Eataly, il colosso dell’enogastronomia italiana, ha una nuova sede, la prima nel Meridione,
a Bari. L’inaugurazione si è svolta il 30 luglio, nel tardo pomeriggio di una giornata fortunatamente ventilata e fresca, dopo giornate di caldo torrido, alla presenza del sindaco del capoluogo pugliese, Michele Emiliano, del governatore della Regione Nichi Vendola e del presidente della Provincia Francesco Schittulli. Soddisfatto ed euforico, al taglio del nastro, con l’aplomb che lo contraddistingue, il guru e patron di Eataly, ed ex leader di Unieuro, Natale Oscar Farinetti, il quale ha fatto da Cicerone a Schittulli, brindando con lui, in alto i calici, aperitivo con Vino Libero, mostrandogli e descrivendo gli stand, i vari reparti del megastore alimentare, seguito da un codazzo di fotografi che lo rincorrevano per “immortalarlo”, e giornalisti affaticati (anche per la pregressa, lunga, attesa, fuori ai cancelli) e che si affannavano per schivare la folla e non perdere le sue tracce, per catturare qualche dichiarazione… scene indecorose, da cosiddetto circo mediatico…
La sottoscritta ha pensato bene, dopo aver ascoltato ciò che, fiero e impettito, Farinetti affermava, sulla sua nuova “creatura”, e dopo avergli scattato alcune foto, di esimersi da quell’inseguimento di gruppo al galoppo …e farsi un bel giro in tutta tranquillità all’interno del neo tempio enogastronomico della città levantina.
Agricoltura etica è la nuova filosofia di vita più che un mero trend. “Mangiare è un atto agricolo”: è forse la frase più famosa del poeta, saggista, attivista, del Kentucky, scrittore e farmer, Wendell Berry. -“Mangiare è un atto agricolo” come rimarca il “nostro” slogan all’ingresso- ha affermato Farinetti-. Eataly farà bene a Bari e alla Puglia, incrementerà il turismo, sarà un volano per l’economia regionale. Ho dato lavoro a centinaia di disoccupati e precari. Un ragazzo mi ha ringraziato anche a nome della sua fidanzata, che adesso lavora da noi a Eataly, e mi ha detto che per merito del nostro investimento e della nostra scommessa vinta qui a Bari, loro due finalmente potranno sposarsi e accendere un mutuo, avere una casa che è sempre stato il loro sogno.
Torino dal 2007 è capitale, al Nord, dell’agroalimentare italiano. A Roma, laddove ha aperto Eataly, c’è stato un effetto contagio in positivo, hanno aperto, lì vicino, ben 6 ristoranti e 6 gelaterie. Quest’anno apriamo sette Eataly, l’unico punto che inauguriamo nei termini stabiliti è a Chicago. Nel progetto Eataly Bari abbiamo coinvolto oltre duecento produttori pugliesi e vorremmo anche effettuare l’export dei loro prodotti nei punti vendita Eataly del mondo. A Eataly Bari il mare è musa ispiratrice ed essenza stessa del progetto. Le vetrate si affacciano sul mare che divide la Puglia dal Levante, cioè dalla Mezzaluna fertile: il luogo in cui è nata l’agricoltura. Sono certo e speranzoso che l’esperienza di Eataly Bari potrà attrarre o migliorare gli investimenti degli imprenditori nel sud Italia- ha chiosato l’artefice del brand ormai conosciuto a livello internazionale.
Farinetti covava questo progetto sin dal 2008. In passato disse: «Sarà l’unico grande Eataly al Sud, perché la Puglia è una delle regioni italiane di spicco nel settore agroalimentare”. Eataly Puglia, battezzata “il Louvre dell’alta gastronomia”, si estende su una superficie di 8mila metri quadrati divisi su due piani con vista sul mare, una Fiera mercato con prodotti tipici e doc regionali. L’Eataly barese ospita inoltre ristoranti, un centro congressi, un birrificio artigianale, due aree di didattica a cura di Peppe Zullo e Piero Zito , fra i più importanti chef pugliesi. Circa 70 i produttori locali coinvolti, oltre 130 i lavoratori con varie mansioni, tutti con esperienza e/o precedentemente istruiti (attraverso corsi di formazione promossi da Eataly).
Sicuramente la location scelta è di forte impatto visivo; il restauro dell’ala monumentale della Fiera del Levante, inclusi i due torrioni, restituisce questa parte della città affacciata sull’Adriatico e le conferisce un’immagine moderna ma anche romantica e molto suggestiva, di gran appeal, visto che alcuni dei ristoranti, veri e propri gioiellini della mega culla dello slow food, hanno vista panoramica sul mare, per deliziare e coccolare i propri clienti.
