Saturday, April 26, 2025

DEMOGRAFIA, INPS: PER L’ITALIA UN FUTURO POTENZIALMENTE CRITICO

Si è svolta il 10 aprile l’audizione dell’INPS sugli effetti della transizione demografica presso la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica. Secondo quanto emerge dai dati illustrati dall’Istituto, le più recenti previsioni demografiche confermano un quadro potenzialmente critico per il futuro del Paese. Il calo della popolazione residente sarà costante nei prossimi decenni: da circa 59 milioni nel 2023, a 58,6 milioni nel 2030, 54,8 milioni nel 2050 e 46,1 milioni nel 2080. All’origine della contrazione vi è una dinamica demografica negativa in atto da oltre vent’anni. Neanche negli scenari più favorevoli, secondo l’INPS, il numero di nascite arriverebbe a compensare quello dei decessi, soprattutto considerando che, nel 2024, il tasso di fecondità è di 1,18 figli per donna, nuovo minimo storico rispetto al 1995.L’invecchiamento della popolazione rappresenta un ulteriore fattore di pressione demografica. Secondo quanto evidenziato dall’INPS, entro il 2050 il 34,5% della popolazione italiana sarà composta da over 65. Il rapporto tra popolazione anziana e popolazione in età lavorativa subirà un deterioramento maggiore rispetto alla media UE: in Italia si passerà dal 40,8% del 2022 al 65,5% nel 2070. Preoccupano anche i flussi migratori giovanili: tra il 2012 e il 2022, circa 352 mila giovani tra i 25 e i 34 anni si sono trasferiti all’estero, mentre solo 104 mila sono rientrati, con un saldo negativo che alimenta l’indice di vecchiaia. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, l’INPS ha riscontrato alcuni segnali positivi, con un tasso di occupazione pari al 63% a febbraio 2025 e una disoccupazione sotto il 6%. Tuttavia, l’Italia resta al di sotto della media UE per l’occupazione nella fascia 15-64 anni, con un tasso poco sopra il 62%, rispetto al 71% europeo. Persistono ampie criticità per donne e giovani. Nel corso dell’audizione, l’INPS ha riferito anche che la spesa pensionistica è cresciuta al 15,4% in rapporto al PIL nel 2024, trainata dall’elevata indicizzazione delle pensioni e dai prepensionamenti. Il rapporto tra la crescita della spesa per le pensioni e il PIL è previsto in aumento fino al 2040 (17,1%), per poi scendere progressivamente al 16% nel 2050 e al 14,1% nel 2060. Sempre secondo quanto esposto oggi in audizione, i dati ISTAT più recenti confermano le stime preliminari di un recupero della speranza di vita. Ciò è coerente con le previsioni di un incremento di 3 mesi dei requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni di età) e per la pensione anticipata a partire da gennaio 2027. Secondo l’INPS, l’equilibrio del sistema resta garantito, ma è necessario rafforzare le entrate contributive, sia in termini di quantità che di qualità del lavoro.

redazione
redazione
Tiziano Thomas Dossena, Leonardo Campanile, LindaAnn LoSchiavo, and Dominic Campanile

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