Foto: Scatti d’autore a cura del fotografo Karm Amato
“Audentes fortuna iuvat” (il destino aiuta chi osa), e di coraggio, audacia, oltre a molta pazienza e tenacia, ne abbiamo posseduti e spesi in abbondanza nel seguire un’edizione del Bifest interessante ma funestata dalle pessime, per usare un eufemismo, condizioni climatiche.
Giove Pluvio ed Eolo hanno dominato quasi tutti i giorni della manifestazione che, ironia del caso, accoglieva l’inizio della Primavera. Il tempo inclemente ha di certo scoraggiato i più pigri e i meno zelanti, ma non è stato un ostacolo insormontabile per chi pensa che fortuna, buona o cattiva “sorte”, non esistano, per chi ama e svolge la propria professione con serietà e impegno, per coloro i quali pensano, come noi, che “Faber est suae quisque fortunae” (ciascuno è artefice della propria fortuna, del proprio destino). Le energie positive però non sono un elemento irrilevante né sempre opinabile, in tal senso possiamo affermare, e con un legittimo senso di fierezza, che l’Idea Magazine porta “fortuna” al Bifest di Bari (e al Festival del cinema di Roma). Ogni qualvolta abbiamo seguito la rassegna cinematografica nel capoluogo pugliese, il bilancio finale è sempre stato superiore alle aspettative degli organizzatori e del direttore artistico Felice Laudadio. Fu così a partire dal numero zero e nelle due successive edizioni. Così è stato, la storia fausta si ripete, anche questa volta, in base ai dati ufficiali forniti: 73mila presenze, circa 2mila e 500 persone in più rispetto allo scorso anno. Un’affluenza di tutto rispetto, tenendo conto anche del maltempo, tasso elevato di umidità, pioggia persistente con precipitazioni intense, forti raffiche di vento, freddo (negli edifici condominiali hanno riacceso i termosifoni in taluni giorni), pareva che fosse inverno, altro che primavera… Le location erano quasi sempre gremite, in special modo il teatro Petruzzelli dove si sono svolte le master classes dei registi relatori, e il cinema multisala Galleria dove si potevano non solo visionare i film ma spesso ascoltare pure i registi presenti in sala insieme con gli interpreti delle opere cinematografiche in programmazione.
Perfino nel teatro Margherita dove quotidianamente si svolgevano conferenze stampa e photo call per i fotografi, giungevano spesso curiosi e interessati “spettatori”, pubblico”comune”, non addetti ai lavori, sia per vedere i loro beniamini, che per saperne di più sulle sinossi dei film, sugli aneddoti e circa il backstage durante le riprese. Il Bifest 2015 non è stato contrassegnato, a differenza delle edizioni precedenti che abbiamo piacevolmente seguito, dal glamour (non è affatto negativo, come molti detrattori, forse snob o in fallo… vogliono far credere, anzi può essere una componente di forte appeal e fondamentale per un festival del cinema!), da numerosi personaggi famosi e prestigiosi (attori, registi, compositori).
Rispetto al passato: poco “red carpet”, meno mondanità, stavolta non si sentivano (e non per meteoropatia o letargia hehe) quel clima festoso, la verve, la felice attesa, quell’atmosfera gioiosa che avevano contraddistinto le edizioni passate, infine ci sono state poche, ma in genere buone, anteprime e prime visioni, però molti più film del 2014 rispetto a quelli dell’anno in corso. Non c’era il sole e neppure il Bifest splendeva, come se si fossero spente le luci e anche gli entusiasmi (lo abbiamo notato pure tra gli organizzatori e lo staff del Bifest, alcuni ci hanno anche confidato il loro malessere), zero sorrisi, gentilezza rara, visi tirati, una sorta di depressione diffusa e malcontento (sarà la crisi?) che strideva con la nostra attiva partecipazione e il nostro positive thinking, con il nostro stato d’animo radioso.
