Intervista di Tiziano Thomas Dossena
L’Idea Magazine: Buongiorno Irene. Tu sei nata a Bari nel 1997, ma pur essendo così giovane mi pare che tu abbia raggiunto già molti traguardi notevoli. Il “Premio Fabrizio De André per la Poesia”, per esempio, che hai vinto quest’anno. Sarai stata più che emozionata nel riceverlo…
Irene Gianeselli: Essere giovani non è una colpa. Lo dico sorridendo, ma mi sembra necessario sottolinearlo perché usi la mia età in premessa per la tua prima domanda e mi sta capitando sempre più spesso di rispondere a domande simili. Oggi sembra che essere giovani significhi automaticamente dover essere anche stupidi o impreparati. Non è così. Il Mondo è pieno di giovani talentuosi e preparati, la mia generazione ha anche molto da dire, bisogna solo essere pronti ad ascoltare. Il punto è: li volete ascoltare i giovani o preferite aspettare che diventino vecchi per essere certi che siano innocui e arginabili? Fatta anche io la mia doverosa premessa, ti dico che certo, il Premio De André è stato un’emozione ma soprattutto mi è servito per prendere consapevolezza del mio percorso. Lo considero un punto di partenza, anzi, da qui devo continuare. De André per me è sempre stato e sempre sarà un riferimento poetico e culturale, politico ed etico e qualsiasi cosa io possa aggiungere in merito tradirei sia lui che me.
L’Idea Magazine: Tanto per chiarire, il mio era un complimento, dato che il talento si manifesta spesso nella gioventu`, ma generalmente arrivare ai traguardi richiede tempo ed esperienza. Ad ogni modo... oltre al libro “Lo Spazio Intorno”, hai anche pubblicato dei libri sulla poesia ed i registi cinematografici, che è poi uno dei tuoi punti forti, essendo ‘critico cinematografico del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani’. Uno di questi è “Preghiera di Novembre. Pasolini, Tutto il suo Folle Amore”. Vorresti parlarcene un po’?
Irene Gianeselli: Procediamo con ordine. “Lo spazio intorno” è la mia prima raccolta di racconti, “Preghiera di novembre” è la seconda. Non ho mai pubblicato le mie poesie, ma la Poesia per me è tutto. Sono due libri importanti, come sono importanti tutti gli inizi. Rappresentano un momento fondamentale: il primo incontro con un pubblico.
L’Idea Magazine: Vedo da un’altro titolo di un tuo libro (“La Poesia che il Mondo non Cambia. Il Mondo Salvato dai Ragazzini da Elsa Morante a Pasolini e una conversazione con Carlo Cecchi”) che Pasolini ti era molto simpatico…
Irene Gianeselli: La Poesia che il Mondo non cambia è stato il mio primo saggio scientifico. È una ricerca sperimentale e filologica su Il mondo salvato dai ragazzini di Elsa Morante con l’analisi della risposta pasoliniana raccolta in Trasumanar e organizzar. L’incontro con Carlo Cecchi è fondamentale ed è avvenuto esattamente cinquant’anni dopo la pubblicazione de Il mondo salvato dai ragazzini.
L’Idea Magazine: E poi hai recentemente pubblicato un romanzo, “Il movimento del ritorno” (Les Flaneurs Edizioni, 2021). Da cosa è nato questo romanzo?
Irene Gianeselli: Da una drammaturgia che si chiama Senza sale senza tregua. Il nodo centrale è il rapporto tra Astolfo e Veronica, marito e moglie. Poi le mie esigenze sono cambiate: volevo scrivere un romanzo corale e così ho cominciato a lavorare alla struttura e ai personaggi.
L’Idea Magazine: In un commento critico ho letto che “…i protagonisti dell’opera sono paragonabili ad attori di uno spettacolo teatrale…”. A cosa pensi si riferisse questo commento sul tuo romanzo?
Irene Gianeselli: Se avessi voluto giocare solo su questo, avrei potuto benissimo evitare di scrivere il romanzo e lo dico con sincerità. Siamo tutti paragonabili ad attori di uno spettacolo teatrale. Il Teatro è la Vita e viceversa. Ciascun romanzo, a modo suo, mette in scena una storia e avvia una rappresentazione. Ciascun romanzo è una indagine.
