Alda Merini è nata a Milano il 21 marzo 1931 ed è scomparsa il primo di novembre del 2009 per una grave malattia.
Poetessa e scrittrice prolifica, le sue opere riflettono il suo temperamento sensibile e malinconico, con tendenza, negli ultimi anni della sua vita, al misticismo. I temi più ricorrenti nelle sue poesie sono l’amore, la maternità (ha avuto quattro figlie), il potere, la morte, la ricerca di Dio in tutte le cose e la sconvolgente esperienza del manicomio. Infatti, Alda Merini è stata ricoverata in vari luoghi di cura per dieci lunghi anni, dove fu sottoposta anche al metodo dell’elettroshock. Non a caso molte sue opere rivivono quegli anni e gli orrori dell’ospedale psichiatrico, anni che la segnano profondamente.
Fu scoperta, ancora adolescente, dal noto letterato Giacinto Spagnoletti, che pubblicò alcune sue poesie in una “Antologia della poesia italiana contemporanea”. Successivamente Vanni Scheiwiller fu il suo primo editore, seguito nel tempo da molti altri.
Terminata la difficile relazione con lo scrittore Giorgio Manganelli, frequentò altri noti intellettuali (Salvatore Quasimodo, Padre Davide Turoldo, Pierpaolo Pasolini, Giovanni Raboni tra gli altri). Nel frattempo, nel 1953, si sposa con Ettore Carniti, proprietario di vari negozi, ingrandendo la famiglia in pochi anni.
La prima raccolta di versi che la fece conoscere presso il grande pubblico fu “La presenza di Orfeo” (Editore Schwarz) seguito dal secondo volumetto “Titano” (La vita felice). Altre opere di rilievo: escono “Paura di Dio”, “Nozze romane”, “Tu sei Pietro”, sempre con Scheiwiller, “La pazza della porta accanto” con Bompiani.
Nella vita dell’autrice si alternano drammaticamente periodi d’internamento e di ritorni in famiglia. Malgrado questo cresce l’interesse per la sua produzione, fino all’importante riconoscimento del prestigioso Premio LIBREX-MONTALE (1993), con il capolavoro “La Terra Santa”.
La scrittrice lombarda, negli anni novanta viene insignita da numerosi premi, tra i quali: il Premio Viareggio (1996), il Premio Procida (1997), il Sigillo Longobardo (2002) e la Laurea Honoris Causa in “Teoria della comunicazione”, rilasciata dall’Università di Messina (2007).
Nella sua atipicità, Alda Merini ebbe molte e varie collaborazioni con artisti e cantanti (Milva, Lucio Dalla, Roberto Vecchioni, Adriano Celentano, Enrico Baj). Inoltre le sue opere sono state oggetto di letture sceniche da parte di famosi attori italiani (Mariangela Melato, Giovanni Nuti, Licia Maglietta, Nancy Brilli).
La produzione della Merini si arricchisce del genere letterario degli aforismi (“Aforismi e magie”, Rizzoli, 1999), già sperimentato con il Catalogo Generale di Pulcinoelefante, edito dall’Editore Scheiwiller: se ne contano più di cinquecento, molti dei quali illustrati dall’amico poeta e editore Alberto Casiraghi (La vita felice); inoltre, dalla sua amicizia con Arnoldo Mosca Mondadori nascono vari testi a carattere religioso (Corpo d’amore, Poema della Croce, Cantico dei Vangeli, Padre mio, con l’Editore Frassinelli).
Da ricordare anche il volume “Alda Merini”, edito da “L’Incisione”, con poesie inedite, disegni ed incisioni del grande Aligi Sassu.
Rimasta vedova, si risposa col medico Michele Pierri col quale si trasferisce per qualche anno a Taranto. Purtroppo, anche questo compagno, che si prenderà molta cura di lei, scompare ed Alda ritorna a Milano.
Nel 2010 esce postumo l’album “Una piccola ape furibonda”, in collaborazione con l’attore Giovanni Nuti, in cui anche Alda canta otto brani con l’attore.
La Merini ha vissuto gran parte della sua vita nella caratteristica zona dei Navigli di Milano, ove era molto conosciuta dagli artigiani, dagli artisti e dai molti locali che vivono in questo quartiere in cui aleggia ancora un po’ dello spirito della vecchia Milano.
Mi piace ricordare il profilo di questa grande poetessa italiana, che ho avuto la fortuna di conoscere ed anche di ritrarre in fotografia, uno sguardo che metteva in soggezione per l’intensità e la brama di conoscere l’interlocutore e il mondo.
Ricordo in un ultimo incontro in cui lei mi dedicò due poesie, che fece scrivere di pugno all’amico antiquario che ci ospitava nella sua libreria, ideandole al momento e sorridendo per questo del mio sbalordimento.