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Vivere in questa natura (il Parco Nazionale dell’Abruzzo) è l’anima dei miei romanzi… Intervista esclusiva con Maria Elisabetta Giudici

Intervista di Tiziano Thomas Dossena

Maria Elisabetta Giudici è nata a L’Aquila ma è vissuta a Roma. Di professione architetto, il suo primo romanzo, Il re di carta, edito da Lit Emersioni, ha vinto il premio Histonium 2019. Con il secondo romanzo La foresta invisibile, edito da Castelvecchi, ha vinto il premio Acqui Terme 2020, il premio inediti Etna Book 2020 e il premio Pegasus Cattolica 2021.

L’Idea Magazine: Buongiorno Betta (questo è il nome che usa con gli amici). Ti ringrazio per averci concesso questa intervista che metterà luce su di te e sui tuoi romanzi. Tu sei un architetto che si occupa principalmente di ristrutturazioni. Come sei arrivata alla scrittura di romanzi? Da quanto tempo hai scoperto questa tua passione?
Maria Elisabetta Giudici: Buongiorno a voi. Ho scoperto questa mia passione da soli tre anni, un giorno mentre tentavo di scrivere un sogno che avevo fatto qualche anno fa. Parola dopo parola è nato un romanzo di 200 pagine. Mi sono divertita e ne ho scritti altri due. Il quarto è in cantiere.

L’Idea Magazine: “Il re di carta” è il tuo romanzo edito da Lit Emersioni. Che cosa ti ha ispirato a scrivere questo tuo primo libro?
Maria Elisabetta Giudici: Questo mio primo libro è proprio il sogno che cercavo di scrivere. Abito in una zona d’Italia che nel 1800 è stata fortemente colpita dal fenomeno dell’emigrazione. Ho voluto proprio scrivere degli abitanti di questa zona, siamo vicinissimi all’abazia di Montecassino, distrutta durante la seconda guerra mondiale. Il libro parla di due emigrati, uno negli Usa l’altro in Nuova Zelanda, i cui nipoti tornano in Italia in cerca delle proprie radici.

L’Idea Magazine: Potresti darci una breve sinossi de “Il re di carta”?
Maria Elisabetta Giudici: Certamente. È il 1861. Cesidio e Mario, pastori in Terra di Lavoro, sono incaricati in gran segreto dall’Abate di Montecassino di consegnare al Re Francesco II di Borbone una preziosa scatola, fondamentale per la salvezza del Regno delle Due Sicilie. Il piano non andrà nella direzione prevista. Si evocheranno dunque storie antiche di briganti, di emigrazioni, di terre lontane, di viaggi, di tesori nascosti, di felicità e delusioni. In mezzo alle turbolenze della Seconda Guerra Mondiale, Margherita, battagliera e consapevole e Dwight, irriducibile sognatore, accompagnati dalle loro insoddisfazioni raggiungeranno l’Italia da mondi lontani per rintracciare la preziosa scatola. Sulle tracce del proprio passato, alla ricerca del senso della propria esistenza, si sfioreranno appena senza riuscire a conoscersi, in un viaggio nei luoghi delle loro origini, vittime inconsapevoli di eventi tragici e coinvolgenti.

L’Idea Magazine: Il tuo secondo romanzo, edito da Castelvecchi, ha vinto il premio Acqui Terme 2020, il premio inediti Etna Book 2020 e il premio Pegasus Cattolica 2021. Grandi risultati di critica, quindi. “La foresta invisibile” è anch’esso ambientato nel passato storico, cioè nel 1900. Fai molte ricerche prima di creare queste tue ricostruzioni storiche?
Maria Elisabetta Giudici: Assolutamente si. Cerco eventi e persone. Il romanzo storico richiede precisione e rigore. Mai sbagliare qualcosa nel romanzo storico. Si diventa immediatamente inattendibile.

L’Idea Magazine: Potresti darci una breve sinossi anche de “La foresta invisibile”?
Maria Elisabetta Giudici: Una preziosa collana di corallo, dono d’amore di un pescatore siciliano alla sua donna, arriva, dopo un viaggio di cent’anni attraverso l’Europa, in una Parigi distratta dalle incredibili novità dell’Esposizione Universale del 1900, lasciandosi dietro una scia di amori travolgenti, tragiche rivoluzioni, avventure imprevedibili, vite spezzate. È in quel momento che fa la sua comparsa Giovanni che, con il coraggio dell’incoscienza, riuscirà a scrivere le pagine bianche di un oscuro complotto. Prigioniero delle sue indecisioni, incalzato dalle ombre dei suoi inseguitori, rischiando la vita e nel tentativo di prevedere le loro mosse, affronterà con astuzia e fermezza l’ansia dell’inevitabile.

