Di Marina Agostinacchio
Per entrare nel testo in oggetto, riprendo quanto già accennato nell’inquadramento di Diario bizantino con gli scritti precedenti.
Cristina Campo, dopo la conversione e dopo avere compiuto l’abiura alla liturgia romana, a causa del “rinnovamento” della Chiesa, del Concilio Vaticano secondo, soprattutto per ciò che riguardava la riforma liturgica, (considerata dalla Campo come “l’abbandono della bellezza assoluta del rito, dell’«unum necessarium, la grazia e il sacro» della liturgia latina, «archetipo supremo del destino”), negli ultimi anni della sua vita aveva preso a frequentare la chiesa di Sant’Antonio Eremita vicino a cui c’è il seminario del Pontificio Collegio Russicum (qui si formano i sacerdoti destinati a raggiungere le terre di rito orientale).
Cristina, quindi, affascinata dallo splendore della liturgia bizantino-slava, trovava nella chiesa di Sant’Antonio Eremita «un rifugio, un luogo nel quale nascondersi, come il fedele sotto la stola del prete durante la confessione ortodossa». La Campo era attratta dalla bellezza del rito “vetusto”, dal richiamo a Dio, dalla nostalgia del Creatore; tutto questo le giungeva attraverso il canto gregoriano, “simbolo di civiltà nella bellezza del suono”.
“Per Campo il sostanziale prosciugamento della liturgia, resa più celebrazione festiva che pratica rituale, assieme alla dismissione del latino, segna un lutto che non troverà elaborazione. La Chiesa pone fine a quelle ritualità che sole fanno da chiave per decrittare il mistero dell’esistenza. La riduzione di quei movimenti obbligati che forgiano le condotte oltreché le anime, la volgarizzazione della lingua liturgica universale, l’apertura a un pluralismo delle fedi che per lei è deliberata inclinazione psicotica: tutto questo a suo giudizio significa la resa della Chiesa a una modernità che già da tempo aveva fatto strame dell’arte e della bellezza”.
Possiamo pertanto inoltrarci nei versi di questo frammento della seconda parte, un vero e proprio “trobar clus”, per chi non è conoscitore dei riti bizantini; i passaggi da un verso all’altro della II lassa racchiudono significati profondi, accennati attraverso azioni compiute dal celebrante, da immagini simboliche, da suoni, di cui Cristina avverte il coinvolgimento sensoriale.
Per la Campo che assisteva alla cerimonia della Proscomidìa (preparazione dei Santi Doni, anticamera alla cerimonia della divina Liturgia), la partecipazione alla funzione religiosa era come lo schiudersi del Mistero divino che veniva colto attraverso improvvise folgorazioni che aprivano lo spirito all’ingresso con Esso in una discesa percettiva, sensoriale, illuminante.
O imperiale fragranza,
olio di rosa bulgara che misteriosamente dischiudi
tra ciglia umettate l’occhio
della fronte, l’occhio del cuore, l’occhio del Nome
– myron effuso è il Tuo Nome!
Macerato con sessanta aromi
su un fuoco di vecchie icone
estinte da baci da fiamme e da lacrime (si riferisce al rito)
per gli eoni degli eoini (lo spazio ed il tempo)
ruotate tre notti
tre giorni
sulle spirali del Verbo,
stilli (Il myron) ora luminosa intorno al trono
del Basileo morto
dell’immortale Archiereo:
che tragicamente s’arma, aquila librata
sopra la gnostica aquila della città inviolata
dal capo alla mano alla gamba
per la terrificante operazione.
Tempo è di cominciare, Despota santo…(titolo dato nella sola chiesa slava al solo Vescovo)
Nessun catecumeno rimanga!
Ruota
lentissima intorno e folgorante
siderale e selvaggia
danza d’angeli e di ghepardi…
Riprendo ora l’analisi del testo, da dove ho interrotto l’analisi delle lasse di Diario bizantino.
“Olio di rosa bulgara” è in riferimento all’acqua in cui è stato sciolto l’olio di rosa. Il Vescovo, dopo il secondo lavaggio di mani, sparge intorno a sé l’acqua con cui si bagna gli occhi.
