Elena ha una casa accogliente.
Il tragitto che mi porta di mercoledì con una camminata dal mio quartiere in centro, dove si trova l’appartamento di Elena, è piacevole. Finora sono stata fortunata; nonostante le temperature invernali, mi hanno accompagnata sempre mattinate di sole.
A casa di Elena, salendo le scale che portano da lei, assaporo l’odore del caffè delle dieci e mezza che condivido poi con le amiche prima di incominciare la lezione di teatro.
Perché, sì, il motivo per cui ci si ritrova in quella casa accogliente è proprio l’esercizio di lettura e di interpretazione di testi che ci sottopone Sasha, la nostra maestra.
Spesso mi guardo intorno, muovo gli occhi fra la trasparenza dei vetri appoggiati su muri, mobili e anfratti, pronta a rituffarmi nel testo su cui la regista del piccolo gruppo di donne fa lavorare.
Sasha, oltre ad essere un’attrice, è una maestra dotata di straordinaria capacità maieutica; Sasha ci aiuta a ritrovare in noi stesse capacità espressive inesplorate e a trarle fuori dalla nostra anima. Sa guidare, suggerire, “spingere” le resistenze di ognuna; non dà tregua. Fa prendere consapevolezza delle potenzialità di ognuna. Rabdomante in cerca d’acqua, saggia il terreno su cui mette calzari alati. Così solleva, liberando da titubanze e refrattarietà.
Muove gli occhi e la parte superiore del viso che si lasciano intravvedere dalla mascherina. Ti regala, il suo volto, l’ologramma di quello che diventerai nell’intonazione, nelle espressioni che puoi immaginare attraverso le parole che reciti, leggendo e staccando improvvisamente lo sguardo dal testo.
Ma come sente il corpo una battuta, una parte, un personaggio? Sasha socchiude gli occhi, porta la mano su una tempia, dice che devi immaginare la situazione e, se essa non è chiara all’ interno delle parole che emergono nel testo, trovare in te stessa la possibile soluzione, riflettere, darti una raffigurazione mentale di quanto la battuta suggerisce. Il che non è semplice se non provi a creare un asse dialogante mente-corpo, in ascolto l’una dell’altro.
Si deve, insomma, essere in grado di “Scorporarsi”, in buona percentuale, ed entrare in tralicci di muscoli, ossa, organi, pelle nuovi, lasciandosi alle spalle il mondo che costruisce la propria quotidianità. Non si è soli, quando ci si deve lanciare in caduta libera. Il gruppo offre soluzioni, congettura, si anima anche quando entrano in campo sentimenti contrastanti nel dovere sostenere una parte che lascia scoperti, indifesi, perché, come dice Sasha, non cadi nel vuoto, sotto di te si apre un telo che ti sorregge: noi tutte insieme.
Provi e riprovi la battuta, ascolti i suggerimenti di Sasha, fino a che ti lasci andare al tuo battito, come un fluire d’ acqua silenzioso.
Lì ti fermi, respiri, senti che ti muovi in un sentiero non più estraneo. Cammini sicura mentre Sasha ti guarda divertita, soddisfatta, come un demiurgo che ha soffiato vita sulla sua statua.Sulla via del ritorno, ti senti leggera, viva. Senza timore ti risintonizzi nelle frequenze consuete.
Marina Agostinacchio