di Liliana Cori e Fabrizio Bianchi
Liliana Cori e Fabrizio Bianchi dell’Istituto di fisiologia clinica ripercorrono le tappe dell’utilizzo di questo minerale, in passato usato spesso perché molto resistente e duraturo. Ma anche molto pericoloso per l’uomo. Nel 1977 è stato classificato come cancerogeno, ma già Plinio il Vecchio nel I secolo d.C., scrive a un amico di “non comprare schiavi che abbiano lavorato nelle miniere di amianto perché muoiono giovani”. Nel 1930 la Gran Bretagna è il primo Paese a difendere i lavoratori dal suo utilizzo, mentre nel 1943 la Germania è il primo a riconoscere cancro al polmone e mesotelioma come conseguenza dell’inalazione
L’amianto, dal greco “amiantos”, incorruttibile, è un insieme di minerali silicati di consistenza fibrosa, con eccellenti proprietà fisiche e meccaniche: straordinaria resistenza alla trazione, ignifugo, fonoassorbente, termoisolante, scarsa conduzione del calore, buona resistenza agli attacchi chimici. Si chiama anche asbesto, dal greco “asbestos”, inestinguibile, usato sin dai tempi antichi per farne vesti adatte alla cremazione. E proprio il prodotto più famoso fa diretto riferimento all’eternità: il cemento-amianto, brevettato come eternit nel 1901, prodotto dalla fabbrica svizzera Eternit a partire dal 1903. Si è estratto in miniere in diverse parti del mondo: la più grande a cielo aperto in Europa è stata quella di Balangero, in provincia di Torino, e l’Italia è stata uno dei maggiori produttori, con impianti Fibronit a Broni e Bari, Eternit a Bagnoli, Siracusa, Rubiera, Cavagnolo, assieme a quelli di Casale Monferrato, città simbolo della lotta contro l’amianto.
L’amianto è stato utilizzato per la coibentazione di edifici, tetti, navi, treni, come materiale da costruzione per l’edilizia (tegole, pavimenti, tubazioni, vernici, canne fumarie), per le tute dei vigili del fuoco, le stoffe per assi da stiro, ripiani dei forni, nelle auto, per corde, plastica e cartoni, e la polvere di amianto è stata utilizzata come coadiuvante nella filtrazione dei vini. Impianti industriali di tutti i tipi, in particolare le raffinerie e gli impianti chimici, sono stati costruiti e accuratamente rivestiti di amianto, che veniva distribuito a spruzzo nei magazzini, depositi carburanti, tubature: per gli operai c’era sempre un distributore spray a disposizione! Quelli che si chiamavano i “picchettini” lavoravano alle demolizioni navali rimuovendo strati di amianto con la fiamma ossidrica, nei cantieri navali sparsi in tutta Italia.
Le fibre di amianto, che possono essere 50 volte più sottili di un capello umano, sono molto pericolose per le persone che le respirano con l’aria, come minuscole lamette che si insinuano nei polmoni e si piantano nei tessuti. Nel 1977 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha classificato ogni tipo di amianto come cancerogeno per le persone: provoca, anche più di 40 anni dopo l’esposizione, il mesotelioma della pleura, l’asbestosi e altri tumori tipici.
Che l’amianto fosse pericoloso era cosa risaputa: Plinio il Vecchio nel I secolo d.C., scrive a un amico di “non comprare schiavi che abbiano lavorato nelle miniere di amianto perché muoiono giovani”. Ma è nel 1898 che il dottor Murray identifica con approccio scientifico il problema e negli anni ’40 si faranno i primi studi sistematici. Nel 1930 la Gran Bretagna è Il primo Paese a usare cautele per difendere i lavoratori dall’amianto tramite condotti di ventilazione, mentre nel 1943 la Germania è il primo Paese a riconoscere cancro al polmone e mesotelioma come conseguenza dell’inalazione di asbesto e a prevedere un risarcimento per i lavoratori colpiti. Da allora, nonostante il rischio fosse conosciuto, non solo all’interno della comunità scientifica, le fabbriche hanno continuato a lavorare e l’amianto è stato usato con misure di protezione scarse o inesistenti. Il primo Stato a bandire l’amianto fu l’Islanda nel 1983, nel 1992 l’Italia, nel 1999 l’Europa, e attualmente solo 55 i Paesi nel mondo ne hanno vietato uso e produzione.
È drammatico osservare che di solito si capisce che una persona è stata esposta ad amianto perché si ammala, che molti ammalati non erano gli operai in fabbrica, ma i familiari esposti alle fibre portate a casa sui vestiti da lavare oppure usate per pavimentare il giardino o in cucina come pannelli isolanti, o anche respirate in ambiente residenziale. Non solo, a Biancavilla in Sicilia si è scoperta una cava di un materiale sconosciuto del gruppo dell’amianto, chiamata nel 2000 fluoro-edenite, dopo aver constatato un’incidenza di mesotelioma pleurico da 20 a 40 volte superiore ai tassi presenti in aree prive di rischi.
Certo, la prevenzione è possibile e bisogna eliminare sistematicamente tutti gli oggetti in circolazione: sono 29 i settori produttivi a cui si possono ricondurre le esposizioni ad amianto, quelli che continuano a essere responsabili di 4.410 decessi all’anno tra il 2010 e il 2016, una vera strage silenziosa. Anche i problemi provocati dall’amianto sembrano possedere la sua stessa vocazione all’immortalità, compreso il labirinto giudiziario di chi deve definire responsabilità e risarcimenti, sia in sede civile che penale.
[Almanacco della Scienza 11.05.2022]