Articolo di Marina Agostinacchio
Ore 17. Casa Ellero – Ammanati di Padova apre la porta agli amici per un insolito pomeriggio.
Protagonista dell’evento è Anton Čechov. Gli dà voce, pensiero e corpo, l’attore francese Français Kahn portando in scena La signora col cagnolino, un testo del 1899, racconto della fase della maturità letteraria dell’autore russo.
L’attore, nella magia del silenzio circostante, avanza in uno spazio della casa adibito a proscenio, accende una candela posta su di un piccolo comò. Inizia con un monologo-dialogo a narrare una storia qualsiasi, una storia come tante.
In una scenografia essenziale, un tavolo, una piccola tovaglia, un telo, una mela, Français dà movimento all’ “azione fisica” ed emotiva, in una organicità tra elementi esterni e tangibili del suo corpo e una vibrazione intima, attraverso cui ci fa “sentire” , cogliere l’opera di Čechov in tutto il suo fascino.
Lo spettatore è particolarmente coinvolto nella scena, così dentro ad essa, pur mantenendone una sottile distanza ad opera dell’attore che tiene conto di quello scarto tra sé e chi assiste allo spettacolo con espedienti psicologici, frutto di sapiente esperienza di anni di lavoro; la voce avvolgente, mai gridata, gli occhi mai veramente fissi sullo spettatore.
Riusciamo, anche chiudendo le palpebre, a leggere nelle parole e nel gesto discreto e forte dell’attore, fine interprete della storia, la semplicità, il realismo della relazione dei due personaggi, Dmitrij Gurov e Anna Serge’evna.
Ripercorriamo il testo scritto dell’autore russo, senza tradimenti di sorta. Le righe, per chi ha letto il racconto, scorrono nella voce e nel movimento, in una tensione e in una concentrazione che rimbalzano in un fluire di occhio e anima tra attore e pubblico.
Cerchiamo un esito compiuto alla vicenda dei due protagonisti, ci aspettiamo che avvenga qualcosa di definitivo, che assolva o punisca in un giudizio finale la coppia di amanti portati sulla scena. E se da un lato ci viene confermato il pensiero di Čechov della insensatezza ed incompiutezza delle azioni e delle emozioni umane, riusciamo, al termine della rappresentazione, ad avvertire l’istintiva poesia del dramma esistenziale di noi tutti proprio attraverso quella voce, quella percezione interna quasi “invisibile” regalateci dal tratto gestuale di Français.
L’occasione per un ultimo pensiero è suggerita da una riflessione sul ruolo dell’attore e sull’autore dell’opera, colti in una simbiosi di forte impatto emozionale, dove la felicità del “dire” e dell’agire, il luogo d’elezione di chi recita, divengono lo scrigno segreto dato in dono allo spettatore.
Operazione riuscitissima, quella del nostro pomeriggio, per l’alchimia di voce e luogo prescelto all’azione scenica, una casa che accoglie e realizza l’idea, cara già nel ‘400 italiano, di far vivere l’arte entro mura domestiche.
La serata infine prosegue poi con tè aromatici e marmellate speziate, nonché con un’autentica insalata russa!