Nel 2011, a dicembre, venne ufficializzato l’annuncio dell’intesa per trovare al sud una sede ad hoc per la catena alimentare ormai rinomata nel mondo e che a New York nell’arco di un solo anno di vita era diventato un must, il secondo “monumento”, nonché tributo enogastronomico al made in Italy, più visitato alle spalle dell’Empire State Building. L’operazione imprenditoriale privata di Farinetti di sicuro è per molti aspetti encomiabile ma non finanziata tutta di tasca propria, la Fiera del Levante ha fatto la sua parte, e non di scarso conto, rinunciando per due anni ai canoni dovuti per la locazione per spazi che necessitano di tempestive e ulteriori ristrutturazioni (la ristrutturazione dei padiglioni a ridosso dell’ingresso monumentale costa 12 milioni di euro, 15 milioni secondo altre stime e fonti). Eataly è una “gallina dalle uova d’oro”, una quasi perfetta macchina da soldi con profitti cospicui, icona dell’Italian food, orgoglio del Bel Paese. Eataly Bari ha aperto al pubblico il 31 luglio e l’affluenza è stata ragguardevole, più che positivi i commenti e i giudizi del pubblico. Al piano terra di Eataly Bari si viene accolti, all’entrata, da un gradevole spazio dedicato alla lettura; ben fornita la libreria, e con comode poltrone per i lettori (ho letto un volume interessante sulla storia del cacao e ricco di originali ricette, tante idee per sfruttare al meglio i benefici del cioccolato). Si viene poi rapiti dai colori bellissimi e dagli odori inconfondibili del reparto ortofrutta. A seguire: drogheria, reparto casalinghi. Poi si ammira lo space dedicato alla fitocosmesi, prima di arrivare, per gli amanti di Bacco, all’enoteca, e, infine, alla birreria, e al settore dedicato ai liquori e distillati.
Sempre al piano terra, vi sono: il ristorante verdure (Eataly è uno dei rari centri gastronomici che pensa anche ai vegetariani come me!), la pasticceria, il gran bar Illy, la gelateria, la rosticceria, la birreria, Vino Libero, l’area didattica (dolci pugliesi, mangiare di stagione, scuola, “eatinerari”). Molti i prodotti tipici: capperi del Gargano, carota di Polignano, ciliegia di Turi, cipolla rossa di Acquaviva, pomodorino di Manduria.
Al secondo piano troviamo: salumi e formaggi, macelleria, pescheria, olio, pasta fresca, panetteria, condimenti, pasta e riso. Numerosi i ristoranti ristorante mozzarella show, ristorante salumi e formaggi, ristorante del fritto, ristorante della carne, ristorante del pesce, piadineria romagnola, ristorante della pasta, ristorante della pizza. Infine, l’area didattica (olio d’oliva, pane e farinacei, aula didattica e centro congressi). Al I° piano fanno da padrone i formaggi pugliesi, primo fra tutti il classico Caciocavallo podalico; non mancano i salumi migliori sia pugliesi sia romagnoli, tra i quali Strolghino e Culatello di Zibello. Piatto forte: la burrata di Andria servita con il Capocollo di Martina Franca. Parole d’ordine di Eataly: imparare, mangiare, comprare. I prodotti pugliesi rappresentano oltre il 40 per cento del settore merceologico (a detta di Farinetti la percentuale sale al 50%); delle tante proposte e prelibatezze: dai fichi del Salento ai lampascioni, dall’olio extravergine, tanto apprezzato ed esaltato da Farinetti, alle olive, dalla focaccia barese al caciocavallo e al pane di Altamura. L’angolo definito “Mozzarella Show” è allestito dai Fratelli Montrone di Andria, che preparano mozzarelle in tempo reale; li abbiamo visti all’opera, abilissimi, davvero fantastici. Lo stand dei formaggi precede quello dei fritti e delle carni, gestito da Sergio Capaldo, maestro macellaio dello Slowfood, che offre una vetrina espositiva ai prodotti di 100 allevatori, in gran parte pugliesi, originari soprattutto della Murgia e della Valle d’Itria. Fresco di giornata il pesce, acquistato quotidianamente dalle migliori pescherie baresi. L’enoteca offre il meglio della produzione vinicola pugliese. La rosticceria, la piadineria dei fratelli Maioli, il laboratorio di produzione dedicato al “Mozzarella Show” e l’aperitivo Vino Libero sono vere e proprie chicche. Imperdibili: la caffetteria Illy, la gelateria alpina Lait (ottimo gelato artigianale e sapori doc del Piemonte), e i prodotti di alta pasticceria creati da Luca Montersino. Di tutto rispetto la capienza di Etaly: in totale ci sono quasi mille coperti.
