Monday, November 18, 2024

Bruno Tosi

“C’è una famosa foto degli anni ruggenti della Mostra del Cinema in cui una splendida Silvana Mangano è castamente baciata sulle tempie da Vittorio Gassman e Alberto Sordi. Dietro loro, sorridente, in smoking e ciuffo scolpito dalla brillantina Linetti, fa capolino Bruno Tosi agli esordi come giornalista nel gotha del glamour. Cinquant’anni dopo possiamo tranquillamente affermare che la vita e le passioni lo hanno portato ad essere ben più protagonista delle cronache che narratore, senza dimenticare la stagione da press agent di artisti del livello della Tebaldi e Uto Ughi” scriveva Sebastiano Giorgi ricordando l’amico Bruno. È un po’ questo Bruno Tosi, frizzante giornalista e critico, appassionato ed amante dell’opera e dei suoi artisti. Inventore del premio “Una vita nella Musica” e creatore dell’associazione Maria Callas come della straordinaria mostra di cimeli della grande artista. Cinquant’anni di giornalismo e venticinque di Carnevale passando per la “Festa delle Marie”. Tutte idee scaturite da quest’uomo pieno di energia e vitalità. Un personaggio che ha portato storia e cultura nella sua tanto amata Venezia. Grata dovrà essere a lui quella laguna che tanti personaggi ed eventi ha e continua ad ospitare. È per questo che ho voluto intervistare un uomo che più di tanti ha visto e vissuto forse una vita, ma direi anche due. Un caro amico mi disse una volta: “vedi caro Antonio essere nati e privilegio di tutti, esser vissuti privilegio di pochi”. In questa frase si raccoglie la vita di Bruno che ha vissuto e vive tutt’ora un’esperienza eccezionale.

 

L’Idea: Chi è Bruno Tosi?
Bruno Tosi: Una persona che ha guardato sempre alla vita con entusiasmo ed ottimismo. Come dice Minnie nel finale della Fanciulla del West. “Si può ciò che si vuole!”: Ho fatta mia questa affermazione e mi sono inventata la vita che volevo. Certo non è stato facile (nulla è facile!) ma ci sono riuscito in qualche modo. Con una buona dose di intraprendenza, mettiamo pure di fortuna e un pizzico di follia. Follia vuol dire il coraggio di rischiare che non deve mai venir meno. Non mi offendo quando mi dicono che sono rimasto sempre un ragazzo. È vero, nonostante siano passati gli anni, anzi i decenni…

L’Idea: L’opera, la musica il teatro. Come entrarono nella sua vita?
Bruno Tosi: La mia nonna Nela invece di raccontarmi le tradizionali favole mi immergeva nelle trame delle opere, magari, per non spaventarmi, rendendo meno truculento il tragico finale che non manca mai, o quasi mai, nelle opere. Ha saputo così destare il mio interesse, la curiosità, destinata a divenire passione. Così un hobby è potuto trasformarsi in professione. Mio padre era direttore di banca e voleva che restassi nel ramo. I miei studi? Ragioneria, economia, che fatica. Così, prima ancora di concludere, giovanissimo, ho cominciato a frequentare i teatri d’opera e ad ascoltare, quanto e più possibile, la musica.. Tanta musica e tutta la musica.

L’Idea: Poi la scoperta della Divina, Maria Callas. Un amore a prima vista?
Bruno Tosi: Ho cominciato con lei. Avevo sedici anni quando sono entrato per la prima volta alla Fenice e il destino ha voluto che la prima opera fosse Medea con la Callas. Naturalmente fu una folgorazione. Riuscii a salire in camerino e ad avere una foto dedicata, che ancora conservo con venerazione. Ho presto preso la decisione di cambiare tutto. E ho cominciato inventandomi giornalista. Ho scritto il primo articolo, un’intervista a Giacomo Lauri Volpi che a 67 anni cantava il Trovatore, ho mandato il pezzo al Gazzettino Sera. Figurarsi l’emozione quando qualche giorno dopo ho aperto il giornale e ho visto l’articolo pubblicato e “firmato”.