L’Idea Magazine: Stai lavorando ad altri progetti letterari al momento?
Irene Gianeselli: Scrivo sempre, certo.
L’Idea Magazine: Ti sei formata come musicista al Conservatorio e nel 2020 hai conseguito la Laurea Magistrale in Scienze dello Spettacolo e produzione multimediale all’Università di Bari. Cionostante sei già arrivata in una posizione ammirevole in un campo diverso da quello dei tuoi studi. Come sei arrivata alla poesia, alla critica, e poi al romanzo?
Irene Gianeselli: In realtà non sono campi diversi, anzi e considero vitale liberarsi delle distinzioni. Anche l’arte è una scienza (in)esatta. Certo, a ciascuno la sua specializzazione, io non posso parlare di cose che non conosco (lo dice molto bene Nanni Moretti). Essere pianista mi permette di studiare i suoni e come si possa generarli nel rapporto con lo strumento e il percorso universitario mi ha permesso di approfondire esattamente ciò che mi interessa da sempre: il Teatro e il Cinema che senza il suono esistono solo in parte. La scrittura è una tecnica, ci sono molti modi per vedere la realtà. Quello che deve guidarci sempre è l’immaginazione. Mi correggo: la fantasia.
L’Idea Magazine: Ritornando ai tuoi studi… Tu sei pianista. Pensi di continuare in questa carriera?
Irene Gianeselli: Non c’è ragione per rinunciare alla musica e al pianoforte. “We can’t leave the Piano” è una battuta del film The piano di Jane Campion, è la battuta.
L’Idea Magazine: Nonostante la tua laurea sia recente, hai già diretto un cortometraggio, “Il misuratore del Mondo” (2021), nato nell’ambito del Festival “Conversazioni – La letteratura è di scena.” Di che cosa tratta il cortometraggio? Ti è piaciuta molto l’esperienza di dirigere? Pensi che potrebbe essere anche questa una carriera complementare a quella letteraria (e forse musicale)?
Irene Gianeselli: Proprio perché la mia Laurea è recente era giusto mettermi alla prova, da Scienze dello Spettacolo si dovrebbe uscire sceneggiatori e critici. Sa cosa ha detto Pietro Castellitto? Che non si può aspettare di avere quarant’anni per scrivere un film. Ha ragione e, considerando che ha pochi anni più di me, ha parlato a nome della nostra generazione. Lo ripeto: essere giovani non è una colpa. Se mai è una responsabilità, ma a breve termine. Si invecchia in fretta. Il protagonista del cortometraggio è Luigi Mezzanotte. Il film è ispirato a Das Schloß di Franz Kafka ed è un film della crisi più che sulla crisi. Dico della crisi perché è nato per rispondere ad una assenza e alla privazione che il Covid-19 ci ha imposto. Non abbiamo potuto fare il nostro Teatro, abbiamo cercato di fare il nostro Cinema. Perché dobbiamo parlare per forza di carriera e posto fisso come dei borghesi qualunque di mezzo secolo fa? Il mondo è cambiato e noi parliamo ancora come se appartenessimo ad un altro tempo. Finiamola, io appartengo al mio tempo.
L’Idea Magazine: Nel 2016 hai fondato l’Associazione “Felici Molti”. Quale fu l’idea originale che ti fece fondare tale associazione? Qual è lo scopo dell’associazione?
Irene Gianeselli: L’Associazione nasce come omaggio a Il mondo salvato dai ragazzini di Elsa Morante. Ma da Infelici Molti a Felici Pochi dobbiamo arrivare a costruire uno spazio di Felici Molti e Infelici Pochi. È una casa teatrale e una casa delle arti, un luogo dove i giovani e i maestri possono incontrarsi e costruire progetti.
L’Idea Magazine: Quali sono le tue funzioni di oggi in “Felici Molti”?
Irene Gianeselli: Ne sono presidente. Iaia Forte, attrice straordinaria e voce morantiana per eccellenza, ne è la presidente onoraria.
