“SAN VALENTINO” è la “Festa degli Innamorati”, ma da tempo mi sembra che sia stata declassata a una kermesse culinaria e svuotata del suo significato più profondo. Io forse sono un inguaribile romantico che vorrebbe che questa ricorrenza fosse percepita da ognuno di noi tutti i giorni dell’anno e, come Peynet, mi immagino “un mondo idilliaco dove l’amore trionfa su tutto”. Ebbene, a me e a Francesca, sebbene molto avanti negli anni, capita ancora di sentirci così, soprattutto con l’avvicinarsi della festività di “San Valentino” nonostante le misere cose quotidiane che spesso ce la mettono tutta per spegnerci ogni entusiasmo e in barba a chi vorrebbe relegarci in un limbo di apatia senza sentimenti né passioni. Ecco ciò che mi spinge a questa età a parlare dell’amore che mi lega a Francesca, a colei che amo – sopra ogni cosa – perché quarantaquattro anni fa mi ha fatto ritrovare quel cuore bambino che le tristi vicende della vita mi avevano rubato e poi gettato via, quel cuore bambino che era tutta la ricchezza che avevo. Lei lo ha raccolto con delicatezza, lo ha curato e guarito con la purezza dei suoi sentimenti, lo ha riempito d’amore e me lo ha ridato. Ed è stato così che dal 23 maggio del 1981 quel cuore bambino mi ha riportato negli occhi e nel cuore la riscoperta di emozioni che credevo perdute per sempre. A lei, prodigiosa creatrice di tenerezze sempre nuove, ho dedicato questi pochi versi scritti nel nostro meraviglioso dialetto per dirle che – nonostante l’età avanzata e ben quarantaquattro anni trascorsi dal nostro incontro – lei è sempre “la mia goccia d’estate” ed io fino all’ultimo mio respiro sarò sempre “L’albero suio”
Cenetta a Capo Mulini – CT-
‘A luna chiena diint”o cielo blu…
a mare, int”o silenzio, na lampara…
e tu, goccia d’estate, int’a sti bracce…
L’albero tuio
sott’’o sole d’austo,
e curre
ncopp’’arena cucente,
e quanno
nemmeno ’o mare te darrà frischezza,
e quanno
stanca te sentarraie
e guliosa ’e cuiete,
viene e repòsete
sott’a chest’ombra,
io so’ l’albero tuio.
Raffaele Pisani