L’Idea: Lei ha affermato che New York fu per Maria Callas una “madre ingrata”. Perché?
Bruno Tosi: Cominciò come enfant prodige ancora bambina, esibendosi alla radio americana in una trasmissione che s’intitolava L’ora del dilettante (una specie di “Corrida”) e una volta vinse il primo premio, un “Bulova”. La mamma quando si accorse che la cantante era lei e non la sorella Jackie, la portò in Grecia a studiar canto. Debuttò a 13 anni in Cavalleria Rusticana ad Atene dove rimase, prima della classe, fino al 1946. Ritornò nella sua città natale (1923, vide la luce nell’Ospedale della Quinta Strada) ma ebbe subito la prima grande delusione. L’audizione al Metropolitan andò male e rimase tre anni a New York facendo la cameriera e la baby sitter per mantenersi.

L’Idea: Come e dove avvenne l’esplosione artistica di questa eccezionale donna?
Bruno Tosi: All’Arena di Verona nel 1947 con Gioconda, e subito dopo, alla fine dello stesso anno, alla Fenice di Venezia in Tristano e Isotta. Tutto era nato però pochi mesi prima a New York. Prestava servizio nella casa del maestro veronese Sergio Failoni a cui chiese un’audizione. Il direttore, incredulo ed entusiasta per una voce che era veramente una rivelazione, la presentò al tenore Giovanni Zenatello, direttore artistico dell’Arena e così ci fu la prima scrittura, appunto GIOCONDA.

L’Idea: Lei ha raccolto in questi anni la più grande ed entusiasmante mostra di cimeli che parlano della Divina. Come è nata questa sua passione?
Bruno Tosi: Dalla mia ammirazione per la grande cantante, che dovevo amare in segreto poiché a poco più di vent’anni ero diventato giornalista e press agent e collaboravo con famosi artisti, fra cui Renata Tebaldi. Intervistai più volte la Callas e iniziai a raccogliere i giornali con le critiche dedicate a lei, cercando il più possibile di non mancare alle sue recite. Cominciai a collezionare moltissime suo foto. Maria a soli 53 anni lasciò la scena della vita e nel 1992 per i 15 anni dalla sua scomparsa collaborai a un grande evento: una mondovisione da Erode Attico. Avevo già messo assieme molti cimeli e i miei amici della Rai mi chiesero perché non pensavo di scrivere dei libri e organizzare. Così alla fine del 92 fondai l’Associazione Callas e nel 1993 realizzai la prima Mostra nel prestigioso Spazio Olivetti di Carlo Scarpa in Piazza San Marco. Da allora sono stato in tutte le principali Capitali del mondo. Inutile dire che la Callas, il cui Mito cresce ogni giorno anche ora a quasi 35 anni dalla morte, desta sempre emozione e grande interesse.

L’Idea: La sua città, Venezia, il magico Teatro La Fenice, le istituzioni ed i centri di cultura, come hanno accolto questo suo lavoro di raccolta?
Bruno Tosi: Sono tornato nella mia città con la mostra alla Fenice e più recentemente, per il trentennale della morte a Ca’ Vendramin Calergi, lo splendido Palazzo che ospita il Casinò. Un grande successo. Nel frattempo ho maturato una decisione: donare a Venezia la mia collezione e farne un Museo, nel 2012 o 2013. Ho fatto ufficialmente la proposta e attendo delle risposte e delle decisioni, dei coinvolgimenti. Nel frattempo ci sono state delle avances a Firenze, Parigi, New York. Per il momento il mio pensiero resta fermo a Venezia. Sarebbero già stati individuati degli spazi ma bisogna trovare i giusti coinvolgimenti. Ci sono stati dei movimenti alla testa delle istituzioni e c’è anche un momento di crisi. Bisogna sempre ricominciare da capo. Io tuttavia non demordo. Venezia ha da poco avuto un Museo dedicato a Vedova. La Callas non è comunista, ma non è, come statura, certo inferiore al pittore tanto glorificato. Insisterò e vedremo se la mia tenacia vincerà anche stavolta.

