Incontriamo Gayletha Nychols, Direttrice del Consiglio Nazionale per le Audizioni del Metropolitan Opera di New York, presso la hall dell’auditorium, al duomo. È il suo secondo viaggio a Firenze e in Toscana per ascoltare e conoscere giovani talenti. Un progetto nato due anni fa con l’Accademia Europea di Firenze e che oggi, a distanza di tempo, vanta una collaborazione stretta tra il Metropolitan e la città toscana. Una collaborazione che si è tramutata in un vero e proprio workshop.
L’Idea: Una prima impressione su Firenze e la Toscana?
Gayletha Nychols: Premetto che adoro le vacanze e sicuramente vedere la vostra regione è stata davvero una splendida occasione. Pensi che sono venuta qua, la prima volta, per la musica ed ho visto come essa sia in ogni cosa che circonda la vostra terra. Nelle case, nel mangiare, come la gente comunica tra di loro. Non è una realtà comune in tutta l’Europa o nel resto del mondo, è una peculiarità vostra. Un teatro a cielo aperto…
L’Idea: Dal rapporto con l’Accademia Europea nasce questa cooperazione. Perché questa scelta da parte sua e del Metropolitan Opera?
Nychols: Il mio lavoro al Metropolitan Opera è di scoprire nuovi talenti. Io sento annualmente centinaia di cantanti e studenti. Si sentono ovviamente alcune voci stupende e grandi talenti artistici. Spesso, però, ciò che manca è una padronanza della lingua come del linguaggio. Solitamente i cantanti conoscono diverse lingue ma tutte poco bene. Per me il miglior modo per imparare la lingua è farsi immergere totalmente da essa nel suo paese.
L’Idea: Da qui la scelta dell’Accademia Europea e di Firenze?
Nychols: La prima cosa che ho pensato è stata quella di venire in Europa per capire l’importanza della lingua nell’opera, specie quella italiana. Il fine era di trovare una struttura consona ad accogliere allievi in Italia. La mia intenzione è di creare non un semplice ponte interculturale, ma un qualcosa di extra. Direi un’aggiunta per perfezionare gli studenti. Dopo varie ricerche, e grazie al consiglio del Direttore dell’Università della California, ho conosciuto Giulier Dale, Direttore Relazioni Internazionali dell’Accademia Europea di Firenze. Mi sono interessata a ciò che veniva fatto in questa scuola ed ho deciso di partire.
L’Idea: Quindi il linguaggio e la lingua coprono un ruolo fondamentale?
Nychols: Altro che. Direi proprio che gli artisti dovrebbero vivere la lingua e non solamente studiarla. È importante che il cantante conosca la cultura e il territorio da dove proviene l’opera. Qui, inoltre, si può approfondire di più lo studio dei personaggi e dell’opera, accrescendo notevolmente di livello.
L’Idea: Si parla quindi anche di conoscere gli autori in maniera approfondita?
Nychols: Io sono stata a Lucca. Non le nascondo l’emozione. È stato incredibile, per me, poter stare davanti ai manoscritti originali di Turandot. Una cosa è sapere che Puccini ha scritto ciò, un’altra è vederla dal vivo. In mezzo secondo, tutto ha avuto un altro senso. Tutto quello che io conoscevo, dopo aver visto i manoscritti, è diventata viva realtà. La vostra terra è veramente carica di emozioni. Se una cosa cosi ha scosso me alla mia età, immagino cosa possa produrre in un ragazzo di venti anni. Spesso da giovani non si capisce quanto siano importanti le cose, ma per i cantanti che possono vedere questi aspetti, sono dei momenti unici e irripetibili.
Quando ho visitato Torre del Lago ho compreso l’importanza del lago per Puccini. Adesso quando lo ascolto, penso al lago in ogni momento. Sento sempre il lago nell’opera.
L’Idea: Tornando a noi, cosa si prefigge di fare con questo workshop?
