Partendo dal mito classico, lo spettacolo “Orpheus”, al Teatro Persio Flacco il 30 luglio 2013 per l’XI Festival Internazionale del Teatro Romano di Volterra, in un turbinìo di danza, recitazione, musica, si è dimostrato un’eccellente sintesi di linguaggi visivi e sonori, rappresentando opportunamente il tema del Mito, tanto caro alla “petrosa” città toscana nell’ambito del Festival, che ha ormai superato i dieci anni e che si dimostra sempre fedele a se stesso, per tematiche e qualità degli spettacoli in cartellone.
Come nel celebre mito greco, inteso più che mai anche come contemporaneo, Orpheus cerca Euridice, la sua amata perduta, forse morta, fino agli Inferi. Si tratta di un viaggio iniziatico, anche simbolico e pregno di sensi etnici e ancestrali, tramite il quale, guidato dall’Amore, Orpheus arriva a conoscere anche se stesso.
Nell’interessante trasposizione teatrale di Daniela Giordano, il mito diventa una riflessione sul contemporaneo e sulla realtà multietnica che ha trasformato la nostra società. Lo spettacolo ha unito e utilizzato differenti codici culturali: dall’Europa all’Africa, dalla poesia al teatro, dalla musica alla danza, sottolineando le convergenze che mettono in evidenza non solo l’interdipendenza tra le diverse culture, ma anche la realtà contemporanea con la leggenda divenuta Mito greco, ma eterno e collettivo, patrimonio dell’intera Umanità.
Con Daniela Giordano, un gruppo di ottimi artisti di colore: Jean Ndiaye, Ismala Mbaye, Djibril Gningue, che hanno dato vita a pregevoli sonorità d’ispirazione anche etnica e jazz, basate soprattutto sull’uso delle percussioni.