L’unica Italia che cresce è quella che ha scelto l’estero per vivere. Lo ripete da tempo la Fondazione Migrantes e lo ha ribadito il 5 novembre presentando il nuovo Rapporto Italiani nel mondo, che da 19 anni fotografa la comunità dei connazionali all’estero, raccontandone i sogni, le speranze e – soprattutto – i cambiamenti. Una collettività che continua a crescere, come testimoniano i numeri: oggi sono 6,1 milioni i cittadini italiani residenti all’estero. Dal 2006 al 2024 la popolazione AIRE è quasi raddoppiata (97,5%) passando da 3,1 a oltre 6,1 milioni. Le donne, nello stesso arco di tempo, sono più che raddoppiate, passando da oltre 1,4 milioni alle attuali 2.961.160 (+106,3%). “Dare il dato nell’anno ci racconta poco ma ci racconta molto considerare la crescita negli ultimi 19 anni, che è stata di oltre il 97% e le donne in questa crescita hanno superato il 106%. Questo – sottolinea Delfina Licata, curatrice del Rapporto – significa che bisogna attenzionare i diversi profili che partono”. Da gennaio a dicembre 2023 si sono iscritti all’AIRE, per la sola motivazione “espatrio”, 89.462 italiani, il 54,8% dei quali maschi, il 66,9% celibi/nubili, il 26,9% coniugati/e a cui aggiungere lo 0,3% di unioni civili. È in atto un ulteriore cambiamento: i trasferimenti ufficiali all’estero, dopo la parentesi dell’emergenza sanitaria, sono ripresi. Non si è ancora arrivati ai livelli del prepandemia, con oltre 130 mila partenze per espatrio in un anno, ma da gennaio a dicembre del 2023 rispetto allo stesso arco di tempo dell’anno prima, si registra una variazione positiva del 9,1% che, in valore assoluto, è pari a 7.500 partenze. Secondo Licata si tratta di una “complessità che va raccontata e capita per mettere a punto le strategie di azione per fare in modo che la partenza non sia malata, cioè unidirezionale, ma sia ‘guarita’ dall’attenzione del ritorno. Lo Stato deve riattrarre a sé le persone che sono partite”. Il 45,5% del totale iscritti all’AIRE per solo espatrio da gennaio a dicembre 2023 ha tra i 18 e i 34 anni e un 23,3% appartiene, invece, alla classe di età immediatamente successiva (35-49 anni). La componente dei giovani e dei giovani adulti, quindi, nell’insieme (68,8%) è sicuramente interprete indiscussa dell’attuale esperienza migratoria italiana accompagnata dal 14,7% di minori (oltre 13 mila) e dal 5,5% di over 65 anni (5 mila circa). Il restante 11,1% ha tra i 50 e i 64 anni. Si tratta, cioè, di quasi 10 mila adulti maturi, qualificati o no, con titoli di studio eterogenei, respinti dal sistema occupazionale italiano e che si ritrovano a dover “giocare la carta dell’estero”, o genitori di figli in mobilità che tentano e riescono – trovando una idonea occupazione ex novo o una modalità di lavoro alternativa attraverso forme di spostamento in sedi dislocate ad esempio – un trasferimento per ricongiungimento familiare al contrario di quello solitamente concepito. In questo caso è, infatti, la famiglia di origine che si sposta nel luogo estero ricongiungendosi ai figli, e agli eventuali nipoti, precedentemente trasferiti. L’Europa ha accolto il 71,4% di chi si è spostato all’estero da gennaio a dicembre 2023 (quasi 64 mila connazionali). Gli italiani sono partiti da tutte le province di Italia e sono andati in 187 paesi del mondo, che rappresentano tutti i continenti.