Non sono mancati incidenti di percorso o accadimenti sgradevoli, come: diversi sold out e gente arrabbiata e delusa fuori dal cinema Galleria (non sarebbe il caso di puntare su più cinema e più teatri, su altre sedi, in futuro?); l’interruzione ex abrupto della proiezione di un bel film, “Noi 4”, (tempo tra l’altro abbastanza lungo di “black out”, mentre gli spettatori brontolavano in attesa che qualcuno avvisasse del problema e vi ponesse rimedio), in sala era pure presente Ettore Scola, celeberrimo regista nonché Presidente del Bifest; infine, l’immensa folla in coda fin dal primo mattino rimasta fuori dal teatro Petruzzelli, tutti corsi in massa per ascoltare la master class di Nanni Moretti che non si è voluto concedere alla folla adorante, non ha voluto che gli venissero poste domande né dai giornalisti né dal pubblico, vietate le telecamere, uniche domande ammesse (e presumiamo concordate) quelle poste dal direttore del festival di Annecy, Jean Gili, aficionado e ammiratore da sempre di Moretti, nessuna domanda scomoda o indesiderata per l’unico regista che si è comportato un po’ da diva capricciosa e viziata, a differenza degli altri, grandissimi, sette registi che hanno tenuto le master classes al politeama di Bari. Le note davvero positive e degne di rilevanza del Bifest: grande spazio dato ai registi e agli attori ”emergenti”; ottimi i documentari tra cui spiccavano per qualità “Triangle” di Costanza Quatriglio e “The special need” di Carlo Zoratti; la notevole affluenza di pubblico, non solo adolescenti, ventenni, e non solo scolaresche, pubblico numeroso e fedele, con perseveranza, dal 21 al 28 marzo.
La bellissima mostra, la più interessante e suggestiva tra tutte le altre (le due mostre mostre dedicate rispettivamente ai registi Francesco Rosi, e a Fritz Lang, entrambe a cura di Angelo Amoroso d’Aragona; la mostra in piazza del Ferrarese ideata e realizzata dai fotografi Pasquale Susca e Nicola Amato) anch’esse comunque degne di apprezzamento, intitolata “Scatti di cinema” a cura del valente Daniele Trevisi, nell’ex palazzo delle poste, accanto all’Università; la rassegna cinematografica dedicata all’eccellente regista scomparso Francesco Rosi. Molto apprezzati anche i documentari e i film dedicati alla disabilità e alla sessualità connessa all’handicap (tematica delicata e di rado affrontata) quali il suddetto ”The special need”, storia di un giovane uomo autistico, Enea, supportato dai suoi amici nel percorso non facile della sua “prima volta”, storia simile a quella di Francesco, ragazzo nato senza braccia, magnifico protagonista del bel film “Noi siamo Francesco”, di Guendalina Zampagni, girato in Puglia, con un ottimo cast tra cui spiccano la bravissima Elena Sofia Ricci e, per simpatia e spontaneità, oltre che bravura, l’attrice barese Mariolina De Fano. Francesco riuscirà, complici il suo migliore amico e la sua ragazza, a vivere le gioie dell’amore e vivere pienamente la sua sessualità non più con una escort (come accade per volere della madre che pensa di aiutarlo in questo modo, facendogli scoprire la sessualità ma a pagamento) bensì con una sua coetanea di cui è innamorato (e ricambiato). Di sessualità tratta anche il film, che ti resta dentro dopo averlo visionato, “Più buio di mezzanotte” di Sebastiano Riso, un film emozionante e coinvolgente con attori straordinari tra cui si distinguono per bravura: Davide Capone che interpreta magistralmente il suo omonimo, Davide, ragazzo 14enne che scappa da casa e si unisce a ragazzi che si prostituiscono, che si sentono donne in un corpo da maschio; Vincenzo Amato (suo padre nel film); Pippo Delbono (il “pappone”sfruttatore). In Davide c’è qualcosa, e non soltanto nel suo aspetto esteriore, che lo fa somigliare ad una ragazza, è un figlio-“femmina” odiato e percosso dal padre maschilista e omofobo (che gli sommistra per via endovenosa, ormoni, per farlo ”guarire”). L’istinto e la voglia di essere fino in fondo se stesso fa scegliere al teenager il parco più grande di Catania come rifugio e ”casa”: Villa Bellini è un mondo ai margini, che tutti fanno finta di non vedere ma molti, anche sposati, e apparentemente brave persone, frequentano… Davide colleziona vestiti e accessori da femminili, poster del mito vivente David Bowie, e conserva 45 giri in vinile, uno in