Site icon L'Idea Magazine

Voglio soltanto le ossa

photo © Francesco Girardi di Studio Kiwi

Di Isabella Rossiello

Se teatro vuol dire emozione, il regista Giacomo Garaffoni ha centrato in pieno il suo obiettivo.
Un sogno, un desiderio, un incubo, un ricordo, una presenza.
Tratto da una storia vera accaduta a Cesena, una madre sogna di ritrovare la figlia Cristina Golinucci, sparita nel nulla il primo settembre 1992, un sogno pieno di dolcezza e pietà, in silenzio la madre pulisce dalla terra e dal sangue il cadavere della figlia.
Fondo scuro e luce su due figure, una stesa sul pavimento coperta da un telo scuro e sporca, l’altra con un secchio e uno straccio.
I movimenti sono pazienti, teneri, dolci.

Voglio soltanto le ossa. Giacomo Garaffoni. photo© Francesco Girardi di Studio Kiwi

Livia Rossi è Cristina, una ragazza che andava in chiesa, una ragazza come tante, che viveva i suoi ventuno anni con gioia e diventata invece solo una   foto in tutta Italia, in molte trasmissioni: “Scomparsa”.

Voglio soltanto le ossa.
Livia Rossi photo© Francesco Girardi di Studio Kiwi

Il desiderio della madre, l’attrice Alice Torriani dolce, determinata ma forse ormai sfiduciata, il cui unico rimpianto è almeno avere un corpo su cui piangere.
Il ricordo è un salotto bianco, quasi l’iconica rappresentazione di un aldilà in cui irrompe il rumore angosciante della macchina di Cristina nel tragitto da casa al convento dove arriva e dove sparisce.
Un rumore quasi di tempesta, un vento furioso sottolinea le scene dove madre e figlia litigano, si abbracciano, giocano…ah quel piatto rotto dalla madre, il gioco del nascondino un gioco che purtroppo è diventato incubo.
La presenza di Cristina è follemente reale, chi l’ha uccisa, dove sono i suoi resti?
Chi l’ha rapita? Chi forse l’ha violentata?
Un femminicidio oscuro pieno di ombre, sospetti con un colpevole? Forse.
La disperazione di questa madre è uguale a quella di tutti i genitori i cui figli muoiono in circostanze feroci.
La voce narrante di Enzo Vetrano è quasi priva di emozione, racconta, dice, ed è infatti nella “mission” del regista, non giudicare, non condannare, non c’è pietà o perdono solo dolore ed è quello che il pubblico ha sentito in modo profondo come se Cristina fosse la loro figlia, la loro sorella.
Buonanotte Cristina, Buonanotte Mamma.

Una produzione ERT al teatro Bonci, con il supporto dell’Associazione Penelope Onlus Italia.
Questo magnifico pezzo teatrale è stato coadiuvato da personalità professionali come
Sofia Rossi: scene
Luci: Uria Comandini
Progetto sonoro: Massimo Nardinocchi
Assistente alla regia: Virginia Landi
Video e foto di scena: Piero Tampellini e Francesco Girardi.

Exit mobile version