Di Chiara Zaccherotti
“Se a Ray Charles bastava una vecchia canzone per farsi tornare in mente la dolce Georgia, le suggestioni che si scatenano con “l’artigiano che non ha niente da dire, ma che sa come dirlo” sono innumerevoli e ancora oggi vive in tutto il mondo.
Federico on my Mind è il titolo della mostra con cui, nell’ambito delle commemorazioni del ventennale della sua scomparsa, Federico Fellini approda a New York sulle tele dell’artista Annamaria Suppa che ne celebra non solo il genio, ma anche le emozioni che i suoi film hanno saputo suscitare”. A scriverne è Chiara Zaccherotti su “La voce di New York”, quotidiano online diretto da Stefano Vaccara.
“Divisa nella vita così come nel lavoro tra Bari, Roma e New York, Annamaria Suppa ha dato vita a una serie di tele ispirate ad alcuni dei film del celebre regista riminese e fino al 13 dicembre in esposizione nei locali newyorchesi dell’Italian Trade Commission, grazie alla co-organizzazione dell’evento con l’Istituto Italiano di Cultura.
L’idea di una mostra su uno dei più grandi maghi della pellicola è nata in occasione dell’edizione 2012 del Bari International Film Festival (il BIF&st), la settimana di proiezioni cinematografiche che ogni anno prende vita nel capoluogo pugliese.
“Lo scorso anno – ci spiega Annamaria Suppa – durante i saluti finali del festival fu annunciata la tematica cui sarebbe stata dedicata l’edizione 2013, ovvero un omaggio a Federico Fellini in occasione del ventennale della sua morte. È stato in quel momento che, ripensando ai suoi film, ho avvertito il desiderio di realizzare una mostra in suo onore”.
L’artista si è dunque da subito cimentata nell’impresa, munendosi di tutte le sue pellicole (crede di averle collezionate e viste praticamente tutte) e lasciando che le emozioni scatenate dalla loro visione si traducessero in tratti colorati e dessero vita alle opere.
“Ho cominciato a dipingere basandomi sulle emozioni che la regia di Fellini mi aveva suscitato – spiega – ma ho voluto interpretare i suoi film a modo mio, esponendo la mia sensibilità”.
Otto e mezzo, I clown, La strada, Le notti di Cabiria, La Città delle donne, La Dolce Vita: con Federico on my Mind lo spettatore si trova coinvolto in una serie di tele che, attraverso un gioco di forme e colori, riesce ed evocare anche il sonoro di quelle pellicole tanto familiari. Ecco che Anita Ekberg, raffigurata nel dipinto Marcellooo (nella foto in apertura), sembra realmente gridare “Marcello, Marcello!”, con quell’accento che tanti ha saputo ammaliare. O Cabiria, la donna di strada ingenua e sfruttata, il cui dramma e la vergogna di una vita fatta di “diavoli” avvolge lo spettatore direttamente dalla tela. E ancora, la parata finale di Otto e mezzo con tutti i personaggi, Gelsomina su La Strada che è diventata il suo mantello, o i cappelli del Maestro la cui fama è riuscita ad attraversare generazioni e generazioni. Tutto sa di Federico.
La mostra, racconta l’artista, è stata presentata in anteprima a Bari lo scorso marzo, in occasione dell’edizione 2013 del BIF&st, per poi essere esposta in modo stabile all’hotel Palace di Bari e riallestita, solo con undici delle opere che la compongono, per il pubblico newyorchese. Con la curiosità di vedere cosa riuscirà a suscitare qua, oltre oceano, dalla parte opposta rispetto a dove è stata concepita, immaginiamo che l’universalità con cui da sempre si è espresso Fellini possa facilmente raggiungere anche un pubblico che l’ha vissuto indirettamente e che l’immediatezza con cui l’artista ce lo presenta possa facilitare la trasmissione di questo messaggio tanto genuino e reale, quanto raffinato.
L’opera preferita di Annamaria Suppa è l’installazione che l’artista ha deciso di posizionare al centro della stanza che ospita la mostra, una sorta di saluto di benvenuto per chi vi accede. “La mia opera preferita – confessa – è l’installazione: la testa con il cappello e il groviglio di pellicole. La testa con il cappello, che dalle sembianze dovrebbe evocare nell’immaginario collettivo Federico Fellini, dovrei essere io, avvolta da un intreccio di pellicole”.
Già, perché come diceva Fellini, e così hanno voluto omaggiarlo gli amici dell’Italian Trade Commission citandolo su una delle colonne presenti nella sala, “The artist is the medium between his fantasy and the rest of the world””. (aise)