Thursday, December 26, 2024

Andrea Lorenzon: fare satira e informazione con i cartoons

Andrea Lorenzon

Andrea Lorenzon è il creatore di “Cartoni Morti”, canale da 1,16 milioni di iscritti e oltre 250 milioni di visualizzazioni su Youtube, seguito da 800mila persone su Facebook e da 147mila su Instagram; sul suo canale personale “Andrea Lorenzon” è seguito da 43mila persone. Nel primo, attraverso dei cartoni realizzati in computer grafica, Lorenzon si divide tra la satira politica, la parodia di alcuni personaggi famosi, la creazione di personaggi come il sindaco di Lignano e parodie come quelle di Dragonball, ma per descrivere ciò che questo ragazzo del 1989 crea con la sua fantasia non basterebbero pagine intere; nel canale omonimo, Lorenzon si mostra in viso, rendendosi quindi il protagonista principale, ma analoga è la sottile e spietata comicità con cui tratta qualsiasi argomento, che siano le situazioni politiche italiane, delle surreali barzellette o dei documentari sui luoghi da lui visitati. Nei video, comunque, l’autore e attore lancia sempre un messaggio che va oltre l’umorismo e la satira. Andrea Lorenzon è nato a Portogruaro e, trasferitosi a Treviso, ha frequentato per cinque anni l’Accademia Teatrale Lorenzo Da Ponte di Vittorio Veneto e ha lavorato come dipendente per un’azienda di grafica. “L’azienda di grafica non mi ha insegnato molto se non a odiare il prossimo”, esordisce.

Spesso nei suoi video si trovano riferimenti a fake news e negazionismi come il terrapiattismo: il suo video “Fidatevi, ho una laurea. Complottismo in breve” rappresenta la sintesi perfetta di certi atteggiamenti. Da cosa nasce quest’esigenza di confutare la disinformazione?
Il filo rosso (non lo dico in francese perché sono fiero di essere italiano ma più che altro perché non so come si scrive) che collega tutti i miei video satirici è lo sberleffo di ciò che ritengo irrazionale. Sono interessato a capire i ragionamenti logici che stanno dietro a certe convinzioni, è troppo facile dare dello stupido a chi non è d’accordo con la narrazione comune e fare un video di semplice derisione non lo trovo molto simpatico. Trovo invece stimolante trattare questi argomenti in un modo nuovo, analizzando dall’interno le convinzioni più profonde e cercando di metterle alla luce, cerco di deridere non le persone in sé ma i meccanismi che fanno presa su di loro.

Riguardo alla pandemia, ritiene che l’infodemia l’abbia fatta da padrone, lasciando libero spazio a certi atteggiamenti?
L’infodemia è un effetto collaterale di quest’era dell’informazione, a mio avviso è meglio avere entrambe che nessuna delle due. Si tratta “solo” di istruire le persone a capire come informarsi, una forma di insegnamento di cui non abbiamo sentito la necessità se non in questi ultimi decenni.

Come mai sulle questioni scientifiche si riscontrano così spesso questi atteggiamenti? Il problema sta nella scarsa chiarezza degli scienziati, dei media o negli utenti che non comprendono? Ritiene comunque che l’Italia manchi di attenzione per la ricerca scientifica e la competenza?
Il primo scoglio è non essere consapevoli di essere ignoranti in tante materie; nell’era dell’informazione si pensa di poter riuscire a informarsi da soli semplificando e banalizzando concetti che per nostra formazione personale non possiamo comprendere. Io posso permettermi di banalizzare questi concetti non solo perché sono più figo degli altri ma anche perché la satira necessita di condensare e deformare l’informazione per renderla appetibile a più persone possibili e stimolare in loro il desiderio di approfondimento. Il secondo scoglio è non avere chiara la gerarchia dell’autorevolezza; si fa fatica a dare il giusto valore alle dichiarazioni, a distinguere chi non ha titolo di studio, chi ha interessi personali (la politica) e chi ha un ottimo curriculum ma se ne esce con una teoria strampalata che trova in disaccordo tutta la comunità scientifica (è il caso principe di tante teorie complottiste, io la chiamerei la “sindrome di Galileo”). Ascoltando molti esperti attraverso i media mi sono reso conto che spesso coloro che sembrano avere opinioni divergenti dicono semplicemente le stesse cose ma in modo diverso, generando un mare di confusione. Ciò evidenzia il fatto che non tutti gli esperti hanno capacità divulgativa. In quest’era l’informazione è dominata dal potere dell’autorevolezza e quello della retorica; bisogna farli coincidere.