particolare, “Amore Stella” di Donatella Rettore, soundtrack del film. Più buio di mezzanotte, ambientato a Catania, racconta l’adolescenza vera e disperata di Davide Cordova (che oggi si fa chiamare Fuxia e fa la drag queen nelle discoteche più note di Roma e frequentate soprattutto da trasgender, lgbt, gay). Uno dei film più belli del Bifest e in generale del panorama italiano recente (il film è del 2014), un film neorealista, di forte impatto emotivo. Tra i film più accattivanti e memorabili, in programmazione al Bifest, oltre al già citato ”Noi siamo Francesco”, figurano: ”Noi 4” di Francesco Bruni (il regista in sala presentava il suo film al cospetto del pubblico e del regista Ettore Scola), film girato a Roma, con un gruppo di attori (tra cui Raffaella Lebboroni, la moglie del regista, nel ruolo della zia Nicoletta) bravissimi:Fabrizio Gifuni, Ksenia Rappoport (straordinaria attrice di teatro e cinema, interprete di ben tre film nel Bifest: ”La foresta di ghiaccio”, “Il ragazzo invisibile”, “Noi 4” per l’appunto), Francesco Bracci nel ruolo di Giacomo, il figlio più piccolo della “coppia” Gifuni-Rappoport, e l’attrice emergente dotata di grande talento ed espressività Lucrezia Guidone. Toccanti e di gran pregio: “Il giovane favoloso” di Mario Martone con un meraviglioso protagonista, l’attore Elio Germano nei panni di Giacomo Leopardi, e “Senza nessuna pietà” di Michele Alhaique con un Pierfrancesco Favino in stato di grazia, in una delle sue più coinvolgenti ed emozionanti interpretazioni, egli si conferma uno degli attori più poliedrici, versatili e carismatici del cinema italiano e internazionale (solo per citare alcuni: The Chronicles of Narnia: Prince Caspian, regia di Andrew Adamson; Miracle at St. Anna, regia di Spike Lee; Una notte al museo 2 – Night at the Museum: Battle of the Smithsonian, di Shawn Levy; Angels & Demons, regia di Ron Howard).
Con grandissimo piacere e in totale accordo abbiamo accolto la loro premiazione al Bifest, miglior attore protagonista, premio Vittorio Gassman a Elio Germano, e premio Nuovo Imaie per il miglior attore protagonista a Pierfrancesco Favino. A fare incetta di premi è stata l’attrice Alba Rohrwacher: Premio Nuovo Imaie per la migliore attrice protagonista per Vergine giurata di Laura Bispuri e Premio Anna Magnani per la migliore attrice protagonista per Hungry Hearts di Saverio Costanzo. Pluripremiato il film “Anime nere” di Francesco Munzi. La giuria espressa dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici ha assegnato i seguenti premi: Premio Mario Monicelli per il miglior regista a Francesco Munzi per Anime nere. Premio Franco Cristaldi per il miglior produttore a Luigi Musini per Anime nere di Francesco Munzi e per “Torneranno i prati” di Ermanno Olmi. Il fim più commovente e di eccelsa qualità, il più bello del Bifest 2015 è senza alcun dubbio “Le dernier loup” dell’ineguagliabile maestro Jean-Jacques Annaud. Dulcis in fundo, davvero molto interessanti e sempre affollate le master classes, a ingresso libero, svoltesi nel teatro Petruzzelli, e tenute dai più grandi registi del cinema italiano e internazionale: Alan Parker, Jean- Jacques Annaud, Costa-Gavras, Ettore Scola, Andrzey Wajda, Edgar Reitz, Margarethe von Trotta, Nanni Moretti, tutti premiati (Fipresci 90 platinum award).
Durante le evening activities, le soirées al Petruzzelli, premiato invece la mattina della giornata conclusiva del Bifest, sabato 28 marzo, Nanni Moretti, a lui il Federico Fellini platinum award. Le master classes non sono state la ciliegina sulla torta, ma la torta stessa, il fiore all’occhiello, la parte più bella, di qualità, gradevole e “didattica” di tutto il Festival del cinema di Bari, edizione 2015! Per poter raccontare tutte le lezioni di cinema occorrerebbe un diario giornaliero, come nei quotidiani, o un intero reportage ad hoc, a malincuore ci limiteremo a esporvi un résumé delle lezioni di cinema di quattro dei registi da noi selezionati tra gli otto seguiti e ascoltati. Sir Alan Parker ha inaugurato, sabato 21 al teatro Petruzzelli, le lezioni di cinema del Bifest 2015. Nato come scrittore, è diventato poi regista di opere cult quali “Fuga di mezzanotte” e “The commitments”, “Birdy-Le ali della libertà”, “Pink Floyd-The Wall”, Mississippi Burning”, “Fame” (Saranno famosi), “Angel Heart”.