Il birrificio artigianale è l’optimum per chi ama la buona birra (produzioni artigianali italiane e non solo. La bionda che ho assaggiato era ottima). Il reparto ortofrutta è curato dalla famiglia pugliese Rendine, titolari dell’azienda “Natura e Qualità”. Stupende le quattro sale ristorante tematiche che “si affacciano” sul lungomare. Open space: tavoli all’aperto, si mangia “outdoor” e si gode di un panorama incantevole. Alle sale si aggiungono le due terrazze del “tavolo dei fortunati” (disponibili su prenotazione e per eventi privati). Da un minimo di sei a un massimo di dodici persone potranno cenare su una terrazza esclusiva con vista sul lungomare.
Se non vi è già venuto appetito, se non avete ancora l’acquolina in bocca, proseguiamo nel tour. Per i patiti del genere: polpo, con patate e arrosto (usato come base per uno fra i più classici dei panini pugliesi), e l’impepata di cozze. Importata a Bari la “mitica” piadina romagnola, impastata e cotta al momento, farcita con prosciutto cotto o crudo, gusti assortiti. Pani e focacce, ci hanno detto che vengono impastati con lievito madre e farine selezionate, successivamente cotti nel forno a legna della panetteria,. La focaccia barese è unica, inimitabile, tra le migliori d’Italia. Auguriamo, sebbene sia ardua impresa, che, nel tempo e con l’esperienza, riescano a farla come la fanno gli eccellenti mastri fornai baresi. Tantissimi e variegati gli yogurt, anche biologici, non manca neppure il kefir. Per chi come me non beve caffè, ma adora il tè, ci sono tantissime qualità pregiate di tè, tra cui il prodigioso tè verde. A merenda ho degustato alcuni prodotti, squisiti biscotti, e frutta fresca , ottima l’anguria. Dalla sera è iniziata per gli invitati e gli ospiti la degustazione di tutti i prodotti (alimenti e bevande). La sera, a cena, ho apprezzato: orecchiette condite con pomodorini fiaschetto di Torre Guaceto, pizza Margherita, diversi tipi di ottimo pane (alle olive, alle noci) . Per chi, come la sottoscritta, ama la pasta e mai vi rinuncerebbe, in vendita si può trovare pasta fresca fatta a mano di ogni tipo e formato, semplice o ripiena, dalle orecchiette di grano arso agli agnolotti. Per i golosoni e amanti del cioccolato come me, c’è un vasto reparto dedicato ai dolci, al cioccolato, alle caramelle, praline, gianduiotti, preparati per torte, dessert, cereali, muesli. Ho avuto il piacere e l’onore di conoscere di persona l’imprenditore Guido Monero, Presidente di “Pastiglie Leone” S.r.l. (l’imprenditrice Giselda Balla Monero rilevò l’azienda Leone nel 1934. Soprannominata “Leonessa” per il suo temperamento indomabile, investì in pubblicità, lanciò nuove confezioni e affermò definitivamente uno stile del gusto “Marca Leone”, unico e inconfondibile, “un patrimonio” che la famiglia Monero continua oggi orgogliosamente a tramandare, con passione, competenza e creatività”). Con Monero si è ingannato il tempo grazie a un’ interessante conversazione. Quanti ricordi: le splendide confezioni di latta che adoravo quando ero bambina, le famose pastiglie Leone, le gelatine e, in primis, le celeberrime gommose alla violetta (meraviglioso il colore e che buon aroma, inebriante, immemorabile), ci andavo matta (ed erano anche le preferite di Camillo Benso conte di Cavour!), andavo a comprarle da piccola in un grazioso negozietto nella mia Torino. Leone, il re della dolcezza, dal 1857, un marchio divenuto storico, grazie all’estro di Luigi Leone , il quale, nella sua confetteria di Alba, diede vita alle gustose e inimitabili pastiglie Leone. Tantissimi e famosi i prodotti: le Pastiglie, i Bottoni del prete, le Goccioline di Rosolio, i Fondant, il cioccolato ai pistacchi verdi di Bronte, e, ancora: lingotti, tartufi, gianduiotti (la straordinaria, e davvero unica al mondo, Nocciola Piemonte IGP esprime al meglio le sue qualità nell’incontro con il cacao venezuelano, da cui nascono il Giandujoso e i Giandujotti Marca Leone!). Negli ultimi anni sono nate: le Linee Benessere, dedicate alle intolleranze alimentari, e la Fabbrica di Cioccolato. Svariate le pastiglie: alla menta, dissetanti, alla cannella, al mirtillo, ai frutti di bosco, al limone, pastiglia di Natale al dolce gusto di biscotto, gluten free, senza glutine (la famiglia Monero, il marchio Leone, pensa anche ai celiaci!), e prodotti senza zuccheri come le caramelle Leonsnella Stevia (un dolcificante