L’Idea Magazine: Sei poi giunta a “I guardiani delle aquile”, il libro recentemente pubblicato da Castelvecchi. In esso ripercorri luoghi quasi ‘mistici’ per i viaggiatori, luoghi che hanno sempre avuto un grande fascino sugli italiani, vedi ad esempio i libri di Salgari. Anche tu sei sempre stata affascinata da quei luoghi?
Maria Elisabetta Giudici: Si. Luoghi magnifici e senza tempo, dove il movimento nomade è l’anima delle persone. Non un luogo ma tutti i luoghi, come territori espressivi di identità, come patria dell’anima, come tutto ciò che ci determina. Luoghi dove ci si innamora del loro muoversi tra deserti spietati e cieli di stelle, tante stelle come non siamo abituati a vedere. Luoghi dove la densità umana non esiste, dove non esiste lo sgradevole immergersi nell’eterna ripetizione di se stessi.

L’Idea Magazine: La sinossi del libro…
Maria Elisabetta Giudici: Due uomini attraversano le steppe dell’Asia centrale fino a incontrarsi, inconsapevoli comparse di una guerra di spie che, per buona parte dell’800, vide contrapporsi gli imperi coloniali di Gran Bretagna e Russia.
Tristan Ek, marinaio italo irlandese, imbarcato sul mercantile borbonico Clementina, diretto nelle Indie delle spezie, assiste impotente al misterioso eccidio dell’intero equipaggio. Inizia per lui un lungo viaggio dalla Malesia all’Uzbekistan, all’inseguimento frenetico di una promessa.
Arkadiy Makarov, ufficiale dell’esercito imperiale russo, parte da San Pietroburgo diretto in Uzbekistan, per una pericolosa missione diplomatica.
Il loro viaggio si mescolerà all’annodarsi di relazioni sorprendenti e uniche, immerso nel movimento perenne di un mondo sconosciuto, primordiale e di straordinaria bellezza, in una felicità naturale di generosa poesia.
I personaggi si muovono contaminati dalla natura predatoria di quello che fu chiamato il “Grande Gioco”, a consumare vite e a costruirne altre, tra felicità mai provate e dolori indicibili, in una terra di frontiera dalle infinite etnie.
Intorno le grandi carovane, i cosacchi, i cacciatori di schiavi e la steppa, un paesaggio immutabile, eterna preda del tragico destino di terra di conquista.

L’Idea Magazine: In che modo sta influendo sulla tua creatività e sulla tua vita un periodo come quello in cui viviamo, con il Covid19, la quarantena e l’isolamento?
Maria Elisabetta Giudici: Il Covid mi ha aiutato a concentrarmi perché siamo stati chiusi a casa per mesi. Per il resto l’isolamento e la quarantena mi hanno turbato. Io parlo di luoghi e non poter uscire per me è stato come perdere un anno di vita.

L’Idea Magazine: Vivi nel Parco Nazionale dell’Abruzzo. Quanto ti influenza la magnifica natura che ti circonda nel processo creativo dei tuoi romanzi?
Maria Elisabetta Giudici: Vivere in questa natura è l’anima dei miei romanzi. Io sono vissuta a Roma anche se non vi sono nata e penso sempre che se fossi stata in città invece che in questo paradiso non avrei potuto scrivere nemmeno una riga dei miei libri.

L’Idea Magazine: Nel Parco Nazionale gestisci anche un resort. Come ti è venuta questa idea? Sono sicuro che molti lettori italoamericani saranno interessati a saperne di più sulla ubicazione di tale resort e su ciò che offre…
Maria Elisabetta Giudici: L’idea mi è venuta perché ho una casa grande e noi, la mia famiglia, siamo in tre. Ho ristrutturato il casale dove abito e ne ho fatto un resort, frequentatissimo da emigrati in America, in Francia, in Inghilterra. Sono stati i loro racconti a riempire le pagine dei miei romanzi.

L’Idea Magazine: Hai dei progetti particolari in lavorazione dei quali vuoi parlare?
Maria Elisabetta Giudici: Sto scrivendo un quarto libro che parlerà sempre di ‘800 ma viaggerà in Africa, nel Mahgreb. È la storia di una ragazzina che parte in cerca della madre che l’ha abbandonata…ma non posso ancora parlarne troppo.

L’Idea Magazine: Se dovresti definirti con tre aggettivi, quali sarebbero?
Maria Elisabetta Giudici: Naturalista, animalista, sognatrice.

L’Idea Magazine: Sogni nel cassetto?
Maria Elisabetta Giudici: Un quarto libro migliore dei primi tre, un lungo viaggio in un territorio sconosciuto, un’opera architettonica…insomma un’utopia.

L’Idea Magazine: Se tu potessi incontrare un personaggio del passato o del presente e porre qualsiasi domanda, chi sarebbe e che cosa chiederesti?
Maria Elisabetta Giudici: Gengis Khan. E gli chiederei come ha fatto ad arrivare quasi al Mediterraneo.

L’Idea Magazine: Come passi il tempo libero?
Maria Elisabetta Giudici: Con i miei cani, in bicicletta e a restaurare mobili.

L’Idea Magazine: Un messaggio per i nostri lettori?
Maria Elisabetta Giudici: Leggete, leggete, leggete che leggere è come fare un grande meraviglioso viaggio.

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