Parker a proposito della sua professione ha sostenuto che lui ha sempre sentito il bisogno di evolvere, sperimentare, creare progetti nuovi e originali. “I grandi registi quando invecchiano, rischiano di ripetere se stessi, non migliorano con l’età, per tale ragione ho deciso di smettere di fare cinema. Non sono andato alla scuola di cinema e la pubblicità è stato il mio esordio e il mio studio. Il mio cinema è stato la reazione all’idea francese e italiana che un regista fa un unico film pieno di variazioni. Io ho sempre voluto fare qualcosa di differente e nuovo. Odio la ripetizione e per me creatività è sinonimo di originalità e di freschezza”. Fare cinema oggi per Parker è diventato stressante e difficoltoso: ”L’ultima sceneggiatura che ho scritto è stata la cosa migliore che ho mai fatto. Non ho mai trovato i soldi per farla e, alla mia età, non ho più la pazienza e la resilienza per farlo. Oggi si pensa solo all’aspetto commerciale, l’industria cinematografica è insana, si devono accettare compromessi e trovare i finanziamenti è un’impresa ardua, tutto ciò non mi piace e non fa per me”. L’ultimo film di Parker è stato “The life of David Gale”, con Kevin Spacey, contro la pena di morte. Omologhia (perfetto accordo tra le parole e le azioni) e pura coerenza ci mostra, e Parker si appresta a vivere la sua ”terza esistenza” come pittore. Per il regista Jean -Jacques Annaud, il film è in primo luogo una storia e si ha il dovere di raccontarla bene. Anche il 3D, usato in maniera molto soft ne ”L’ultimo lupo”, va messo al servizio della storia. “La suggestione del 3D è impareggiabile, però occorre essere attenti e disciplinati quando lo si utilizza. Tanti registi oggi non amano il 3D, ma io l ‘ho scelto, per il mio film, ”L’ultimo lupo”. per creare maggiore intimità con gli animali, per coinvolgere lo spettatore in un sentimento di condivisione, o meglio, di empatia, in riferimento alle emozioni del lupo”. Per quanto riguarda se stesso dichiara: ”Io sono un bambino con i capelli bianchi sì, ma resto pur sempre un bambino e ne sono felice. Ciascuno di noi per vivere al meglio deve serbare la propria infanzia, il proprio fanciullo, dentro di sé, per sempre”. I genitori di Annaud erano estimatori del cinema italiano, soprattutto di Vittorio De Sica: ”Ladri di biciclette e Sciuscià sono stati i primi film che ho visto, io adoro Ettore Scola e visto che è qui presente in sala, gli dico, ti dico: Grazie! I miei registi prediletti e le mie muse ispiratrici sono: Alan Parker, lui tra l’altro ha fatto spot pubblicitari prima di me e da lui ho appreso tanto, sono rimasto affascinato dalla sua eleganza e incisività; Costa-Gavras al secondo posto, sono fiero di essermi ispirato a lui; e, al terzo posto, Ettore Scola, di cui ho visto tutti i film e ho amato il suo sense of humour, la sua raffinatezza”. Apprezzata e seguita con particolare attenzione la lezione di cinema proprio di Ettore Scola. Il cinema – ha affermato Scola – non ebbe inizi facili, cominciò tra grandi diffidenze. Dagli intellettuali fu accolto freddamente o con disinteresse, Majakovskij in Russia disse che non si trattava di uno spettacolo ma di una concezione di vita”. Cosa sarebbe stata la vita dunque senza il cinema? “Senza il cinema, al pubblico sarebbe mancata una fonte d’idee, di dubbi e l’umanità in toto sarebbe stata più vuota e arida. Se non avessi fatto il cinema, non so cosa avrei potuto fare nella mia vita, forse l’artigiano, avrei fatto il calzolaio o il falegname”. Ettore Scola ricorda uno dei suoi primi e più grandi grandi riconoscimenti: “Scrivevo le battute nelle sceneggiature dei film con Totò. Una volta gli lessi un copione, e il principe De Curtis rise. La sua risata fu il mio primo e unico premio Oscar”. Riguardo al futuro proprio come Parker, non è molto ottimista: “La generazione dei registi di oggi non ha modelli. Come possono i giovani