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Violenza sulle donne: studio Ipsad fa luce sul fenomeno

di Patrizia Ruscio

Il progetto rileva la diffusione in Italia di vissuti legati a episodi di violenza sulle donne di età compresa tra i 18 e gli 84 anni. Ce ne parla Sabrina Molinaro dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr che ha condotto la ricerca

Ogni tre giorni un uomo uccide una donna. Nel 2023 sono state 118 le donne vittime di violenza omicida, di cui 96 sono state uccise da un familiare, un partner o un ex partner. I numeri dipingono il quadro di una tragica piaga sociale, che non cessa di affollare gli articoli di cronaca nera. Si muore in un giorno qualsiasi della settimana, un giorno identico a tutti gli altri. Si muore dopo aver riso qualche ora prima o mentre si sta preparando la cena e qualcuno suona alla porta. Nessuna delle vittime si aspetta che sia il loro assassino. I femminicidi non si consumano solo tra le mura domestiche, avvengono anche per strada, dove le donne vengono accoltellate o colpite da un’arma da fuoco da uomini che, nella quasi totalità dei casi, non accettano il loro legittimo desiderio di svincolarsi da rapporti disfunzionali e violenti che niente hanno a che fare con l’amore.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il termine “violenza” si riferisce all’utilizzo intenzionale della forza fisica o del potere, minacciato o effettivo, contro se stessi, contro un’altra persona o contro un gruppo o una comunità, che comporta o ha un’elevata probabilità di avere lesioni, morte, danno psicologico, malformazioni o privazione (Oms, 1996). Su questa definizione si basa lo studio Ipsad® (Italian Population Survey on Alcohol and Other Drugs) dell’Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr, che fornisce una panoramica dell’estensione del fenomeno a livello nazionale e quantifica, tra l’altro, le persone che nel nostro Paese hanno vissuto episodi di violenza. “Il femminicidio è una tra le conseguenze estreme di un fenomeno noto come violenza di genere, che può esprimersi a livello intra, inter-personale e collettivo e si articola in molteplici tipologie: fisica, sessuale, psicologica e attraverso comportamenti di privazione e negligenza. Questi atteggiamenti violenti si verificano in tutto il mondo e rappresentano un fenomeno complesso e multifattoriale, che si ripercuote negativamente sul benessere psico-fisico dell’individuo”, afferma Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr-Ifc e responsabile dello studio.

La ricerca registra circa 23 milioni di persone tra i 18 e gli 84 anni che nel 2022 hanno affermato di aver vissuto episodi di violenza nella propria vita, in particolare le donne. Osservando le differenti fasce di età, emerge che sono soprattutto i più giovani ad aver subito atti di violenza, con una percentuale che sfiora il 60% del numero complessivo. Per la maggior parte dei casi si tratta unicamente di violenza psicologica, gli autori di questi episodi sono stati conoscenti o amici (37%), seguiti da familiari conviventi (28%) e non conviventi (24%). In percentuali minori si è trattato di partner, sia attuali (20%) sia passati (15%).  Sono soprattutto le donne a riferire di aver subito violenza psicologica da parte del proprio partner, in un rapporto quasi doppio rispetto agli uomini. D’altro canto, l’aver vissuto episodi di violenza sul luogo di lavoro è una condizione che riguarda prevalentemente gli uomini.

“Focalizzando l’attenzione unicamente sulla violenza psicologica, circa 22 milioni di persone riferiscono di essere state controllate, denigrate e umiliate nell’arco della propria vita, esperienze riportate soprattutto da persone di genere femminile. Il 56% delle vittime colloca l’esperienza sia nell’infanzia sia nell’età adulta e il 18% stava subendo violenza nel periodo nel quale ha partecipato allo studio. Più della metà delle persone, esattamente il 57%, ritiene che tale esperienza abbia comportato delle conseguenze nella propria vita attuale, in particolare le donne”, sottolinea la ricercatrice.

Dallo studio emerge che a subire episodi di violenza sono soprattutto donne con meno di 60 anni con un livello di istruzione medio-alto, un lavoro e un reddito medio e che sono coniugate o conviventi con il partner, oltre la metà ha figli. Sono sempre le donne (53%) a fare maggiormente le spese del vissuto traumatico, che si traduce in una minore autostima e in un più basso stato di benessere rispetto agli uomini (44%), nonché in una compromissione della qualità del sonno, considerando che il 46% delle persone che hanno vissuto eventi traumatici ha difficoltà a dormire, soprattutto le donne (51%). “Le donne che hanno subito nella propria vita episodi di violenza, sia psicologica che fisica, si caratterizzano per la presenza di uno stato di malessere generalizzato: dichiarano livelli più elevati di stress e/o difficoltà nel sonno, e una maggiore propensione all’isolamento”, prosegue l’esperta. “Un altro elemento interessante è la bassa percentuale di donne che riferisce di avere denunciato l’episodio, nonostante il forte impatto che tali violenze assumono nella gestione della quotidianità, impatto che spesso assume la dimensione di vero e proprio pericolo”. Nonostante il potenziale impatto di tale esperienza sulla propria vita, sono in poche le vittime di violenza ad aver sporto denuncia: “Analizzando le motivazioni, il 50,3% afferma che l’atto non era perseguibile per legge, il 16,6% dichiara di aver perdonato e/o giustificato il proprio aggressore, l’11,3% sostiene che non voleva pensare più all’accaduto, il 9,8% non ha denunciato per vergogna, il 7,1% per paura dell’aggressore, il 6,8% per sfiducia nel sistema giudiziario e il 6,6% per paura di non essere creduta. Dati, questi, che indicano chiaramente quanto sia importante diffondere la conoscenza del fenomeno e sensibilizzare la popolazione per contrastare le tendenze a normalizzare dal punto di vista culturale le esperienze legate alla violenza”, aggiunge Molinaro.

Nel 2022 le donne che hanno contattato almeno una volta i Centri antiviolenza (Cav) sono state 60.751 (+7,8% rispetto al 2021). Di queste, 3.979 sono state indirizzate ai Cav dal numero di pubblica utilità 1522. Si tratta, a livello nazionale, di una media di 174 donne per Cav, una ogni due giorni. Sul territorio italiano il quadro è piuttosto variegato: i Centri del Nord-ovest segnalano in media 286 donne, al Sud mediamente 82. “I dati emersi dallo studio Ipsad® confermano questo scenario: nella popolazione residente in Italia, sono soprattutto le donne a riferire il vissuto di violenza nella propria vita, sia psicologica sia fisica. Nonostante la maggior parte di esse sia coniugata e conviva con il proprio partner, rispetto alle donne non vittime di violenza si osservano percentuali più elevate rispetto a donne nubili che vivono sole”, conclude l’esperta.

[Almanacco della Scienza N.3, Marzo 2024]

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