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UNA PROSPETTIVA VERTICALE DELLA POLIZIA ITALIANA. Intervista al fotografo Massimo Sestini

Avranno la firma di Massimo Sestini le 12 fotografie che saranno utilizzate per il calendario 2016 della Polizia di Stato italiana. Il fotografo di Prato (Toscana) offrirà una prospettiva particolare sull’operato delle forze dell’ordine italiane poiché saranno riprese dall’alto, perpendicolari all’osservatore. Gli scatti aerei di Sestini cattureranno l’attenzione e caleranno dall’alto l’osservatore direttamente nelle operazioni di polizia.

Come avvenuto nelle edizioni precedenti, anche quest’anno la realizzazione del calendario ha la partenship di Unicef (United Nations International Children’s Emergency Fund). Il ricavato della vendita verrà devoluto al Comitato italiano per l’Unicef Onlus per sostenere il progetto “Sud Sudan – protezione per i bambini vittime dell’emergenza umanitaria”. Il progetto umanitario ha lo scopo di garantire protezione e istruzione di base ai bambini sfollati. Grazie a questa collaborazione, dal 2001 a oggi sono stati raccolti oltre 2 milioni di euro e completati diversi progetti. Alcuni sono stati a sostegno dell’infanzia e contro lo sfruttamento dei minori in Cambogia, Benin, Congo, Guinea e Repubblica Centro Africana.

Il fotografo che contribuirà a rendere il calendario 2016 speciale, Massimo Sestini, è un professionista del giornalismo fotografico. Quest’anno è stato tra i vincitori del premio General News del World Press Photo (dal 1955 uno dei più importanti premi fotogiornalistici al mondo). Sestini, 52 anni, è da trenta impegnato nell’arte della fotografia costantemente alla ricerca dello scatto unico, particolare. Proprio quello zenitale, ovvero perpendicolarmente dall’alto sul soggetto inquadrato, contraddistingue la sua firma. È una prospettiva diversa che, a livello grafico, offre un impatto dimensionale molto differente rispetto a quello che si può osservare dal basso.
Nel suo lavoro di fotoreporter è abituato a progettare il servizio, ma soprattutto a improvvisare e a prendere decisioni al momento. Il suo stile nasce dalla necessità di realizzare fotografie diverse da quelle dei colleghi. È per questo che in molte situazioni ha realizzato scatti dall’alto, riuscendo così a cogliere particolari impercettibili. Nei suoi reportage ha documentato la stagione degli omicidi di mafia in Sicilia, la strage di Capaci e i disastri dei terremoti di questo trentennio.

In concomitanza con l’annuncio del calendario 2016, l’ufficio comunicazione del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno ha diffuso l’intervista rilasciata da Massimo Sestini.

Qual è il suo modo di affrontare un lavoro?
«Ho imparato che nel mio modo di intendere la fotografia spesso e volentieri all’ultimo minuto tutto cambia o potrebbe cambiare. Quindi, quando sono sul posto, so che devo affrontare una situazione in cui anche se tutto volge al peggio e sembra impossibile, non devo mai pensare di non farcela».

Qual è la differenza tra il fare foto per i giornali e per un calendario?
«Fare un calendario è la cosa più bella del mondo perché a differenza delle foto giornalistiche non devi stare a pensare ai tempi ristretti che hanno le redazioni. Fare un calendario ti dà la possibilità di progettare e realizzare un’idea in totale libertà. Ti fa riassaporare il gusto di fare fotografia».

Quale è stata l’idea ispiratrice per rappresentare la Polizia di Stato?
«Rispetto a quello che ho realizzato nel 2009 in cui ho prediletto immagini avventurose e di reportage, questo doveva essere un calendario memorabile, unico; quindi ho pensato a delle foto in verticale che possono essere dall’alto verso il basso (Zenit) o dal basso verso l’alto (Nadir) di situazioni rappresentative e operative».

Sono iniziate le prenotazioni del calendario, cosa spera di trasmettere ai tanti affezionati della Polizia di Stato e a coloro che lo vogliono diventare?
«Vorrei far nascere l’interesse di vedere le cose che abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni, da una prospettiva diversa perché questo ci dà la possibilità di apprezzarla di più, ci rende più consapevoli di quanto sia bella».

Non è la prima volta che fai lavori con la Polizia di Stato, che cosa ha tratto dalle precedenti esperienze?
«Mi sono reso conto di quanto le persone che appartengono alla Polizia di Stato svolgono il loro lavoro con dedizione, danno il massimo anche in condizioni estreme e non parlo solo di coloro che fanno servizio operativo ma ad esempio anche di coloro che sotto il sole cocente fanno l’accoglienza dei migranti».

La foto vincitrice del Premio General News del World Press Photo Association

Come è nata la foto del barcone allo Zenit che ha vinto il World Press Photo?
«Sono stato 12 giorni su una fregata della Marina impegnato in un reportage sui migranti, ed ogni giorno sono stato in attesa del momento ideale per realizzare quello che avevo in mente: trovarsi all’improvviso sullo Zenit di un barcone pieno di migranti e cogliere il loro saluto di speranza per essere stati avvistati. L’attesa è stata premiata in tutti i sensi».

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