d’oggi amare l’Italia? Quando io lavoravo a pieno regime, il Paese era uscito dalla guerra e dal fascismo, ed era pertanto semplice trovare i colpevoli. Oggi, invece, non c’è un solo colpevole, le responsabilità sono diffuse e di tutti. Si deve risalire a Berlinguer per trovare qualcuno, onesto e virtuoso, che possa soddisfarci ed essere un buon esempio come lui, dopo Berlinguer tutti hanno rubato, a qualsiasi orientamento politico e ideologico appartenessero e appartengano”. La guerra, il nazifascismo, li ha purtroppo vissuti in prima persona anche Margarethe von Trotta, autrice di film di successo, come “Anni di piombo” premiato a Venezia nel 1981 con il Leone d’Oro. “A Dusseldorf, a sedici anni, ‘I bambini ci guardano’ di Vittorio De Sica (1943), è stato il primo film della mia vita, guardandolo, in un’istituzione americana, ho compreso l’importanza della verità e di ciò che diciamo e realizziamo con i giovani. Questo festival di Bari ha sempre voluto i giovani come referente prioritario ed è per questo motivo che continuo ad amarlo”. Una stima, un attaccamento (al tal punto che Laudadio, sorridendo alla regista, ha proposto di omaggiarla con un virtuale premio fedeltà) che si concretizza anche nel 2015 (già avvenne due anni fa con “Hanna Arendt” ) con la presentazione proprio a Bari del recente film “The Misplaced World”. “Della guerra siamo state vittime incolpevoli anche noi stessi, i tedeschi. Io da bambina non sapevo che fossimo i responsabili della Seconda Guerra Mondiale. A casa e a scuola, ci hanno cresciuto nel silenzio, ci hanno nascosto tutta la verità: si sono dati molto da fare per tenere una generazione all’oscuro, vivevamo in una cappa di piombo. I nostri genitori erano traumatizzati così pure i nostri maestri. La nostra generazione ha capito solo negli anni ’60 cosa fosse realmente accaduto e allora per reazione molti di noi sono diventati ribelli. Io sono sempre stata una ribelle. Noi però, -a differenza dei registi italiani che, come ha ricordato Scola, sono stati spronati e motivati subito dopo la guerra a darsi da fare perché amavano il loro Paese, non abbiamo mai amato la Germania, anzi l’abbiamo odiata. I miei ricordi di Berlino erano solo le rovine, immagini di distruzione. Inoltre c’era un clima molto angosciante, disturbante, un’atmosfera di odio, di menzogne e diffidenza sconcertante”. La talentuosa e simpatica regista che si definisce non cineasta tedesca ma regista europea, ha concluso la sua master class con una battuta e, successivamente, con una frase che la rappresenta al meglio:” Non sono stata la prima regista nel cinema tedesco, ce ne sono state altre, è solo che il mio nome era il più facile da ricordare e pronunciare, soprattutto in Italia, qui Trotta è facile da rammentare e dire senza sbagliarsi”. Con un bel sorriso si congeda e saluta l’attento pubblico, dichiarando sinceramente: ”Il cinema è la mia vita”. Nemmeno conclusa la kermesse, già si è parlava del Bifest 2015 , illustrandone novità e “perle”. La settima edizione del Bifest-Bari International Film Festival – Presidente Ettore Scola, ideatore e Direttore Felice Laudadio – si terrà da sabato 2 aprile a sabato 9 aprile 2016. Al posto del consueto “Panorama internazionale” il Festival di Bari 2016 proporrà in collaborazione con istituzioni straniere un “Panorama del cinema” di un Paese europeo che includerà 12 film selezionati fra la produzione più recente, (e inedita in Italia). Dopo la fruttuosa esperienza dei quattro laboratori organizzati nel 2015, dedicati ai costumisti e alla scenografia per il cinema, la televisione, il teatro, verranno incrementati i Laboratori, il prossimo anno saranno dedicati alla formazione e alla informazione degli attori; sfruttando al meglio adeguate location, e in particolare i palcoscenici di alcuni teatri di Bari e delle città limitrofe, come il Teatro Van Westerhout di Mola di