L’Idea: Quali sono i pezzi più pregiati della mostra?
Bruno Tosi: È difficile dare questa risposta. I cimeli sono centinaia e centinaia e ognuno ha uno speciale significato, sapendo che a lei sono appartenuti, che ha indossato i costumi nei teatri più importanti del mondo, in alcune serate memorabili della sua carriera. La Tosca di Zeffirelli, Traviata al Metropolitan e a Lisbona, il Barbiere di Siviglia della Scala. Poi gli abiti usati per gli ultimi due concerti: quello azzurro a San Francisco, quello rosso a Tokio, quando cantò davanti al pubblico per l’ultima volta. E ancora gli oggetti di scena, dai ventagli di Traviata al pugnale o ai diademi di Tosca. Non dimenticando anche i meravigliosi abiti da sera, creati dai più grandi stilisti, da BIKI a Yves St.Laurent, da Christian Dior a Lanvin. Indossando questi stupendi modelli, nel 1956 fu considerata una delle signore più eleganti del mondo. Tre anni prima aveva deciso di dimagrire e perse 40 chili in pochi mesi. Ma scelse, avendo deciso di essere anche bella, come modello Audrey Hepburn. Come dimostrano alcune foto, ci riuscì. Le cose più importanti, davvero rivelatrici, sono le sue lettere. Innumerevoli indirizzate al marito, nelle quali esprime riconoscenza e amore e che giorno dopo giorno raccontano le emozioni e gli incontri dei primi anni di carriera, dal 1947 al 1950. La corrispondenza con la sua maestra Elvira De Hidalgo e in modo particolare le lettere d’amore a Pier Paolo Pasolini che la resse in Medea il film girato nel 1969 e che testimoniano lo stupendo incontro d’anime fra i due artisti.

L’Idea: La mostra è reduce da molte esposizioni all’estero come in Italia. Quali sono state quelle secondo lei più interessanti sia per il pubblico che per lo stesso Bruno Tosi?
Bruno Tosi: Quasi tutte in situazioni e cornici straordinarie, nelle più importanti Capitali del mondo. A Parigi all’Hotel de Ville (il palazzo municipale), madrine Madame Tiberi, moglie del Sindaco e Bernardette Chirac, consorte del Presidente della Repubblica. A New York al Lincoln Center (madrina Hillary Clinton) e ancora al Museo del Palacio de Bellas Artes a Mexico City e in Giappone al Tokio Opera City, nel 1997. In quell’occasione ebbi l’onore di essere ricevuto dall’Imperatore. Tra le ultime esposizioni, nel 2010 ancora a New York e poi a San Francisco e Los Angeles. La più recente a Mantova a Palazzo Te, nelle splendide sale decorate da Giulio Romano e il prossimo 28 ottobre l’apertura a San Pirtroburgo a Palazzo Sheremetievskij, nel cuote della città sotto l’alto patronato dell Consorte del Presidente della Federazione russa Svetlana Medvedeva. Ma nel futuro ci sarà il Brasile, ancora Tokio e Firenze a Santa Maria Novella.

L’Idea: Pensa di poter tornare a New York, città di nascita della Callas, per un’altra esposizione? Dove vorrebbe farla e come?
Bruno Tosi: La recente mostra nella sede dell’Istituto di Cultura in Park Avenue non era di grandi dimensioni ma molto elegante e ben allestita. E’ previsto per il 2 dicembre, il giorno della sua nascita, un ritorno per collocare un a targa celebrativa nell’Ospedale della Quinta Strada dove Maria ha visto la luce. Nel 2013 sarà poi il novantesimo anniversario dalla nascita e sarà l’occasione per una mostra grandiosa, coinvolgendo il Metropolitan Carnegie Hall e il Conservatorio dove tenne nel 1971 e 72 i celeberrimi Master Class.

