Ebrei in camicia rossa
Mondo ebraico e tradizione garibaldina dal Risorgimento alla Resistenza
A cura di Eva Cecchinato, Federico Goddi, Andrea Spicciarelli e Mattia Stefanori
7 febbraio – 29 marzo 2020
Si deve a un rinnovamento storiografico affermatosi solo in anni recenti l’affiancamento al paradigma del Risorgimento come movimento di riscatto e indipendenza nazionale, dell’immagine rimasta a lungo inesplorata, ma non per questo di minore interesse e incisività, del movimento di emancipazione civile e sociale di cui furono attive protagoniste le comunità ebraiche presenti in Italia. È dedicata al tema del forte impegno volontaristico di questa minoranza, nel più ampio quadro del rinnovamento politico che investì l’intera società italiana nel processo di costruzione e consolidamento dello Stato unitario, la mostra Ebrei in camicia rossa. Mondo ebraico e tradizione garibaldina dal Risorgimento alla Resistenza che si inaugura al Museo civico del Risorgimento di Bologna giovedì 6 febbraio alle ore 17.30, per restare aperta fino al 29 marzo 2020. Prima tappa di un progetto espositivo itinerante a cura di Eva Cecchinato, Federico Goddi, Andrea Spicciarelli e Mattia Stefanori, l’iniziativa è realizzata dall’Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini “Giuseppe Garibaldi” (ANVRG) grazie al contributo annuale del Ministero della Difesa, con il patrocinio del Museo civico del Risorgimento di Bologna e del Museo Ebraico di Bologna.
Il percorso espositivo si articola in 17 pannelli di carattere generale e 9 biografici che forniscono un chiaro quadro del contesto storico-sociale nel quale si mossero i rappresentanti della comunità ebraica dal Risorgimento all’età liberale, dalla ripresa della tradizione garibaldina alla Grande Guerra, dal fascismo alla Guerra civile spagnola, dalla Resistenza alla rinascita democratica del Paese. A questi testi didattici e divulgativi si affianca una ricca selezione di materiali normalmente non visibili al pubblico, scelti tra il patrimonio conservato nella biblioteca e nell’archivio del Museo civico del Risorgimento (documenti, fotografie, uniformi, armi, cimeli) e altri oggetti provenienti da collezioni private. Tra queste va menzionata per rilievo la raccolta della Sezione di Bologna dell’ANVRG, depositata presso il museo nel 1997 per volontà dell’allora presidente Gian Giacomo Albertelli, che comprende tutto il materiale fino ad allora conservato presso la sede di Porta Galliera. Il complesso dei materiali, pertinente sia alla Associazione nazionale veterani e reduci garibaldini della locale sezione e della Federazione regionale Emilia-Romagna, sia all’Associazione Fratellanza garibaldina, consiste in un nucleo di oggetti e in un nucleo documentario che comprende libri, periodici e ritagli di giornali, fotografie e documenti inerenti l’attività societaria (corrispondenza, documentazione contabile, elenchi dei soci, atti relativi l’organizzazione di cerimonie ed eventi commemorativi, etc.) lungo un arco cronologico che va dalla fine dell’Ottocento agli inizi degli anni ’90 del Novecento.
Moltissimi furono i volontari di origine ebraica che combatterono in difesa della Repubblica Romana nel 1849, si arruolarono nei Cacciatori delle Alpi dieci anni dopo, seguirono l’Eroe dei Due Mondi nella spedizione dei Mille, al Volturno, e quindi in Aspromonte, a Bezzecca, a Mentana, a Digione.
Attraverso la partecipazione alle lotte per l’indipendenza e l’unità della Penisola, si evidenziava la piena aderenza agli ideali patriottici e nazionali da parte di una comunità che aspirava a dirsi italiana a pieno titolo, dopo l’“emancipazione” introdotta dallo Statuto Albertino nel 1848, con la quale gli ebrei, dapprima nello stato sardo e poi in quello italiano, poterono godere appieno di tutti i diritti civili e politici.
Medici, avvocati, ufficiali dell’esercito, professori universitari, e poi deputati, senatori, ministri e infine Presidenti del Consiglio: nel primo quarantennio dell’Italia unita, personaggi del calibro di Cesare Parenzo, Eugenio Ravà, Alessandro Fortis e Riccardo Luzzatto diedero il loro contributo allo sviluppo sociale e politico del Paese.
Quando poi la tradizione garibaldina venne ripresa dal figlio di Garibaldi, Ricciotti, in occasione delle rivolte cretesi del 1897, nuovamente la comunità ebraica rispose, accorrendo ad Atene, e poi in Francia nel 1914, e l’anno successivo nelle trincee della Prima guerra mondiale, indossando sempre la camicia rossa.
Nel primo dopoguerra i veterani delle patrie battaglie e i reduci della Brigata Alpi si ritrovarono uniti sotto la bandiera dell’associazionismo garibaldino, ma ben presto anche questo mondo dovette fare i conti con la nascita del regime mussoliniano. La stessa famiglia Garibaldi vide suoi esponenti compiere scelte diametralmente opposte: Ezio Garibaldi sposò convintamente la causa fascista, mentre suo fratello Sante scelse la strada dell’esilio e della militanza antifascista.
Se la guerra d’Etiopia vide un garibaldinismo in camicia nera richiamarsi al consueto pantheon risorgimentale, fu solamente con i volontari nella Guerra civile spagnola e poi nella Resistenza che si «restituì Garibaldi all’Italia»: anche in queste occasioni, infatti, furono tanti i garibaldini
di origine israelita che combatterono nel nome di quella tradizione e di quelle idealità, contribuendo alla rinascita democratica dello Stato italiano e dell’associazionismo garibaldino su basi antifasciste e antirazziste.
Nel corso della mostra sono previste due visite guidate, gratuite con biglietto di ingresso del museo: domenica 23 febbraio 2020 h 11.00, con Andrea Spicciarelli; domenica 29 marzo 2020 h 11.00, con Andrea Spicciarelli e Francesca Panozzo.
In occasione della mostra, giovedì 19 marzo 2020 alle ore 15.00, è inoltre previsto un incontro di studi presso il Museo Ebraico di Bologna, in via Valdonica 1/5.