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Molière un genio, la pièce teatrale una noia.

Cesena , Teatro Bonci, in scena per la stagione 2018/ 2019 , La scuola delle Mogli di Molière, (1658), pseudonimo di Jean Baptiste Poquelin nato a Parigi il 15 gennaio 1662 e morto a Parigi il 17 febbraio 1673, perla autoriale della commedia francese insieme a Corneille e Racine.
Una infanzia costellata di lutti e tragedie familiari, unica gioia lo zio che lo portava al Pont Neuf e all’Hotel de Bourgogne a vedere le commedie italiane e le tragedie dei comèdien.
Frequentò il Collège di Clermont dei Gesuiti, imparò il latino e l’arte della retorica, un collegio importante per diventare come il padre tappezziere del Re.
Finiti gli studi di diritto comincia a frequentare ambienti teatrali, conosce il famoso Scaramuccia (Tiberio Fiorilli, amatissimo attore brillante italiano)
Si innamora di una giovane attrice Madeleine Béjart, rinuncia alla prestigiosa carica di tappezziere del Re e fonda con lei una compagnia teatrale.
Gli inizi non furono molto promettenti tanto che Molière fu arrestato per debiti, liberato grazie all’intervento del padre lavorò come attore ambulante con alcune compagnie, diventandone poi direttore.
Questo girovagare gli insegnò i gusti del pubblico e cominciò a scrivere farse e commedie e rappresentò alcuni suoi lavori al cospetto del Re Luigi XIV.
Fu un susseguirsi di successi dal Malato Immaginario a La scuola dei Mariti e La scuola delle Mogli, Il Tartufo, l’Avaro, morì di tubercolosi.
Perché la noia per un testo basato su equivoci, battute fulminanti e uno sviluppo ritmico e piacevole?
La scenografia “povera” il Teatro “povero” in voga tra molte grandi e piccole produzioni, non concentrano l’attenzione sul testo assolutamente geniale ma come si suol dire anche l’occhio vuole la sua parte e gli attori vestiti con tessuti da tappezzeria inguardabili, che non inficia la loro bravura, non rende giustizia all’epoca in cui è stata scritta la commedia.
Unica scena: una casina rotante, inconcepibili le luci da discoteca per vivacizzare un’atmosfera di ansia, di passione di azione, i balletti e alcuni cenni a canzoni recenti lasciano perplessi.
La scuola delle Mogli un” Je accuse” alla morale dell’epoca che fu contestata dai rigoristi cattolici, si pone oggi in modo attualissimo e con le stesse tematiche: Arnolfo tradito dalla moglie, prende in casa sua Agnese ragazza innocente e povera con lo scopo di educarla ad essere una donna ignorante e dedita solo agli uffici di sposa, madre e moglie!
Crisaldo suo amico, cerca di dissuaderlo, Orazio giovane figlio di un altro suo amico si innamora perdutamente di Agnese e non sapendo che il suo tutore è Arnolfo, si confida proprio con lui.
Arnolfo furioso, rimprovera i suoi servi per aver premesso ad un estraneo di conoscere Agnese e chiede alla suddetta cosa pensi del ragazzo, lei candidamente confessa di amare il giovane Orazio, Arnolfo decide che è ora di sposare la sua protetta la istruisce con un manuale per mogli perfette.
Agnese invece continua una corrispondenza amorosa con il suo amato Orazio che riesce ad entrare nella sua stanza e la rapisce credendola prigioniera del suo tutore carceriere ma non ha capito che è proprio Arnolfo suo amico, il “guardiano” della ragazza.
Colpo di scena, Orazio viene a sapere che il padre Oronte vuole dargli in moglie la figlia di Enrico, cognato di Cristaldo e, disperato, supplica Arnolfo di fare cambiare idea all’amico, Arnolfo invece parla a favore delle nozze, Agnese si scopre essere proprio la figlia di Enrico, ritornato dall’America e potrà infine sposare l’amato Orazio.
Una commedia sottile, ricca di humour e visti i tempi che corrono maschilisti e misantropi, attualissima, peccato ripeto che una commedia così geniale sia stata in modo confuso, ma solo nella messa in scena, riadattata in modo così poco consono all’epoca regalandoci un’ora e trentacinque di vuoto scenografico.
Con la regia di Aturo Cirillo, anche interprete di Arnolfo, Valentina Picello alias Agnese, Rosario Giglio è Crisaldo amico di Arnolfo e nel doppio ruolo di Alain servo di Arnolfo, Maria Pizzigallo è Georgette serva di Arnolfo, Giacomo Vigentini è Orazio innamorato di Agnese.
Scene di Dario Gessati costumi di Gianluca Falaschi, Luci Camilla Piccioni ,Musica Francesco De Melis, la produzione è Marche Teatro – Teatro dell’Elfo – Teatro Stabile di Napoli- Teatro Nazionale.

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