Nychols: Premetto che ci sono tanti tipi di cantanti che ogni anno vi partecipano. Alcuni sono giovani professionisti che stanno iniziando a fare le prime audizioni, altri hanno maggiore esperienza. Lo scopo, comunque, è riuscire a dare un riferimento all’artista per capire se sta cantando bene. È importante capire quando si deve recitare nell’audizione o stare calmi oppure quando si deve trasmettere emozioni. Chi contatterà l’artista vorrà vedere quali di queste capacità è in grado di offrire e con quali cadenze. È importante capire cosa ognuno ha di unico per avere un ruolo.
L’Idea: Che cosa ha trovato in questi artisti?
Nychols: Ho trovato un ampio ventaglio di livelli. Principalmente ho trovato in tutti l’amore per l’opera.
L’Idea: Dagli artisti conosciuti a Firenze cosa vorrebbe e cosa si aspetta?
Nychols: Che si sentano più liberi, più aperti e che possano imparare a esprimersi meglio. Non c’è fine davanti alla scoperta. Le confido che mi reputo totalmente soddisfatta di questa esperienza a Firenze sia per gli artisti come per la collaborazione del vostro istituto.
L’Idea: Crede che la cooperazione nata tra il Metropolitan Opera e l’Accademia Europea proseguirà nel tempo?
Nychols: Sì, io lo spero vivamente. Ogni anno posso trovare nuovi cantanti, nuovi talenti che posso aiutare a emergere o a perfezionarsi.
L’Idea: Lei in vista di questa continuità, si è prefissa l’obiettivo di ricercare a Firenze e in Toscana un vero talento o futuri artisti?
Nychols: Arrivare a certi livelli è molto difficile, come difficile è entrare in un teatro. Ci sono tante componenti che intervengono nella vita di un artista. Io mi sono prefissa obiettivi piccoli e individuali in maniera da poter controllare tutto. Poi vediamo cosa potrà nascere.
L’Idea: In questo contesto, cosa consiglia a chi si presenta a un’audizione?
Nychols: La cosa più importante è essere te stesso. Fai la tua parte e falla sinceramente, senza imitare nessuno.
L’Idea: Tra Italia e America nota particolari differenze, se parliamo di artisti?
Nychols: Sì, ho trovato molte differenze. In America c’è tanto di quello studio che molte volte mancano le emozioni, oppure non conoscono la lingua e non hanno riferimenti alla vostra cultura. Loro cantano in Italiano ma non capiscono cosa stanno facendo. Qua trovo artisti con tanta emozione, ma in alcuni casi non sistemati bene dal profilo tecnico della voce.
L’Idea: Lei sa che a New York esistono ferventi comunità italiane che pongono particolare attenzione alla cultura del proprio paese e alla sua diffusione?
Nychols: Spesso ho conosciuto italiani in America che non conoscono l’Italia. È assurdo, ma in alcuni casi i figli degli immigrati vogliono tagliare con questa cultura o questo passato. I giovani spesso rispondono guardandosi alle spalle e dicendo che l’Italia riguarda i propri genitori.
L’Idea: E nei loro genitori cosa vede?
Nychols: Loro sono molto attenti all’opera, la seguono per radio, in tv o al teatro. È un pubblico fedele che segue ciò che lo lega al loro paese.
L’Idea: Lei sa che a New York, grazie al lavoro di Leonardo Campanile e un gruppo di suoi amici, è stato possibile mettere in scena l’opera Doña Flor, del barese Niccolò van Westerhout?
Nychols: Non ero a conoscenza di questo fatto. Potrei sapere dove si è tenuta la serata di presentazione dell’opera? L’idea è davvero interessante e avrei piacere di sentirla di persona. Sarei molto interessata a scoprire quest’aspetto degli italiani in America e la loro passione per l’opera.
L’Idea: Quindi piena disponibilità a un coinvolgimento, assieme all’Accademia Europea di Firenze, per una possibile collaborazione?
Nychols: Assolutamente sì.