“Che misteriosamente dischiudi/tra ciglia umettate l’occhio, della fronte, l’occhio del cuore, l’occhio del Nome”
Con queste espressioni, Cristina Campo sottolinea il momento di illuminazione spirituale che investe il celebrante e i concelebranti su cui cadono le sacre gocce.
Circa i tre occhi nominati dalla Campo, (l’occhio della fronte, l’occhio del cuore, (dello spirito), l’occhio del Nome,( di colui che nomina le cose) questi divengono il simbolo dell’occhio di Dio protettore dell’umanità e divina provvidenza; esso è rappresentato come circondato da raggi di luce, immagine della gloria. Di solito è inscritto in un triangolo.
“Myron… Verbo”
Il myron è un sacro crisma profumato di una decina di gomme e piante dagli aromi mischiati con vino e olio che vengono bollite durante tre giorni della settimana santa su un fuoco, benedetto dal Patriarca o dal Vescovo, in cui vengono deposte vecchie icone, durante la lettura continuata dei quattro Vangeli.
“Del Basileo morto/ dell’immortale Archiereo”
Il riferimento è alla successione dei due Vescovi; uno succede all’altro sui due troni pontificali, (d’occidente e d’oriente), simili a quelli dell’Imperatore bizantino. Il Vescovo posa i piedi su un piccolo tappeto tondo che riporta un’aquila con le ali distese che veglia su una città murata. Il manto del tappeto porta simboli cosmici. Ciò è importante per capire quanto verrà detto poi sugli Eoni. Archiereo è il sommo sacerdote di un santuario o di una città o di un’intera provincia dei territorî dei diadochi; in età imperiale è titolo legato al culto della famiglia imperiale ed è dato al sommo sacerdote del culto imperiale in ogni provincia.
“Che tragicamente s’arma, aquila librata/sopra la gnostica aquila della città inviolata”
Il passo intende mettere in evidenza la diversità tra le due chiese, rappresentate dall’Aquila, simbolo dei due imperi, quello D’Oriente e quello d’Occidente.
“Dal capo alla mano alla gamba/ per la terrificante operazione”.
Circa questi versi, riporto quanto scrive Margherita Pieracci Harwell nel libro “La tigre assenza” -Biblioteca Adelphi 239-
“Durante la proscomidìa, il celebrante taglia da un pan tondo (pròsofora) un quadrato, l’Agnello che verrà consacrato, poi altri pezzi triangolari di misura differente che saranno benedetti e offerti ai fedeli dopo la distribuzione dei Misteri, in memoria della Madre di Dio dei Santi, dei viventi e dei morti”.
Sugli Eoni
Gli eoni, in molti sistemi gnostici, rappresentano le varie emanazioni del Dio primo, noto anche come l’Uno, la Monade.Gli eoni erano spesso rappresentati in coppie maschio/femmina dette sizigie, il cui numero frequentemente raggiungeva le 20-30. Due degli eoni più comunemente citati erano Cristo e Sophia. Gli eoni, nel loro insieme, costituivano il pleroma, la “regione della luce”. Le regioni più basse del pleroma erano anche quelle più vicine all’oscurità, ovvero al mondo fisico. Quando un eone chiamato Sophia emanò senza il suo eone partner, il risultato fu il Demiurgo, o mezzo-creatore (nei testi gnostici a volte chiamato Yalda Baoth), una creatura che non sarebbe mai dovuta esistere. Questa creatura non apparteneva al pleroma, e l’Uno emanò due eoni, Cristo e lo Spirito Santo, per salvare l’umanità dal Demiurgo. Cristo prese poi la forma della creatura umana Gesù in modo da poter insegnare all’umanità la via per raggiungere la gnosi: il ritorno al pleroma.
Tempo è di cominciare, Despota santo…(titolo dato nella sola chiesa slava al solo Vescovo)
Qui il riferimento è alla cerimonia dei Santi Doni prima dell’inizio della Liturgia
“Ruota/lentissima intorno e folgorante/siderale e selvaggia/danza d’angeli e di ghepardi…”
La divina folgore teologica dei Cherubini d’angeli ministranti, danza intorno
“Nessun catecumeno rimanga!” è verso reiterato
Le icone degli Angeli erano considerate veicoli di spiritualità e devozione. Le icone servivano come mezzi per la preghiera e la meditazione, contribuendo a creare un senso di presenza divina e di sacralità negli spazi liturgici e domestici. (L’invisibile per Cristina Campo diviene la trama significante del reale).
