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Van Gogh Alive, the Experience

Recensione di Isabella Rossiello

Bologna, chiesa sconsacrata di San Mattia,una storia intensa ed incredibile, iniziata nel 1575, nel 1799 a seguito della soppressione degli ordini religiosi voluto dal governo napoleonico, fu isolata dal convento delle domenicane, spogliata dei suoi beni e ridotta a magazzino, poi a garage, restaurata nel 1981, era considerata una sorta di pinacoteca perché all’interno custodiva tele di Tintoretto e Guido Reni, oggi la sua antica vocazione artistica è stata omaggiata dalla mostra su  Vincent Van Gogh.

Non la solita mostra ma qualcosa che prima sconcerta e poi ammalia!

Uno breve, scuro corridoio si apre sulla messa in scena del famoso dipinto La stanza di Van Gogh ad Arles, dipinta mentre era in manicomio e con una descrizione struggente scritta a suo fratello Théo del perché dei colori che ha usato: “Le pareti di un lilla chiaro, il pavimento di un rosso spezzato e pallido, le sedie e il letto color giallo cromo, i cuscini e il lenzuolo verde limone chiarissimo, la coperta rosso sangue, la toeletta arancione, il catino azzurro, la finestra verde”, per poi affermare: “Avevo voluto esprimere un riposo assoluto per mezzo di tutti questi diversi toni”.

Ci si commuove quasi, oltre alla bellezza cromatica, ci sono la semplicità, l’armonia di una personalità invece tanto inquieta, un anelare alla pace che purtroppo gli sarà negata.

Vincent Van Gogh, sottovalutato in vita e oggi amatissimo pittore, Vincent Willem Van Gogh nasce in Olanda a Zundert,  il 30 marzo 1853, autore di circa 900 opere, un padre pastore protestante molto severo, cominciò a dipingere sin da bambino ma a 27 anni iniziò la sua carriera di artista prolifico.

Lavorò per la ditta di mercanti d’arte di suo zio “Cent”  e poi alla Casa d’arte Goupil &Co.,  viaggiò tantissimo a Londra, Parigi, L’Aia, valutò di diventare anch’egli pastore, fu missionario in una zona mineraria in Belgio. Nel suo soggiorno a Londra si dichiarò a Eugenir Loyer,  figlia del proprietario del suo alloggio, lei lo respinse e Vincent cadde in una profonda crisi depressiva. Suo fratello Théo fu la sua ancora per tutta la vita, gli consiglio di iscriversi all’Accademia di belle Arti, dandogli soldi e mantendolo moralmente e fisicamente.

Si innamorò di sua cugina Kate vedova e con un figlio, la amò profondamente ma non ne fu corrisposto, ad un suo rifiuto Vincent si ustionò volontariamente una mano sulla lampada ad olio. Si innamorò di Sien, una prostituta trentenne alcolizzata con un figlio e in attesa di un altro, contrasse la gonorrea ma il suo intento era comunque di sposarla; osteggiato dalla famiglia si trasferì ad Anversa dove riscoprì Rembrandt e le stampe giapponesi che tanto amò!

Nel 1886 si trasferì a Parigi dove scoprì gli impressionisti e divenne amico di Toulouse Lautrec  e Gauguin più tardi trasferendosi al sud della Francia la sua tecnica pittorica “cambia” soprattutto nei colori che si fanno più vivaci,  il suo sole è accecante, i verdi e i blu, i gialli sono intensi e quasi violenti.

Ad Arles, Vincent trovò un po’ di pace ma per poco, con l’amico Gauguin fra bevute e visite ai bordelli, nacquero spesso diverbi fra cui quello in cui, Van Gogh si tagliò l’orecchio.

L’8 maggio 1889 il pittore decise volontariamente per il ricovero nel manicomio Saint Rémy de Provence, dimesso dall’ospedale psichiatrico si ritirò ad Auverse sur Oise qui si uccise sparandosi, morì il 29 luglio 1890, il parroco si rifiutò di benedire la salma che fu avvolta in un drappo bianco e tanti mazzi di girasoli che tanto amava, sepolto ad Auvers lo seguì suo fratello Théo appena sei mesi dopo, le due tombe sono circondate da edera!

La mostra dopo il successo riscosso negli Stati Uniti e in Australia, Russia e a Roma, a Bologna è stata inaugurata dal critico Philippe Daverio,  è patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dal  Comune di Bologna, il Direttore della Mostra è  il Dottor Enrico Fornaroli, direttore dell’Accademia di Belle Arti, e Simone Mazzarelli  della Ceo Ninetynine Società  Organizzatrice della Mostra.

Questa esibizione è una “ non Mostra” intesa nel senso classico, può affascinare o deludere, per 45 minuti  in questa meravigliosa chiesa si è letteralmente circondati, soffitto, muri e pavimento, da oltre 3.000 immagini ad altissima definizione, 50 proiettori , avvolgono lo spettatore, lo trascinano in particolari che mostrano la pennellata irrequieta di Van Gogh, dettagli che rivelano ad esempio come si fosse avvicinato alla pittura detta puntinismo, occhi penetranti che sembrano parlarti!

È un’esperienza sensoriale molto forte, le immagini si animano, il vecchio treno fugge tra il paesaggi, le i dipinti si dissolvono  si sovrappongono, si rincorrono.

Ad accompagnare la visione, sono le meravigliose musiche sceltissime e raffinate di Vivaldi, Ledbury, Tobin, Lalo, Barber, Schubert, Satie, Godard, Bach, Charbrier, Saint- Saëns, Handel manca l’odore del fieno o il fumo acre del treno e i sensi sarebbero stati ampiamente soddisfatti.

Il tutto realizzato da Sensory 4, sistema multimediale sviluppato da GRANDE Exhibitions che coniuga Motion Graphic, Music Surround e qualità cinematografica, la mostra viaggia con l’artista dal 1880 sino all’anno della sua morte nel 1890 siamo con lui ad Arles, Saint Remy, Auvers- sur Oise, 800 opere in 10 anni, fra cui le lettere al fratello minore Théo.

Una mostra unica, ammaliante, trascinante è come vivere in un sogno e portarselo negli occhi per giorni forse per sempre come eterna è l’Arte di Vincent Van Gogh.

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