L’Idea: Una mostra itinerante che ha permesso al mondo di riscoprire questa grande artista. Ma in futuro quali sono i progetti per questa grandiosa esposizione?
Bruno Tosi: Nel 2011 saranno i vent’anni dalla nascita dell’Associazione Callas e i 35 anni dalla morte. C’è un grande interesse a Parigi, come ho detto a Tokio, ma anche a Pechino. Ovunque la Callas è amata e conta milioni di ammiratori. I suoi dischi sono ancora i più venduti, più di Pavarotti e Domingo. Su di lei sono già stati scritti 300 libri (fra cui quattro miei), mentre la Monroe ne ha meno di 50.

L’Idea: la Fondazione Maria Callas, da lei fondata, quando e perché nacque?
Bruno Tosi: Nel ventennale della costituzione la mia Associazione diverrà FONDAZIONE. Come ho già annunciato è mia volontà donare la mia collezione, la più importante del mondo, a Venezia e creare un M– USEO CALLAS, mettendo a disposizione di giovani cantanti e studiosi di musica e d’opera, l’immenso archivio, compreso quello personale della Callas, che ho potuto acquisire, assieme ad altri 44 lotti, all’Asta Sotheby’s a Milano nel 2007

L’Idea: Lei, oltre a creare la più esilarante mostra dedicata alla Callas, ha scritto anche molti libri dedicati a lei. Nonché articoli e recensioni. Un occasione che le ha permesso di vestire di grazia questa grande artista ma allo stesso tempo di spogliarla dei suoi abiti entrando nella profondità della sua vita privata. Gli amori, i dolori, i sogni di una Diva che prima di tutto era una donna. Ci può raccontare qualcosa di questa sua vita privata?
Bruno Tosi: Avevo scritto molto da fine anni 50 su Maria Callas, recensendo i suoi spettacoli che seguivo alla Scala di Milano e in tutto il mondo. Nel 1992 ho pubblicato il primo libro dal titolo “Casta Diva” con un lungo capitolo dedicato al rapporto con Pasolini e scegliendo le città più importanti per la sua vita e la sua carriera. Spero sia presto pubblicato in una nuova edizione ( è esaurito da anni) e mi piacerebbe fosse anche tradotto in inglese. Come il mio “Giovane Callas”, ora The Young Maria Callas pubblicato nel 2010, recensito dal New York Times, e pubblicato da Guernica, Toronto, 2010. Un grande successo ha poi avuto La Divina in cucina che raccoglie le ricette autografe di Maria Callas e il suo rapporto con il cibo, con un’affettuosa prefazione di Arrigo Cipriani dell’Harry’s Bar di Venezia e New York. Sarà presto, penso di poter annunciare, tradotto in inglese. Già è uscito nelle rispettive lingue in Germania (Random House), Grecia, Brasile, Portogallo.
La Callas é stata immensa, senza uguali, sul palcoscenico. E’ stata molto infelice, ha sbagliato molte scelte nella vita. E ha scelto di ritirarsi e di morire sola perduta abbandonata in quel popoloso deserto che appellano Parigi. Proprio come Manon Lescaut. Ruppe ogni rapporto con la sorella e la madre e poi anche con il marito. E’ noto il comportamento nei suoi confronti da parte di Onassis che l’abbandonò facendo apprendere dalla Tv le nozze con Jackie. Solo Pasolini, da lei amato, la rispettò e le dedicò., prova della sua dedizione dodici poesie e dodici ritratti. Ha molto troppo sofferto, ho avuto anche molte confidenze. Un doloroso segreto che voglio rispettare.

