Recenti studi scientifici hanno dimostrato che gli animali da compagnia inducono nell’essere umano uno stato di gioia e di benessere generale che comporta una serie di modificazioni fisiologiche altamente benefiche come l’incremento dell’attività metabolica, la riduzione della pressione arteriosa, l’aumento delle difese immunitarie, una certa facilità di guarigione dalle malattie infettive, il rallentamento del ritmo cardiaco-respiratorio. La Pet Therapy, approvata in Italia nel 2003 dal Ministero della Salute, si è dimostra altamente positiva soprattutto nelle patologie a carattere psicologico e deambulatorio. Negli anziani in particolare afflitti da disabilità e solitudine l’avere un amico animale determina risultati davvero sorprendenti. Un netto miglioramento dell’umore, un corpo più tonico, ridotti livelli di stress e insonnia, meno depressione e irritabilità ed una mente più giovane e attiva. E questo grazie al fatto che il legame che ci lega al nostro “amico animale” stimola notevolmente i livelli di ossitocina, un ormone importantissimo che viene prodotto dal cervello e che è responsabile della felicità e dell’amore.
Cani, gatti, conigli, cavalli, delfini possono avere una grande influenza nel trattamento di vari disturbi organici. Nell’antichità gli animali godevano di grande rispetto e devozione. Ippocrate, famoso medico greco, consigliava addirittura la vicinanza di un cavallo per combattere l’insonnia e lo stress. In Egitto i faraoni veneravano il cane che veniva associato al dio Anubis, protettore della medicina. Nel XVIII sec., in alcune case di cura della Gran Bretagna venivano utilizzati piccoli animali per alleviare le sofferenze dei malati mentali. In Germania dopo la prima metà del 1800 si utilizzavano animali per trattare l’epilessia. Infine nella prima e nella seconda guerra mondiale si fece ricorso spesso a questa terapia per curare i soldati dall’ansia e dalla depressione post-traumatica. La pet therapy fu attuata per la prima volta nel 1960 dal neuropsichiatra americano Boris Levinson che aveva notato una maggiore facilità comunicativa in un bambino autistico in presenza del suo cane Jingles. Il termine inglese pet therapy sta ad indicare l’utilizzo degli animali nel trattamento delle disabilità psichiatriche, fisiche e comportamentali. In Italia grazie all’approvazione ufficiale di questa terapia è possibile usufruirne in alcuni reparti ospedalieri e in moltissime case di riposo. Un valido esempio è dato dall’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze che ha dedicato un intero programma settimanale per facilitare la socializzazione del bambino soprattutto quando a causa di una grave malattia l’animale rappresenta l’unica fonte di gioia e speranza.
Gli animali apportano all’uomo innumerevoli benefici. Facilitano il rilassamento fisico e mentale liberando l’individuo dallo stress e dalla tennsione emotiva. Aiutano ad alleviare ansia e depressione e riducono il battito cardiaco. Stimolano l’attenzione, la memoria e il buonumore. Forniscono un valido supporto emotivo nei casi di angoscia e disperazione profonda come nel caso della morte di una persona cara. Facilitano l’apprendimento di modalità nuove di comportamento e di percezione del mondo esterno. Favoriscono la comunicazione e l’interiorizzazione del senso di responsabilità verso il mondo circostante. L’animale è molto importante nella crescita del bambino poiché attraverso il gioco si incentiva la spontaneità, la fantasia e l’accettazione di chi è diverso. Il bimbo giocando esprime le emozioni più profonde e arricchisce l’espressività tattile e gestuale. Il legame che ci unisce ad un animale stimola anche l’apertura ai rapporti sociali aiutando chi ha problemi di concentrazione, di timidezza e mancanza di autostima. Crescere un cane dona un senso di fiducia e di responsabilità. Stimola l’attenzione verso i bisogni del cucciolo accelerando così la maturazione psicologica ed emotiva del bimbo o del ragazzo.
La pet therapy dopo il 1970 si è diffusa rapidamente in tutto il mondo e diversi ricercatori hanno continuato l’opera di Levinson. Samuel A. Corson ed Elizabeyh O’Leary Corson hanno condotto vari esperimenti su pazienti che presentavano varie problematiche nell’esprimere le proprie emozioni mentre Erika Friedman sosteneva che la compagnia di un animale può aiutare un paziente infartuato nella convalescenza. Il semplice accarezzare un cane riduce notevolmente la pressione arteriosa e regola la frequenza cardiaca. Quindi la sopravvivenza nel caso di patologie coronariche risulta facilitata dalla presenza di un amico a quattro zampe. Deborah Wells, ricercatrice della Queen’s University di Belfast, dopo vari esperimenti, era giunta addirittura alla conclusione che chi possiede un animale ha uno stato di salute migliore di chi ne è privo. Avere un cane infatti favorisce l’attività fisica anche per chi per lavoro o perché anziano ha pochi momenti da trascorrere all’aperto. Avere un pet ci spinge a uscire di più, ad incontrare amici e conoscenti, ad avere uno scambio emotivo continuo con un essere vivente che ci chiede solamente di ricambiare il suo amore rafforzando notevolmente la stima e la fiducia in se stessi.