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Venezia 2015: I verbi del Festival

A) Apparire, è il verbo clou di ogni manifestazione mondana e Venezia è anche mondana, come ogni festival importante. Vere star, starlet, gente comune, voglio ma non posso, mamme che accompagnano giovani virgulti (è un classico) tutte e tutti con una smisurata voglia di apparire. A volte è un bell’apparire, a volte penoso, gli occhi hanno un gran da fare.

B) Bistrattare un film, a volte è un gioco forzato praticato soprattutto, da giovani cineasti o semplicemente da ragazzi che frequentano le accademie d’arte o corsi di cinema. Trovarseli in coda mentre aspetti un film è qualcosa di angosciante, non sfiora nemmeno il ridicolo è proprio irritante, a tal proposito c’è la scena di Woody Allen nel film Io e Annie che è esattamente quello che sto scrivendo.

C) Ciondolare a Venezia è uno sport che fanno mestamente i cercatori di autografi (alcuni se li rivendono a caro prezzo, altri, lo fanno per un fatto meramente affettivo), oggi poi, ciondolano anche i cercatori di selfie, restano lì per ore o con il passaparola, si spostano a frotte come mosche impazzite. Ciondolano quelle e quelli in cerca del regista le/li noti…certo questo fenomeno esiste ancora, perché poi infrangere sogni?

D) Dimenticare; si, ci sono dei film assolutamente da dimenticare e altri che ricorderai per tutta la vita. Ci sono attori, a volte grandi attori e attrici dimenticati dal cinema, è il caso di Franco Interlenghi, meraviglioso interprete di tantissimi film di successo addirittura di culto come I Vitelloni di Fellini, morto proprio in questi giorni. Oggi lo si celebra ma da anni era stato dimenticato dallo star system, l’elenco però è lunghissimo.

E) Entrare alle feste, in sala, entrare nella testa del regista e cercare di capire cosa ti sta comunicando, a volte arriva a volte resta sospeso a volte è una domanda inutile.

F) Fingere di essere qualcun altro succede nella vita reale e ovviamente nei film, ci sono attori che addirittura non hanno nemmeno bisogno di fingere, semplicemente loro sono fluidamente il personaggio che interpretano, sono meravigliosi e ti trascinano in un vortice di emozioni quasi ipnotico, per citarne solo alcuni: Rober De Niro, Elio Germano, Eddie Redmayne, Tilda Swinton.

G) Giocare in francese vuol dire anche recitare, lo stesso è in inglese e tedesco, non so perché in italiano ci sono due verbi diversi, in ogni caso siamo stati dei grandi nel cinema, esempi per tantissimi registi, oggi il cinema italiano langue anche se ci sono momenti di ripresa con l’Oscar al regista Sorrentino e attori italiani che partecipano a film d’oltreoceano.

H) Hotel (lo so non è un verbo) siete mai stati in alta stagione in hotel con prezzi maggiorati? Provateci nei momenti di Festival, nota dolente, controlli zero o quasi, stanze fatiscenti a caro prezzo!

I) Inventare nuove storie è davvero difficile, sembra si sia inventato tutto, storie d’amore, western, steam punk, docu-film, tragedie, fantascienza, guerra, biografie più o meno fedeli, ogni filone ha i suoi film di culto, esistono i B movie che ricalcano storie viste e straviste, recitate malissimo girati con pochi mezzi. Qui a Venezia ovviamente c’è di tutto e la curiosità per la premiazione cresce di ora in ora.

L) Lottare per un premio vale sempre la pena, qui a Venezia si lotta per la Coppa Volpi, per il Leone alla    carriera, quest’anno giustamente dato al grande Brian de Palma, un italo americano che ha dato lustro al cinema ricordiamo film memorabili come: The Untouchable, Carrie, Scarface e tantissimi altri.

M) Mostrare alla mostra del cinema è un must, si mostrano personaggi oltre le righe, politici, quest’anno sono arrivati il Presidente della repubblica Mattarella e l’emerito ex Presidente Napolitano, si mostrano attributi fisici e attività intellettuali, si mostrano film con budget stratosferici e film quasi home made, si mostra la propria bravura o anche una mediocrità imbarazzante.

N) Naufragare, siamo a Venezia è facile che naufraghino carriere, amori, poltrone, mettersi in mostra significa denudarsi e affrontare critiche benevole e malevole.

O) Odiare un film, un regista un attore che non si concede ai fan, odiare il body guard che non ti fa entrare alla festa, l’agente dei vip che ti impedisce un selfie, una domanda al volo, si, a Venezia film Festival, come nella vita non è tutto un luccicar di stelle.

P) Partecipare anche se non si vince è importantissimo ovviamente, Venezia è una finestra sul mondo intero, il mercato del cinema è in netta ripresa, si partecipa con opere prime, con Blockbuster, si partecipa per fare carriera per incontrare, per conoscere e farsi conoscere, una grande agorà.

R) Ridere, la commedia ai festival è stranamente non dico bandita ma purtroppo poco rappresentata…che si abbia paura del famoso detto: una risata vi seppellirà?

S) Scattare foto, una volta e ancora oggi, in sala stampa è proibito anche se ora molto più tollerato, le digitali, i tablet, i cellulari, tutti diabolicamente a scattare foto per un ricordo su facebook o instagram e tantissimi altri siti social nati come funghi. Gli unici che si lamentano sono i fotografi ufficiali, quelli accreditati che con le foto si guadagnano da vivere, il photocall e il red carpet non gli permettono lo scoop, sono foto tutte uguali, prima i divi scendevano in spiaggia, si mostravano, ora sono blindatissimi, vanno a feste blindatissime, passano tra ali di body guards, vengono portati in “sottopassi” siedono in auto dai vetri oscurati…l’era dei paparazzi pare proprio tramontata.

T) Traballare sui tacchi, divertente per chi guarda meno per chi li indossa, anche le idee traballano, certezze non ve ne sono o almeno poche, alcuni film sembra che abbiano un finale, o una storia e invece traballano per mancanza di idee, di mezzi, carenza di peculiarità interpretative, traballare è facile.

V) Volare in alto o schiantarsi, volare con le emozioni che un film ti può dare, volare perché il tuo adoratissimo attore o attrice ti ha fatto un sorriso che magari non era nemmeno per te ma che importa, volare è bello.

Il nostro viaggio nei “verbi” del cinema e del Festival Venezia 2015 finisce qui, aspettando non Godot ma i vincitori, andiamo al cinema e sogniamo, pensiamo, divertiamoci e perché no, piangiamo di un pianto liberatorio.

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