Sunday, November 17, 2024

Il Movimento 5 Stelle stravince in tutta Italia

Elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013: un vero cataclisma
La soluzione della crisi nelle mani del Presidente Giorgio Napolitano

Il risultato delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013 ha fatto registrare la vittoria in tutta Italia del Movimento 5 Stelle guidato da Beppe Grillo. Un vero e proprio “tsunami”, ovvero un maremoto che ha travolto ogni previsione della vigilia. Il M5S si è piazzato al primo posto tra i partiti politici italiani (pur essendo un movimento e non un partito) con il 25,6% di preferenze, rispetto al 25,5 del PD di Bersani e al 21,2 del Partito di Berlusconi.
Chi scrive aveva previsto e auspicato uno stravolgimento radicale del modo di fare politica e delle modalità di partecipazione alla cosa pubblica. Un risultato eclatante, frutto dell’indignazione popolare nei confronti di una classe politica incapace, insipiente, inadeguata e inconcludente, priva di qualsiasi dignità, arroccata a difendere i propri privilegi. Una casta che non è riuscita nemmeno a riformare una legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliere, attraverso le preferenze, i propri rappresentanti in Parlamento. Una legge definita dallo stesso proponente, Calderoli (Lega Nord), una porcata.
Si tratta di una legge maggioritaria anomala. Anomala nel senso che, mentre alla Camera il sistema maggioritario opera su scala nazionale, al Senato il maggioritario opera a livello regionale. Per dirla in parole povere: alla Camera dei deputati basta prendere un solo voto in più a livello nazionale per assicurarsi il 55% dei seggi (340 più quelli della circoscrizione estero) e quindi la maggioranza; al Senato, invece, al partito o alla coalizione di partiti che vince nella singola regione spetta il 55 % dei seggi della regione interessata in ragione del numero di abitanti. Una legge siffatta ha dimostrato ancora una volta la sua inefficacia nel sistema italiano che, adesso, a urne chiuse, appare ingovernabile.
Un disastro che è stato largamente e colpevolmente sottovalutato dai tanti che si sono avvicendati nel governo del Paese negli ultimi anni e di cui ognuno porta la responsabilità. I segnali di quanto si è verificato vengono da lontano, a partire dall’occupazione progressiva di ogni spazio di potere da parte dei partiti dalla fine degli anni Sessanta, ma soprattutto dalla degenerazione dei costumi e della immoralità degli ultimi tempi, figlia dell’inamovibilità di una classe politica autoreferenziale sempre più lontana dai problemi della gente ed autoriprodottasi in virtù di meccanismi elettorali che hanno espropriato gli elettori del legittimo diritto alla partecipazione democratica.
Che nel M5S e nei comizi di Beppe Grillo ci siano alcuni elementi di populismo e demagogia è innegabile. Tuttavia, i detentori del potere a tutti i livelli hanno fatto di tutto per risultare indigesti per le tante malefatte e per l’incapacità di approvare una qualsiasi normativa di riforma istituzionale che li rendesse credibili. Basti pensare alle mancate riforme, sempre annunciate e mai realizzate: La riforma elettorale; il finanziamento dei partiti e della politica; la riduzione del numero dei parlamentari; l’abolizione delle province; il conflitto di interessi e l’incompatibilità nei tanti incarichi; e si potrebbe continuare all’infinito.
Quindi, da una parte la legge elettorale cui si è fatto cenno, e dall’altra, l’impossibilità di un ricambio della classe dirigente, ha mortificato la gran parte degli italiani. È sufficiente sottolineare che la permanenza costante delle stesse persone nelle istituzioni è uno dei motivi per il quale il nostro sistema è antidemocratico. La mancanza di un essenziale ricambio e di nuove idee rappresenta un vulnus in tema di rappresentatività.
È bene rimarcare che, diversamente dagli Stati Uniti, in Italia non esiste lo “spoils system”, cioè il sistema di distribuzione delle cariche dopo una vittoria alle elezioni politiche. Allorquando vi è un ricambio al vertice dell’Amministrazione americana, si assiste al fenomeno dei tanti funzionari e dirigenti che, dopo avere messo i loro ammennicoli in scatole di cartone, abbandonano il campo senza fare una piega. È il principio della democrazia.
Come evolverà la situazione in Italia è difficile prevedere. Sarebbe auspicabile vedere tutti coloro che occupano senza merito alcuno i vari posti di potere, decidersi finalmente a lasciare il campo libero a qualsiasi livello. Mi riferisco non solo alle cariche istituzionali, ma anche a tutti gli incarichi “politici” detenuti nei vari enti e consigli di amministrazione, terreno di coltura e di conquista dei tanti trombati alle varie competizioni elettorali. Insomma, c’è bisogno di aria nuova e pulita; come quando si aprono porte e finestre di un museo chiuso da decenni, dove l’aria è viziata e dove le ragnatele e la polvere hanno ricoperto ogni cosa.
La soluzione è adesso nelle mani del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che, siamo sicuri, riuscirà a trovare il bandolo dell’ingarbugliata matassa. Se il Capo dello Stato non dovesse riuscire a trovare la soluzione adeguata per il governo del Paese, si dovrà ritornare alle urne, speriamo con una nuova legge elettorale.

IlgruppomolesedelM5S

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