senza calorie completamente naturale estratto dalle foglie dell’omonima pianta originaria del Sud America ed utilizzata fin dall’antichità). Gustosissime le gelatine cubifrutta e originale l’ortaglia fondant (a forma di ortaggi). Svariate le liquirizie (succo di liquirizia, gomma arabica Kordofan, essenze di piante aromatiche e nessun additivo!). Liquirizia in molteplici formati: gommose, liquirizia pura, e le divertenti rotelle che divoravamo da bambini, e l’assenzio, Elisir della Fata Verde (in una prestigiosa confezione regalo, contenente: una Bottiglietta da 20 cl di Liquore, una scatoletta di pastiglie all’assenzio, una tavoletta di cioccolato aromatizzato e il cucchiaino traforato, per assaporare l’assenzio secondo il tradizionale rito originale). La classe non è acqua! Talento, classe, altre qualità e altre doti, sono doni innati; la creatività e il talento se non li hai, non puoi acquisirli né comprarli. Un esempio a tale proposito, e da prendere a modello, è proprio Monero, maitre chocolatier, uno dei più riconosciuti esperti in fatto di tradizione cioccolatiera piemontese. Talento e passione che onorano la memoria di Leone. Al suo talento e ai prodotti della sua azienda (punto vendita a Collegno e shop online sul sito Pastiglie Leone) è dedicato ampio spazio espositivo a Etaly Bari, che è stata definita “mostra mercato”. I permessi per l’apertura sono arrivati in extremis, in “zona Cesarini” (tra cui l’agibilità concessa dal Comune ma , in primis, il via libera della Regione). Tante le difficoltà, l’inaugurazione rischiava di slittare, ma a me l’addetta stampa di Roma aveva assicurato che sarebbe avvenuta il 30 luglio e così è stato. Eataly ha aperto i battenti come mostra mercato, come manifestazione fieristica e quindi sottoposta alle norme regionali. Ci è stato detto che come mostra può derogare alle autorizzazioni commerciali però in quanto mostra non possiede requisito di permanenza. La durata dei permessi è di 6 mesi. Se la situazione non muterà, Eataly di Bari potrebbe restare aperto fino al 31 gennaio 2014. La storia del marchio fondato da Oscar Farinetti, fiore all’occhiello dell’artigianalità gastronomica made in Italy, rivela quanti ostacoli e troppa burocrazia debba affrontare chi voglia fare impresa in Italia. Nel 2011 l’impero fondato da Farinetti ha fatturato 220 milioni grazie ai punti vendita e ristoro in Giappone, grazie a Eataly New York e ai numerosi punti vendita in Italia (Torino, Roma, Bologna, solo per citarne alcuni). Inoltre sono fruttuose le collaborazioni con Msc Crociere e Alitalia. In programma, dopo Bari, nuove inaugurazioni e aperture: Firenze, Milano e Piacenza. All’estero: Istanbul, Dubai e Chicago, seconda città negli Usa dopo la prescelta New York. Entro il 2015 sarà la volta di Toronto, Los Angeles e San Paolo. E ci è stato confidato che vorrebbe aprire anche a Parigi e a Mosca.
L’imprenditore piemontese, di Alba, il fautore e l’anima di Eataly, si è dovuto imbattere sovente in ritardi perfino di 18 mesi. L’ultimo caso quello di Bari (l’apertura era prevista per settembre 2012), ma ancor più inaccettabile e grave quello romano ( l’air Terminal Ostiense, ideato per i mondiali di calcio Italia ‘90, e rimasto per 20 anni in stato di abbandono). Eataly Roma, il più grande (una superficie maggiore anche di quella di uno dei due Eataly a Torino, quello di Via Nizza, che ho avuto il piacere di visitare, assieme a quello di Roma) store in Italia (23 punti ristoro nei circa 17 mila metri quadri), è stato “battezzato” a giugno 2012, ma pare che la data dell’inaugurazione fosse stata fissata per il giorno di Natale: 25 dicembre 2011.
Se Eataly Bari non otterrà tutte le concessioni e autorizzazioni, Farinetti non potrà assumere a tempo indeterminato tutti i lavoratori, e morirà sul nascere una bella realtà nel sud martoriato dalla crisi, quindi speriamo che Eataly Bari non cessi l’attività, non chiuda a fine anno, anzi auguriamo lunga vita al nuovo punto vendita e ristoro barese. Soprattutto auguriamo un lavoro stabile e una sicurezza economica a tutti i professionisti che “mandano avanti la baracca” con il loro faticoso e quotidiano lavoro: è grazie a loro, oltre che all’idea grandiosa e di successo, e agli investimenti e sforzi erculei di Farinetti, che Eataly si è affermata in Italia e all’estero, per la felicità degli occhi e dei palati di gourmet e buongustai.