Da tempo, vedendo il dilagare di chat per conoscere nuove persone, con le finalità più diverse su cui non mi soffermo, mi chiedevo cosa succedesse in quel mondo parallelo, per me del tutto sconosciuto e lontano, mondo parallelo così come sono ormai tutti i vari social esistenti, dove ciascuno di noi o moltissimi di noi sono presenti chi per esigenze lavorative, chi per spirito goliardico, chi per entrambe le motivazioni, insomma, ognuno per i motivi più diversi.
Ed ecco allora, una sera d’estate, decidere di voler provare a ‘entrare’ in questo mondo, per capire cosa accade, chi le frequenta, che linguaggio si usa, che messaggi si mandano. Lo spirito da reporter ha sempre la meglio su di me, la curiosità da giornalista vuole indagare e capire i meccanismi di questo mondo in cui tutto è diventato ONLINE, VIRTUALE, VELOCE.
Tempo pochi minuti e, sebbene il mio alter ego virtuale avesse dichiarato di essere lì per COMUNICARE, ecco arrivare decine e decine di messaggi maschili che tutto volevano tranne comunicare. Mi imbatto in un’umanità varia e variegata, mille volti, ognuno sicuramente con un proprio vissuto, e mi rendo conto di quanto sia diffuso quel senso di SOLITUDINE tipico del nostro tempo, quello dei millenials, cui io non appartengo per motivi anagrafici, e che certamente non amo e questa inedita esperienza ‘giornalistica’ me ne da ulteriore conferma.
Si cerca compagnia, si cerca compagnia facilmente e velocemente, per un drink per cominciare, altri sono più chiari e precisi, si chiedono altre foto e si indica che tipo di foto. Ci si aspetta risposte in tempi brevi, dove e quando.
Per stare al ‘gioco’ bisogna dare un contatto telefonico così è più ‘normale’ed ecco subito anche i messaggi telefonici: le richieste e il tono sono i medesimi, non cambia assolutamente niente.
A volte mi viene da sorridere ma in realtà mi rendo conto di quanta solitudine ci sia dietro questa ossessiva ricerca di qualcuno, per quanto riguarda sia gli uomini che le donne. Tutti cercano tutti, ma non più incrociandosi a bere un caffè o scontrandosi durante una brusca frenata del tram o magari ad una festa di amici comuni. Tutto mi sembra freddo, calcolato, forzato, virtuale appunto.
Dopo 24 ore decido che il mio spirito da ‘reporter’ ne ha fin troppo, cancello account e saluto dentro di me questa varia umanità con cui mi sono incrociata per 24 ore e qualche chiacchiera in libertà.
La mia indagine si conclude con un senso di amarezza e tristezza che mi porto ancora dentro.
Diletta M.C. Loragno