Il Salone Nautico di Genova si conferma ai vertici mondiali per attrattività e completezza.
Alcune novità hanno trovato immediato e positivo riscontro sia tra gli espositori che tra il pubblico, come l’apertura serale, il programma di “GenovaInBlu” , un maggiore coordinamento con la città, il potenziamento delle attività didattico-sportive per i giovani e l’inserimento di spazi di riflessione, quali sono stati la mostra dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia e il dibattito di “Sette mosse per l’Italia”.
1300 espositori, oltre 450 i modelli, solo per quanto riguarda le imbarcazioni – con un focus particolare sulle barche di medie dimensioni – rappresentano un risultato eccezionale, data l’attuale situazione del mercato. I timori della vigilia sono stati fugati e i risultati sono stati superiori alle aspettative.
Il Salone di Genova potrebbe rappresentare quindi per l’industria italiana un primo passo verso quell’inversione di tendenza che si era manifestata nel primo trimestre del 2011. Gli imprenditori hanno continuato a credere e a investire nella ripresa, portando a questo Salone un grandissimo numero di novità.
Anche quest’anno il Salone si è confermato non solo opportunità di business ma anche irripetibile
occasione di confronto tra imprenditori e istituzioni, associazioni, settore finanziario ed operatori,
creando un dibattito di alto profilo su temi che spaziano dalle politiche fiscali e alla competitività internazionale, dalle infrastrutture alla portualità turistica, dalle reti d’impresa e della cultura del mare sino alla formazione professionale.
Si tratta di un evento durante il quale Genova diviene la capitale mondiale della nautica, e non solo, visti i numerosi eventi del fuorisalone che hanno animato la città, come eventi culturali, artistici, gastronomici oltre alle decine di eventi collaterali, come convegni, dibattiti e conferenze.
Nel corso della 51^ edizione hanno avuto luogo oltre 700 incontri b2b tra aziende italiane e professionisti provenienti principalmente da Brasile, Cina e Russia, visto che l‘80% della produzione italiana del settore è destinata all’estero.