di Marina Landolfi (Almanacco della Scienza, Febbraio 2022)
Al Museo della medicina di Padova è ospitata la mostra “Dica 33”, sulla storia del medico di medicina generale. Strumenti tecnologici, video, documenti e interviste ne raccontano il ruolo professionale e sociale svolto sul territorio, anche durante le pandemie. È aperta fino al 29 maggio
È visitabile sino al 29 maggio, presso il Museo di storia della medicina e della salute (Musme) di Padova, , la mostra “Dica 33”, organizzata con il contribuito di Regione Veneto, Provincia e assicurazioni di categoria medica. Dedicata alla storia del medico di medicina generale, ne racconta il ruolo professionale e sociale molto vicino alla gente svolto sul territorio, soprattutto in tempi come questi di emergenza sanitaria. “Il medico di medicina generale è una delle figure rappresentative del territorio, del primo impatto, nel momento in cui le persone vanno da qualcuno a dire ‘c’è qualcosa che non va’”, afferma Gerardo Favaretto, presidente del Musme. “Questo periodo è stato particolarmente significativo e con questo evento abbiamo voluto sottolineare come, oltre gli ospedali e le rianimazioni che sono stati davvero impegnati, anche il territorio è stato un luogo dove c’è stata una grande sfida per la salute delle persone”.
Il percorso espositivo propone attività interattive e multisensoriali sulla storia e la tecnologia del medico di base, tra passato, presente e futuro, attraverso video, foto, interviste, documenti e reperti storici. Gli approfondimenti dei vari temi sul corpo umano sono adatti a tutti, con attività previste per le scuole: dalla nascita e lo sviluppo della ricerca scientifica del 1500 alle scienze mediche moderne, dal funzionamento del corpo fino al “Teatro anatomico moderno”, in cui si proiettano lezioni di anatomia e fisiologia, su un modello di corpo umano di otto metri. “Chi visiterà la mostra vedrà una sezione dedicata alla vaccinazione contro il vaiolo”, spiega Giovanni Silvano, direttore del Centro di storia della medicina dell’Università di Padova. “Anche allora c’era molta difficoltà ad avvicinarsi alla vaccinazione. E i parroci, che avevano molta autorevolezza, spingevano la gente a farlo”.
In età medievale e moderna il medico curava i pazienti che non potevano farlo in modo autonomo; con la legge Pagliani-Crispi del 1888 ogni Comune del Regno d’Italia assunse e pagò i medici detti “condotti” per assistere gratuitamente i poveri, istruendoli anche sui principi base dell’igiene contro le epidemie, soprattutto la malaria. Durante il Regime, il medico condotto diventa della mutua, convenzionato con le casse mutue che assistono i lavoratori, fino agli anni del boom economico del secondo dopoguerra. Nel 1978 la legge 833 istituisce la sanità pubblica con il Servizio sanitario nazionale (Ssn) per garantire a tutti i cittadini le prestazioni sanitarie, in convenzione con il nuovo medico di medicina generale.