Bari, verranno organizzati seminari per “allievi”, selezionati sulla base dei loro curricula vitae, condotti da affermati registi, attori e attrici, in collaborazione con la Scuola di Cinema Gian Maria Volonté di Roma e con alcuni prestigiosi casting directors. Nessun cambiamento invece per quanto riguarda la sezione serale delle “Anteprime internazionali” al Teatro Petruzzelli con la presentazione dal 3 al 9 aprile, di ben 7 film di tutto il mondo, e in particolare degli Stati Uniti, di grande qualità e di forte impatto spettacolare, con particolare considerazione, nel corso della selezione, alle interpretazioni degli attori, alcuni dei quali verranno invitati al festival. Il Bifest del prossimo anno sarà dedicato a Marcello Mastroianni, nel 2016 ricorrono i 20 anni dalla scomparsa (Parigi, 19 dicembre 1996) e sarà fondamentalmente orientato, nelle sue diverse componenti, ad illustrare l’arte, il talento, il lavoro attoriale. Saranno infatti otto grandi attori e attrici i protagonisti delle master classes, delle Lezioni di cinema del Bifest 2016 . Attori e attrici di grande talento, successo e fama, provenienti da diversi Paesi (uno solo sarà italiano), che interverranno dopo la proiezione mattutina, al Teatro Petruzzelli, di un film che li vedrà protagonisti, a tutti gli attori – relatori verrà conferito il “Federico Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence”.
Elenco premi del Bif&st – Bari International Film Festival 2015
ItaliaFilmFest
La giuria espressa dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e composta da Franco Montini (presidente del SNCCI), Vito Attolini, Paola Casella, Francesco Gallo, Andrea Martini, Cristiana Paternò e Federico Pontiggia ha assegnato i seguenti premi:
Premio Mario Monicelli per il miglior regista a Francesco Munzi per Anime nere
Premio Franco Cristaldi per il miglior produttore a Luigi Musini per Anime nere di Francesco Munzi e per Torneranno i prati di Ermanno Olmi
per Torneranno i prati sarà premiata anche la co-produttrice Elisabetta Olmi
Entrambi i film sono stati realizzati in coproduzione con RAI Cinema rappresentata da Cecilia Valmarana.
Premio Tonino Guerra per il miglior soggetto a Marcello Mazzarella per Biagio di Paquale Scimeca
Premio Luciano Vincenzoni per la migliore sceneggiatura a Edoardo Leo e Marco Bonini per Noi e la Giulia di Edoardo Leo
Premio Anna Magnani per la migliore attrice protagonista a Alba Rohrwacher per Hungry Hearts di Saverio Costanzo
Premio Vittorio Gassman per il miglior attore protagonista a Elio Germano per Il giovane favoloso di Mario Martone
Premio Alida Valli per la migliore attrice non protagonista a Anna Foglietta per Noi e la Giulia di Edoardo Leo
Premio Alberto Sordi per il miglior attore non protagonista a Carlo Buccirosso per Noi e la Giulia di Edoardo Leo
Premio Ennio Morricone per le migliori musiche a Paolo Fresu per Torneranno i prati di Ermanno Olmi
Premio Giuseppe Rotunno per il miglior direttore della fotografia a Fabio Cianchetti per Hungry Hearts di Saverio Costanzio
Premio Dante Ferretti per il miglior scenografo a Giuseppe Pirrotta per Torneranno in prati di Ermanno Olmi
Premio Roberto Perpignani per il miglior montatore a Cristiano Travaglioli per Anime nere di Francesco Munzi
Premio Piero Tosi per il miglior costumista a Nicoletta Ercole per Incompresa di Asia Argento
PANORAMA INTERNAZIONALE
Giuria popolare
Presidente: Valerio De Paolis
Premio Internazionale al miglior regista: Louis-Julien Petit per il suo film Discount
Menzione speciale al regista Oles Sanin per il suo film Povodyr (The Guide)
PREMIO NUOVO IMAIE MIGLIORI ATTORI
della sezione ItaliaFilmFest/Opere prime e seconde
Premio Nuovo Imaie per la migliore attrice protagonista a Alba Rohrwacher per Vergine giurata di Laura Bispuri
Premio Nuovo Imaie per il miglior attore protagonista a Pierfrancesco Favino per Senza nessuna pietà di Michele Ahlaique