Nel video “Trovati un lavoro vero”, una persona che lavora in fabbrica la accusa di non fare nulla, quando in realtà uno youtuber lavora anche pensando, per poi creare dei contenuti. Per quale motivo in Italia c’è spesso e volentieri, tra gli adulti, poca accettazione del lavoro intellettuale?
Penso che l’accettazione sia relegata al contesto del lavoro intellettuale. Se dicessi che sono autore di diversi programmi Rai allora sembrerei già più autorevole. Se dicessi che scrivo film che andranno al cinema allora sembrerei quasi bravo. Ma se dico che lavoro su youtube, allora vengo trattato come un ragazzino buono a nulla. Poco importa se guadagno davvero e ho una partita iva (definizione di “lavoro vero”), si tratta di un atteggiamento irrazionale nel rifiutare ciò che è nuovo e non si capisce. Si può non apprezzare questo tipo di lavoro, come si può non apprezzare chi fa l’opinionista da Barbara D’Urso, ma non riconoscerlo come lavoro è un limite mentale.

Si considera un influencer, o non ama quest’etichetta? Cosa la differenzia da altri personaggi definiti allo stesso modo?
Per me il termine influencer non ha nessun significato lavorativo, influencer è chi ha il potere di influenzare un certo numero di persone, come fa Gerry Scotti (uno dei protagonisti di Cartoni morti, ndr), ma nessuno lo definisce con questo termine, si dice che è un presentatore. Così non si dovrebbe dire che la Ferragni è un’ influencer ma un’imprenditrice digitale nel campo della moda. Si è passati a questo termine per definire chi, non facendo qualcosa di preciso, ha radunato un grande pubblico nei social; ma anche in quel caso c’è sempre una parola più precisa per definirlo: comico, artista, fotografa, aspirante top model senza un talento particolare ma con un bel posteriore e i giusti agganci…

Lei riesce a mantenersi con il suo lavoro grazie alle sponsorizzazioni, che tipo di aziende e istituzioni la sostengono?
Mi sostengo grazie agli introiti pubblicitari derivati da youtube e dalle sponsorizzazioni di aziende di vario tipo, dai videogiochi alle applicazioni per fatturare. Cerco sempre di selezionare il tipo di azienda con cui lavorare bene, ho il lusso di poterlo fare.

Per quanto riguarda Cartoni Morti, ha dichiarato di pensare più al messaggio che alla tecnica delle animazioni. Da cosa ha preso ispirazione per la parte grafica del progetto?
Non mi sono ispirato a niente, ho cercato un connubio tra ciò che mi piace e ciò che funziona. Penso che la tecnica sia serva dello scopo per cui si fa l’opera, non il contrario.

Quanto è importante rinnovarsi nel proprio percorso, come nel suo caso si nota sia nei video, sia con la creazione del canale “Andrea Lorenzon”?
È importante in relazione a quanto il proprio lavoro sia l’espressione di noi stessi. Se lavoriamo solo per guadagnare, evolversi è importante per incrementare il guadagno. In campo artistico ci si evolve prima di tutto per rimanere coerenti con se stessi e avere soddisfazione in quello che si fa.

Come mai ha sentito di doversi mostrare al pubblico senza utilizzare i cartoni come mezzo di comunicazione per i suoi messaggi?
Per smuovere la mia vita: i cartoni ti costringono a rimanere chiuso in casa a lavorare, indipendentemente dal genere che ti venga richiesto. Utilizzare la propria persona ti consente di aprire nuove porte e vivere una vita più vivace e meno da spararsi tipo in testa.

Quanto è stato importante unire le esperienze di grafica e quelle di recitazione?
Grafica nel senso del disegno dei cartoni? Io ho lavorato in uno studio serigrafico dove facevo il grafico pubblicitario però non c’entra nulla con quello che sto facendo ora. I rudimenti dell’animazione li ho appresi da autodidatta grazie a tanti tutorial su youtube, ma non è mai stata una grandissima passione, più un compromesso per poter creare qualcosa. Penso che sapere le regole della recitazione e quelle dell’animazione sia stata la formula vincente per creare qualcosa che si distinguesse. Penso che il teatro e youtube siano due mondi difficilmente avvicinabili, c’è una reciproca diffidenza e parlano due lingue molto diverse, bisogna essere un genio come me per poterle unire in modo efficace.

Come si trova nella sua terra di origine e residenza, il Veneto?
Mi sento a casa.

Che programmi di vita e professionali coltiva?
Ho imparato a non fare grandi programmi, ho sempre idea che debba succedere qualcosa che mi stravolga la vita, magari domani mi trovano un tumore (ride, ma poi si pente di aver scherzato su un argomento così delicato e torna serio). Mi piacerebbe comprare una casa e avere un lavoro che mi permetta di fare molte esperienze.

Alessandro Cianfoni [da “Almanacco della Scienza CNR” , N. 20 – 4 nov 2020]

redazione
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Tiziano Thomas Dossena, Leonardo Campanile, LindaAnn LoSchiavo, and Dominic Campanile

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