L’Idea: E lei ha mai avuto occasione d’incontrala? Scambiare alcune parole, pochi pensieri.
Bruno Tosi: La prima volta a Venezia, poi a Verona, Sirmione, Milano e Parigi. A Parigi l’ho incontrata un mese prima della morte, nell’agosto 1977. Da tempo non voleva più incontrare nessuno e si faceva puntualmente negare da i suoi cameriei, Ferruccio e Bruna. Ascoltava e riascoltava le sue incisioni e i nastri pirati registrati nella serate d’oro della sua carriera. Ebbi il privilegio di ascoltare assieme a lei, le arie dal vivo che prediligeva, in particolare Norma e Medea. Un’emozione, per me, e un ricordo indimenticabile.

L’Idea: Cos’è che la lega cosi tanto a questa artista?
Bruno Tosi: Un’ammirazione sconfinata per un arte senza uguali che divenne poi un buon rapporto e una cordiale amicizia. Non è stata, Maria, solo una grande cantante ma era davvero un genio della musica. E poi ho avuto modo di conoscerla com’era molto semplice, umana, all’occasione anche allegra e piena di spirito. Rispettosa verso tutti e in modo particolare le persone più umili. Sapeva essere amica e non ammetteva il tradimento dell’amicizia.

L’Idea: Nella sua vita quali altri grandi artisti ha avuto modo d’incontrare e conoscere?
Bruno Tosi: Posso dire tutti i più grandi. Ho ascoltato Galeffi e Beniamino Gigli, Mariano Stabile e Toti Dal Monte. E poi sono stato il press agent dei veri mostri sacri : da Mario Del Monaco a Tito Gobbi, da Fedora Barbieri a Giulietta Simionato, da Franco Corelli a Carlo Bergonzi, da Renata Scotto a Mirella Freni. Per citare solo i principali

L’Idea: Con chi ha mantenuto rapporti o lunghe e profonde amicizie?
Bruno Tosi: Con Franco Corelli ho passato la maggior parte della mia vita. Ogni anno a New York dal 1965 al 1979, due mesi di seguito per trasmettere in Italia e in Europa l’eco dei suoi trionfi, molte volte senza precedenti. Così per Renata Scotto e per Ruggero Raimondi che ho accompagnato a New York per il debutto americano. E, negli ultimi anni, per Raina Kabaivanska, altra grande artista che sa essere una vera amica. Ora ha preso il posto di Giulieitta Simionato come presidente onoraria dell’Associazione Callas

L’Idea: Bruno Tosi è prima di tutto un giornalista che ha trascorso gran parte della sua vita a raccontare la musica. Non è cosa da poco riuscire ad interpretare le note o le parole di un canto. Pertanto mi viene spontaneo di chiederle cosa abbia portato in più Maria Callas rispetto ad altri noti artisti teatrali.
Bruno Tosi: L’ho già detto e scritto: Maria era un genio della musica.
Una voce immensa e un talento d’interprete eccezionale. Non vestiva i panni di un persoggio, diveniva il personaggio, in una totale immedesimazione. Le sue colleghe non sono state la Tebaldi e la Caballé ma la Pasta, la Malibran e la Grisi, per le quali Bellini e Donizetti scrissero i loro capolavoro

L’Idea: Nel concludere le vorrei porle un ultima domanda da parte di chi ancora giovane come me guarda il mondo da un diverso indirizzo. Difficile è comprendere quali desideri o sogni si possono ancora avere dopo aver visto un mondo e scoperto un artista a 360°. Lei cosa nasconde ancora nel cassetto?
Bruno Tosi: Più che un desiderio è un impegno, una scelta di vita: continuare a realizzare ciò che faccio all’insegna della massima qualità, del più alto livello. Del resto sostengo sempre che è più facile far bene che far male o così così. La qualità premia sempre e non bisogna dimenticarlo. Il sogno, in realtà la mia precisa volontà è ciò che ho raccolto di Maria Callas è che non vada disperso. Perciò, oltre che alle importanti mostre che stanno per venire e che verranno, ciò che voglio realizzare al più presto è il M– USEO CALLAS. Spero proprio sia a Venezia, ma già ho trovato interesse a Parigi, Firenze, New York. Ma spero sempre che Venezia voglia e sappia meritare

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