di Salvatore Margarone e Federico Scatamburlo
È innegabile che nelle opere liriche quando i cast artistici sono scelti con criterio ne scaturisce un capolavoro: infatti lo scorso 11 settembre al Teatro La Fenice di Venezia abbiamo assistito all’ennesima Traviata di G. Verdi, nella quale stavolta le voci erano veramente quelle giuste. La versione in cartellone ormai da più di due anni, con l’assetto scenico di Patrick Kinmonth e quello registico di Robert Carsen, non è da noi tanto amata per più di un motivo: sottolineiamo sempre, per esempio, la carenza e la poca coerenza nel finale del secondo atto (le zingarelle e il coro dei matadores), ma questa è una critica all’ideatore di questo spettacolo, che ha fatto scelte tutta sue e dalle quali ci dissociamo.
Tuttavia in questa rappresentazione le abilità interpretative e drammaturgiche di tutto il cast hanno compensato appieno le incongruenze sceniche e regalato impagabili momenti di emozione, anche nei rari momenti dove l’esecuzione canora non era propriamente perfetta.
Con la direzione del M° Nello Santi, l’Orchestra della Fenice ha suonato serenamente e beatamente i cantabili dell’intera opera; ampi respiri, morbidezza del suono, cura del minimo dettaglio sono state le chicche di uno splendido pomeriggio all’insegna della grande musica.
Per quanto riguarda il cast, lodi al direttore artistico Fortunato Ortombina che ha scelto, nel vasto panorama lirico, uno dei tenori più interessanti del momento, Stefan Pop, da noi già considerato un possibile futuro successore del grande compianto Luciano Pavarotti.
Avevamo già conosciuto Stefan nel Roberto Devereux di Donizetti a Genova, insieme alla grande Mariella Devia, e poi sempre in Traviata nella favolosa cornice del Teatro Antico di Taormina con Desireé Rancatore, e fin da subito ci aveva colpito per lo squillo e il timbro di cui è dotato: non si è smentito nemmeno in questa fantastica serata veneziana, dove tra l’altro ha debuttato per la prima volta in questo bellissimo gioiello dell’architettura che è il Teatro La Fenice. Squillo potente ma mai esagerato, punta, bellissimi legati, fiati ben calibrati, mai sguaiato e approssimativo, sempre precisissimo e controllato, Stefan Pop sbaraglia i suoi predecessori e si attesta il miglior Alfredo della stagione, riempendo una scena pressoché vuota di questa produzione nel secondo e terzo atto, regalando al pubblico un Alfredo appassionato, amante e vittima delle pene d’amore per la sua amata con i suoi “bollenti spiriti…”.
Violetta, interpretata da Maria Grazia Schiavo è intima ma allo stesso tempo irruenta: a parte qualche piccola defaillance iniziale nel primo atto, il secondo ed il terzo atto sono stati in crescendo. Bello il duetto con Giorgio Germont, interpretato da Dimitri Platanias, il quale è dotato di una bella voce rotonda e scura da baritono, e che è stato impeccabile nel duetto con Alfredo.
Nell’insieme anche il resto del cast ha trovato una sua giusta collocazione in questa serata interagendo molto bene con i personaggi principali del titolo, a partire da Flora, interpretata da Elisabetta Martorana, il Barone Douphol, interpretato da Armando Gabba, Sabrina Vianello (Annina), Mattia Denti (Il Dottor Grenvil), Matteo Ferrara (Marchese d’Obigny), Emanuele Giannino (Gastone).
Ottima come sempre la performance del Coro del Teatro La Fenice che ha scandito i momenti clou dell’opera diversificando con i volumi vocali le loro parti.
Un pubblico emozionato, commosso e in tripudio alla fine della rappresentazione ha omaggiato gli artisti con una meritata standing ovation e 10 minuti di applausi.
Siamo lieti e ben contenti di questo successo in quanto gli artisti che hanno partecipato a questa rappresentazione meritano davvero lusinghieri consensi, ed auguriamo a tutti una lunga e brillante carriera ricca di soddisfazioni.
Photo : ©Michele Crosera – Fondazione Teatro La Fenice Venezia – ©Marco Impallomeni – www.mariagraziaschiavo.com