È nota la passione di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (1573-1610) per la musica; alla sua morte, fra i suoi averi, furono ritrovati strumenti musicali e il tema musicale appare in numerose sue opere.
È il caso de “Il suonatore di liuto”, dipinto ad olio su tela, conservato a San Pietroburgo, nel Museo dell’Ermitage. Il quadro è di una struggente, quasi malinconica bellezza e crea un’atmosfera che invita ad “entrare” nel dipinto. Il fruitore può farlo agevolmente, tramite un piano diagonale, che sposta e fa ruotare il centro dell’attenzione, determinando un gioco di luci che convergono fra di loro, dal piano marmoreo alla parete. Entro questo spazio l’artista pone il busto del suonatore e su questo modella una camicia: entro questo spazio il “visitatore” incontrerà faccia a faccia il protagonista del dipinto.
Nel dipinto, sia pur meditabondi, si ritrovano i temi caratteristici della produzione giovanile del Caravaggio: la gioventù spensierata, la musica ed il canto: mai banali, nella pittura del genio, così come non indifferente è la cura della resa dei particolari, con un consueto, per il Merisi, “quadro nel quadro”, ovvero con la presenza di una natura morta vera e propria, che dimostra grande cura (quasi d’ascendenza fiamminga) nella resa degli oggetti.
Il giovane, probabilmente assorto nel canto mentre pizzica le corde del liuto, con la camicia aperta sul petto e una fascia di tela bianca annodata tra i capelli, è di una bellezza femminea al punto che un altro biografo del Caravaggio, Giulio Mancini, nel descrivere un’altra versione del quadro, acquistata dal cardinal Del Monte, lo scambiò per una fanciulla.
Tuttavia, al di là delle interpretazioni in chiave omosessuale dell’utilizzo di modelli dalla bellezza effeminata nei quadri caravaggeschi di questo periodo, va ricordato che l’esaltazione della bellezza efebica e dell’armonia del canto e della musica facevano parte della cultura raffinata dei committenti dell’artista. È opinabile, quindi, la presenza assidua del Merisi in ambiente “musicale” a Roma, in quel momento giovanile, poiché era sempre alla ricerca di modelli per i propri dipinti.
Il cardinal Francesco Maria del Monte (1549 – 1627), Diplomatico e Collezionista d’Arte, organizzava spesso nel suo palazzo intrattenimenti musicali a cui egli stesso partecipava – “Sappiate che io suono di chitarriglia et canto alla spagnuola”, scriveva a un amico-, ed era in contatto con i più importanti musicisti della Roma di Clemente VIII, in particolare con Emilio de’ Cavalieri. Inoltre, ospitava spesso nel suo palazzo il castrato spagnolo Pedro Montoya, cantore nel coro della cappella Sistina, che forse può esser stato utilizzato da Caravaggio come modello.
Giovanni Baglione (1566–1643), pittore e biografo di artisti, che operò principalmente a Roma tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, uno dei biografi del Caravaggio, descrive in un proprio scritto un quadro dipinto dall’artista in cui un giovane suonatore di liuto ha lo spartito musicale posato sul tavolo, accanto a uno splendido vaso di fiori, in cui si scorge il riflesso di una finestra: è il quadro in oggetto. “E questo”, conclude Baglione, “[ Caravaggio disse] che fu il più bel pezzo, che facesse mai”.
La stessa esaltazione della bellezza androgina del suonatore di liuto si ritrova in un altro celebre quadro merisiano, acquistato dal cardinal Del Monte, il “Concerto di giovani”, conservato nel Metropolitan Museum di New York. In esso, tre giovani abbigliati all’antica sono intenti in un concertino, mentre un giovanissimo cupido con ali e faretra tiene in mano dell’uva e si confonde, quasi, con i suonatori. Anche in questo dipinto va notato il realismo con cui il Caravaggio raffigura gli strumenti musicali, nonché la finezza del tratto e la delicatezza della pennellata.
Uno splendido violino e un gigantesco chitarrone troneggiano, ancora, in “Amor vincit omnia (L’Amor vittorioso)”, in voluto disordine ai piedi del dio fanciullo, tra squadre e armature. Un altro dipinto celeberrimo del Merisi, che non mancava di inserire nei propri quadri anche delle partiture musicali con le note chiaramente leggibili, al punto che spesso è stato possibile individuarne gli autori: da Noël Balduin a Francesco Layolle, a Giachetto Berchem, tutti autori allora in voga. Il suddetto dipinto, registrato negli inventari del cardinale col generico titolo di “Una Musica”, è certamente un’allegoria della musica e dell’amore, temi assai ricorrenti nella pittura del Cinquecento.
Diversi seguaci del Caravaggio, infatti, avrebbero poi ripreso il tema musicale, con dipinti che avrebbero avuto per protagonisti musicanti, da soli o in gruppo, quale “La suonatrice di liuto” di Orazio Gentileschi. Ma, fra tutti, merita di essere ricordato Bartolomeo Manfredi, autore di un altro celebre e splendido “Suonatore di liuto”.
©Natalia Di Bartolo