“Ruota/lentissima intorno e folgorante/siderale e selvaggia/danza d’angeli e di ghepardi…”
Lo svolgimento della celebrazione religiosa è lento poiché ogni azione del celebrante rimanda ad atti simbolici; essi sono il segno tangibile di un invisibile che penetra nel contingente attraverso i sensi, mediati da gesti ben precisi. Tuttavia, l’invito ai catecumeni al sacro momento della celebrazione è ad una partecipazione solerte “Tempo è di cominciare,/ nessun catecumeno rimanga!” La danza degli Angeli discesi dai cieli secondo l’ordine celeste in cui sono disposti, quella selvaggia dei ghepardi, conferisce al testo poetico un carattere di grandezza e mistero.
Il riferimento al ghepardo è probabilmente tradotto dal mondo del bestiario medioevale, in cui “si manifesta la concezione cristiana del mondo come “foresta di simboli”, dove le realtà visibili sono prima di tutto riflesso di quelle invisibili. La trattazione dei bestiari rispecchia perfettamente il pensiero medievale, che si costruisce quasi sempre intorno a una relazione di tipo analogico: ogni animale appare infatti come l’immagine di un’altra cosa che gli corrisponde su un piano superiore, di cui esso è la rappresentazione”.
(da I BESTIARI E LE SCIENZE NATURALI NEL MEDIOEVO di Maria Grazia De Domenico- Tesi di dottorato di ricerca in Scienze Cognitive dell’Università degli Studi di Messina)
Bibliogafia
Cristina Campo “La Tigre Assenza” Biblioteca Adelphi 239
Diario bizantino
http://www.cristinacampo.it/public/diario%20bizantino.pdf
Mariano Croce -Limina/ https://www.liminarivista.it/comma-22/il-rituale-della-perfezione-il-sacrificio-estremo-di-cristina-campo/
Andrea Zanni La perfezione di Cristina Campo dal giornale online Il Tascabile
https://www.iltascabile.com/letterature/cristina-campo-della-perfezione/
Poesia, parola, pietà e simbolo
https://www.ilsussidiario.net/news/cultura/2010/12/7/poesia-parola-pieta-simbolo-la-via-al-mistero-di-cristina-campo/131561/
Maria Grazia De Domenico: I Bestiari e le Scienze naturali nel Medioevo
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MESSINA-Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e degli Studi Culturali- DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE COGNITIVE- XXXII CICLO-
https://iris.unime.it/retrieve/de3e52b3-bcc3-762d-e053-3705fe0a30e0/Tesi%20Dottorato%20Scienze%20Cognitive%20XXXII%20ciclo_De%20Domenico%20Maria%20Grazia.pdf
Due mondi – e io vengo dall’altro. Note sul “Diario bizantino” di Cristina Campo – di Marco Toti-dal Giornale online Ricognizioni
https://books.google.it/books?id=AcGdEAAAQBAJ&pg=PA313&lpg=PA313&dq=perch%C3%A9++l%27Archiereo+tragicamente+si+arma&source=bl&ots=_wvQ0R5oB3&sig=ACfU3U0FTa-vwNtr21iXs6BGV54wpMUxKA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiJm-D64MKHAxVE0gIHHQZpBW8Q6AF6BAgWEAM#v=onepage&q&f=false
Il ruolo della religione cristiana ortodossa nell’arte bizantina
https://arteinbreve.it/arte-bizantina-contesto-storico-caratteristiche-e-analisi/
Giuseppe Gerola l’ aquila bizantina e l’ aquila imperiale a due teste https://www.mgh-bibliothek.de/dokumente/z/zsn2a008909.pdf
Elena Baldoni LA POESIA DI CRISTINA CAMPO: ALLA RICERCA DELLA PERFEZIONE
http://www.cristinacampo.it/public/tesielenabaldoni.pdf
(Cristina Campo in una lettera a Alessandro Spina, 1963). Da Diario Romano
Tratto da: Endimione.ilcannocchiale.it
http://www.cristinacampo.it/public/itinerario%20romano%20campiano.pdf
Eone (teologia) Da Wikipedia