I rischi dell’eccessiva esposizione al sole sono noti, così come le adeguate precauzioni. Ma il rischio di melanoma è molto serio ed è meglio ribadire le avvertenze. Ce le ricorda Giorgio Iervasi
Con l’arrivo dell’estate il nostro umore tende a migliorare a seguito della maggiore esposizione alla luce solare che aumenta il rilascio della serotonina, un neurotrasmettitore che calma ansia e stress. I raggi solari stimolano poi la produzione di vitamina D, un ormone caratterizzato da molteplici effetti positivi, tra i quali il supporto alla salute delle ossa, e il cui apporto attraverso la dieta è talvolta insufficiente.
Anche la pelle può trarre benefici dall’esposizione corretta al sole, quali il miglioramento di malattie dermatologiche come psoriasi, di alcune dermatiti ed eczemi. Tuttavia i raggi solari possono anche diventare una minaccia e causare importanti malattie, tra cui alcune forme di tumore della cute abbastanza diffuse.
“Le neoplasie cutanee sono una delle principali problematiche sanitarie a livello mondiale, rappresentano la tipologia di cancro più frequente, con un’incidenza in continuo aumento. Le cause della loro insorgenza non sono ancora del tutto note, sembra però evidente che la patogenesi dipenda da fattori genetici, fenotipici e soprattutto ambientali”, spiega Giorgio Iervasi, ricercatore associato del Dipartimento di scienze biomediche (Dsb) del Consiglio nazionale delle ricerche, che partecipa all’Unità integrata “Melanoma e tumori della cute” (Melanoma & skin cancer unit). “Il principale fattore di rischio ambientale è l’esposizione alle radiazioni ultraviolette di tipo Uvb naturale, quelle provenienti dal sole appunto, o a quelle artificiali, ad esempio attraverso l’uso delle lampade abbronzanti”.
Alcune forme di tumore della pelle sono molto gravi. “La neoplasia cutanea con più alto tasso di mortalità è il melanoma maligno che, pur non essendo la più frequente, presenta un’elevata incidenza nella popolazione, con una diffusione in rapido aumento che riguarda tutte le fasce di età, dai giovani-adulti (fascia 20-44 anni) alla popolazione di età avanzata”, chiarisce il ricercatore. “Tendenza probabilmente dovuta all’assottigliamento dell’ozonosfera e, quindi, alla riduzione della sua azione protettiva, ma anche all’abitudine comune di esporsi in maniera eccessiva al sole”.
L’Italia è particolarmente interessata da questa problematica. “In base ai dati Airtum (Associazione italiana registri tumori) del 2017, ogni anno in Italia più di 35.000 persone sviluppano un melanoma e si registrano circa 7.400 decessi correlati”, precisa Iervasi. “Negli ultimi 10 anni i casi diagnosticati sono raddoppiati rispetto agli anni precedenti ed è ormai accertato il trend di crescita di incidenza. Fortunatamente, la diagnosi precoce del tumore e i progressi in campo terapeutico hanno portato a una sopravvivenza media a 5 anni pari a circa l’87%. Un dato confortante se si considera che nel 1940 era del 40%”.
Importante per difendersi è quindi conoscere le cause di questa patologia. “Tra le cause di questa neoplasia cutanea, oltre all’esposizione prolungata e non protetta ai raggi ultravioletti (Uv), sono il fenotipo, cioè il colore di pelle, occhi e capelli, e il fototipo, la capacità di reagire al sole”, aggiunge l’esperto. “In generale le pelli chiare dei soggetti biondi e con i capelli rossi sono più a rischio; mentre le pelli mediterranee, più scure, sono meno esposte anche se non del tutto esenti. Per tutti è importantissimo proteggersi dai raggi solari nelle ore in cui sono più intensi gli Uvb (dalle 11.00 alle 16.00), primi responsabili delle ustioni, ed evitare l’esposizione prolungata senza creme protettive, che devono avere sempre un fattore superiore a 20, ma meglio se 50 e di alta qualità, ripetendo l’applicazione ogni 2-3 ore e stando attenti a coprire ogni angolo di cute anche il più difficile a essere raggiunto o quello considerato meno importate. Non ci sono parti del corpo immuni: vanno protette tutte, ad esempio le orecchie sia pure con attenzioni diverse. Il fattore più importante per lo sviluppo in età adulta del melanoma sono proprio le ustioni solari riportate da piccoli. I bambini, prima dei tre anni non andrebbero esposti alla luce diretta dei raggi solari, tanto meno per tempi prolungati, dai tre anni in su si raccomanda un fattore di protezione non inferiore a 50”.
Anche l’abbigliamento e altri dettagli vanno curati .“Talvolta è necessario coprire le pelli più sensibili con magliette scure, parei dai colori accesi, cappelli a tesa larga e occhiali da sole di buona qualità. Gli indumenti chiari hanno in genere minore capacità di intercettare i raggi Uvb. In alcuni Paesi particolarmente a rischio di tumori cutanei come l’Australia, sono in commercio indumenti con un indice di protezione solare certificato”, conclude il ricercatore. “Occorre infine sfatare alcune opinioni comuni. Dobbiamo ricordare che una percentuale fino all’80% dei raggi ultravioletti arriva anche in caso di cielo nuvoloso. L’ombrellone esercita una protezione minore di quanto immaginiamo. Infine, in caso di ustioni occorre applicare creme lenitive ed emollienti e, nei casi più severi con formazione di bolle, si deve consultare un medico che valuterà l’uso di farmaci antistaminici o cortisonici”.
Per saperne di più: https://www.cnr.it/it/comunicato-stampa/10700/tumori-della-pelle-nuova-luce-sui-processi-molecolari
Almanacco della Scienza N. 15 – agosto 2022