Recensione di Federico Scatamburlo
Tutto esaurito per la prima del 94mo Festival della Lirica all’Arena di Verona. La celeberrima opera di George Bizet introduce una serie di eventi di notevole richiamo in questa estate 2016: la ‘caliente’ Carmen vede i suoi protagonisti esibirsi in una notte anche dal clima caldissimo, più di trenta gradi ed un elevato tasso di umidità, e non deve essere stato facile esibirsi: ne è la comprova il fatto che gli orchestrali, a partire dal secondo atto, hanno abbandonato le giacche scure previste per la serata di gala, restando tutti in camicia e maniche arrotolate.
Anche se già vista più volte, la regia di Franco Zeffirelli non manca mai di stupire, e lo spettatore, dopo che gli addetti hanno spostato dei teli tzigani che, per un idea semplice ma geniale, fungono da sipario, si trova catapultato nella Siviglia intorno al 1830.
Come ben si sa l’Arena non nasce come teatro, tantomeno lirico, tuttavia gli ampi spazi a disposizione permettono di ricreare delle scenografie e degli insiemi corali grandiosi. Chi ha già visto questo allestimento in passato, avrà notato che alcuni elementi, anche registici, sono venuti tuttavia a mancare. Altri recensori hanno fortemente criticato alcune scelte, come per esempio gli scarni balletti relegati ai lati del palco, con talvolta una certa confusione sul palco: conveniamo che in effetti il risultato è stato un po’ scialbo, ma non dimentichiamo che è in corso il rilancio della Fondazione dopo una forte crisi, quindi sicuramente tutto questo è voluto e non lasciato al caso.
Luciana D’Intino è la protagonista Carmen (“Carmen, la Carmencita, comme tu voudras..”), scenicamente perfetta, volitiva, piglio battagliero e provocatorio come si addice a questo personaggio, con quel ben noto timbro che ormai l’ha resa famosa. Vocalmente non è stata però totalmente all’altezza: bellissimo colore nei toni gravi, ha spesso decisamente e inaspettatamente mancato di “grinta” in salita nei cambi di registro, perdendo di uniformità nell’esecuzione.
Altro personaggio importante della storia, Micaela, i cui panni sono indossati da Ekaterina Bakanova. Al contrario della collega, una squisita uniformità di emissione del suono l’ha caratterizzata per tutta l’opera, in modo delicato, quasi soave, che purtroppo la vastità dell’anfiteatro ha un po’ smorzato, ma l’esecuzione in sé è stata encomiabile. Emozionante la sua aria nel terzo atto (“Je dis que rien ne m’épouvante”), che è riuscita in un bellissimo filato perfettamente udibile e a lungo tenuto al termine, e che le è meritatamente valso un fragoroso applauso dall’enorme pubblico presente.
Deludente invece il Don Josè di Jorge De León, voce molto nasale, molto freddo specialmente all’inizio (con queste temperature?), si è vagamente ripreso durante l’opera, ma è giunto al quarto atto decisamente scialbo e poco avvincente. Abbiamo invece fisicamente sentito poco l’Escamillo di Dalibor Jenis, forse spossato dal caldo, decisamente vuoto nei toni gravi, spesso la voce non è arrivata, e ha eseguito con evidente fatica le sue arie.
Spettacolare invece il quintetto nel secondo atto (“Nous avons en tête une affaire”) dove Carmen insieme a Frasquita (Madina Karbeli), Mercedes (Clarissa Leonardi), Dancairo (Gianfranco Montresor) e Remendado (Paolo Antognetti), si sono esibiti con ritmi precisi, affiatati, perfettamente amalgamati ed evidentemente divertiti da quello che stavano cantando (nonostante le enormi difficoltà tecniche del brano), realizzando un notevole lungo momento belcantistico.
Senza ombra di dubbio in ottima forma l’Orchestra dell’Arena di Verona, diretta dalla bacchetta del maestro Xu Zhong. Dobbiamo però nostro malgrado essere pignoli e rilevare un eccesso di precisione (o perizia che dir si voglia): il seguire i cantanti dosando, pur con maestria, i volumi per non coprirli, ha purtroppo avuto l’effetto contrario di appiattire la partitura: la passione e il temperamento è fondamentale in quest’opera e la direzione orchestrale poteva approfittare di non essere in un ambiente chiuso e ridondante per sfogarsi un po’. Strepitoso il Coro, guidato dal M° Vito Lombardi.
Si evince con forza l’immenso impegno di tutta la Fondazione Arena di Verona nel realizzare comunque degli spettacoli di alto livello in questo teatro che tutto il mondo ci invidia: dalla Direzione Artistica, ai cantanti, agli stagionali, a tutto il personale tecnico che lavora dietro le quinte, nessuno escluso va il nostro plauso. Cogliamo l’occasione anche per ringraziare caldamente l’Ufficio Stampa della Fondazione, in particolare nella persona della Sig.ra Daniela Carcereri, sempre gentilissima e disponibile a venire incontro in qualche modo alle richieste di noi giornalisti rompiscatole.
Per concludere: Carmen è un’opera che fa sempre parlare di sé, nel bene e nel male, non esiste e non ci sarà mai una versione scevra di critiche. Ed é per questo che é una delle pietre miliari del grande repertorio operistico, e mai ci stancheremo di vederla.
Photo © Ennevi – Fondazione Arena di Verona