L’Idea Magazine: Nell’ambito di tale associazione, hai scritto anche pezzi teatrali?
Irene Gianeselli: Per la nostra Compagnia dei Felici Molti. Stiamo cercando di portare in scena l’allestimento de L’uomo che cadde dalla cattedrale con Laura Piazza che è entrata in Compagnia nel 2019. È il mio primo monologo, lo scrissi per Ernest Verner, un pittore poco conosciuto, e debuttò al Teatro Abeliano di Bari con l’attrice Federica Fracassi nel 2017.
L’Idea Magazine: Hai anche recitato? E diretto?
Irene Gianeselli: Certo, fa parte del gioco del Teatro. Ho fatto e faccio tutti i mestieri che lo rendono possibile. Dall’assistente alla regia alla trovarobe, dall’attrice alla spettatrice e sono tutti mestieri necessari. Il Teatro e il Cinema insegnano a non ragionare a compartimenti stagni, ad adattarsi ai luoghi e all’incontro. Sempre con la nostra piccola Compagnia dei Felici Molti stiamo lavorando a Un pesciolino di Pier Paolo Pasolini e a Fantasia in Re minore per Pasolini tratto da un mio racconto premiato al Campiello Giovani.
L’Idea Magazine: Insomma, hai avuto già varie esperienze nel mondo teatrale. Qual è quella che ti eccita di più e qual è quella che tu consideri la più affine alla tua personalità?
Irene Gianeselli: Non mi pongo la questione in questi termini. Non si può ragionare sugli istinti. L’istinto è istinto. Certo, prima del fare viene il pensare.
L’Idea Magazine: Normalmente chiedo se l’intervistato abbia altri interessi, ma considerando che tu sei già interessata a così tanti campi, mi fa un po’ paura chiedertelo. Lo faccio lo stesso. Che cosa altro ti piace fare?
Irene Gianeselli: Non sono mica un mostro a otto teste pronto a mangiarti la faccia, sai! Non c’è da avere paura. Lo ribadisco: sono semplicemente una persona che ama ciò che fa. Non capisco perché farmene una colpa o guardarmi come se fossi una aliena, una diversa. Sono perfettamente normale e mi sembra anche un po’ ridicolo ribadirlo e siamo tutti diversi (ridicolo doverlo ribadire, anche questo). Se fossi un uomo me lo chiederesti dicendo che ti faccio paura? Non credo. Mi diresti solo che sono poliedrica e faresti tanti complimenti, mi aduleresti. Sono donna, per questo ti faccio paura? E me lo dici pure? Accidenti, mai dire ad un mostro che hai paura. I mostri ne sentono l’odore, se hai paura sei fottuto.
L’Idea Magazine: Guarda che ti sbagli alla grande. La domanda l’avrei fatta anche ad un uomo. E poi non ho detto che mi fai paura, ma che mi faceva paura fare la domanda, nel senso che, essendo poliedrica come confermi tu stessa, magari ti piaceva fare del paracadutismo, disegnare abiti di moda oppure collezionare francobolli… In realta`, volevo solo sapere se avevi altri hobby… Chiarito questo, vorrei sapere se tu dovessi definirti con tre aggettivi, quali sarebbero?
Irene Gianeselli: No, per carità. Tre aggettivi sono troppi e troppi aggettivi guastano sempre il racconto.
L’Idea Magazine: Se tu potessi incontrare un personaggio del passato o del presente, qualsiasi personaggio a tua scelta, vivo o morto che sia, chi sarebbe e cosa chiederesti?
Irene Gianeselli: Non si disturbano i morti. Per i vivi basta lasciare una porta aperta sulla vita e sul set. Questo l’ho imparato da Bernardo Bertolucci.
L’Idea Magazine: Sogni nel cassetto?
Irene Gianeselli: Mai nel cassetto, lì ci tengo solo le mutande e i reggiseni.
L’Idea Magazine: Un messaggio per i nostri lettori?
Irene Gianeselli: Non mi far lanciare messaggi. Ho solo una richiesta: incontriamoci.