A mio avviso, Whiplash è uno di quei film che andrebbero proiettati in tutte le scuole di cinema (e non solo). È un progetto ambizioso firmato da Damien Chazelle, direttore che già aveva fatto parlare di sé al Festival di Torino del 2009 con Guy and Madeline on a Park Bench.
La storia narra dell’incontro casuale tra Andrew (un eccezionale Miles Teller), giovane batterista newyorkese, e Terence Fletcher (interpretato da un vigoroso J. K. Simmons), un sergente di ferro travestito da insegnante nel conservatorio di Manhattan. Da qui una completa discesa nei meandri dell’alienazione: il ragazzo, in preda ad un timore a dir poco reverenziale, spinge il suo stato psicofisico allo stremo delle sue energie oscillando su un baratro oscuro, un baratro che altri suoi colleghi avevano percorso con poca fortuna.
In questo lavoro, tuttavia, la musica resta il centro dell’esposizione filmica. Ed è ciò che rende speciale tutta l’opera di Chazelle. L’autore, difatti, non confonde la morale con le percussioni della batteria di Andrew. Piuttosto, fa sì che la morale stessa segua il ritmo frenetico delle mani insanguinate di un giovanotto tanto volitivo quanto profondamente frustrato. Ed è a quel ritmo che si ispira l’intera regia: una direzione sublime che fa del dettaglio e della velocità la sua vera forza; splendide sono le riprese della sofferenza del giovane batterista che scandiscono ogni minuto della pellicola. Perfetto il montaggio (assolutamente non facile per un film del genere) ed encomiabile la fotografia per i solenniinterni.
Whiplash merita tutti i premi vinti: un movie da vedere assolutamente. Il talento, si sa, va premiato.