme alla moglie perché sospettati di essere spie russe. Ecco alcune righe dal “Nuovo Corriere” del ’53, dopo che Guido aveva stretto amicizia con Eugenio Dennis, segretario del Partito Comunista in America, anch’egli incarcerato: “…Ci avviammo verso la mensa e mentre camminavamo per un lungo corridoio, Dennis, salutò con la mano un altro carcerato. Mi sembrò di aver veduto la faccia di quell’uomo sui giornali e chiesi a Dennis chi fosse; “ è Rosenberg” mi rispose, con quel tono amichevole e vispo che hanno gli Irlandesi…” . Brogelli, non solo vide Rosenberg, ma condivise con lui la propria cella ed una forte confidenza “…Spesso, mentre io e lui giocavamo a scacchi, rimaneva incantato, con lo sguardo fisso sulla scacchiera, sul pezzo che avrebbe dovuto muovere. E con una mano alla tempia. Poi si toglieva gli occhiali, mi guardava fisso negli occhi e mi diceva: «Scusa Guido, ero con mia moglie e con i miei piccoli. Mi parlavano, ma non udivano la mia risposta. Scusa di nuovo e fumiamo una sigaretta. Ho bisogno di fare due passi. Poi riprenderemo gli scacchi. Tu sai che io voglio vincere questa partita». Ci mettevamo a camminare e lo facevo volentieri perché avevo anch’io voglia di muovermi e stendere i nervi….” Rose, così chiamato dai compagni di cella e Guido, era un uomo che non abbassava mai lo sguardo, di qualsiasi cosa parlasse, in carcere, spiega Brogelli, portava sempre in capo uno di quegli zucchetti che tengono gli ebrei che praticano la loro religione. “….Io scherzavo sempre su quello zucchetto. Un giorno gli dissi: «Rose, lo porti anche a letto codesto copricapo? Così il tuo cervello si mantiene caldo!». Le sue risposte erano sempre spiritose e quella volta mi disse: «Senti Guido, il mio cervello deve abituarsi al caldo perché forse un giorno i miei carnefici, che mi ospitano con tanto riguardo, lo bruceranno. Ma un cervello che stando su questa terra non ha mai mentito, né tremato, né danneggiato alcuno, giunto a nuova destinazione sarà subito rinfrescato da chi è il supremo giudice di tutte le cose»…..” Guido Brogelli fu processato e condannato a Los Angeles nel 1951 per “soggiorno illegale” negli Stati Uniti dopo il 1939 a tre anni e 1000 dollari di multa con sospensione della sentenza se avesse lasciato il territorio statunitense entro un periodo di novanta giorni. Guido rientrò così a Firenze dove, inizialmente, venne ospitato dalla sorella Giustina nella sua casa in Via Stibbert. Il suo interesse verso la politica, però, era sempre acceso, impegnandosi con entusiasmo, per il trionfo della democrazia. Nel 1953 aderì al partito “Alleanza Democratica Nazionale” candidandosi alla camera dei deputati per la circoscrizione di Firenze. Sempre nel ‘53 collaborò con il “Nuovo Corriere” e poi con “Il Paese”. In seguito si dedicò alla pittura, realizzando oltre 50 opere, nelle quali spesso ritraeva momenti della sua vita nelle Americhe. Nel ‘63 partecipò ad una mostra collettiva presso i “Capitani di Parte Guelfa” e nel ‘64 la sua attività proseguiva nella “Galleria e centro di cultura Andrea del Castagno”, divenuto ormai il suo studio. Il 9 Dicembre del 1964, mentre rientrava in casa, giunto al piano del suo appartamento senza respiro, nell’atto di aprire la finestra per prendere aria cadde sul pavimento senza vita mentre il suo cappello volò giù dalla finestra. Celebrato in casa il funerale con il rito Massonico e dopo l’elogio funebre del generale Acrisio Bianchini, la sua bara fu tumulata nel cimitero di Trespiano. Sulla vita di Guido Brogelli sono ancora in corso delle ricerche, per riempire alcuni “punti oscuri” e ricostruire in maniera esaustiva le vicende di questa singolare figura. Chi volesse approfondire la conoscenza di Brogelli, o chi avesse notizie, informazioni o materiale documentario che possono risultare utili, può mettersi in contatto con Marco Masini, all’indirizzo e-mail [email protected]