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Un pieno di “rossa”

di Alessia Cosseddu

Così era chiamata la “benzina super” a causa dell’aggiunta di un colorante al fine di distinguerla da altre formulazioni. Ma perché super? E perché dal 2001 non si usa più? Lo spiega Maria Vittoria Prati, ricercatrice dell’Istituto di scienze e tecnologie per l’energia e la mobilità sostenibili del Cnr ed esperta di valutazione dell’impatto ambientale dei mezzi di trasporto

La benzina super, detta anche “rossa” per l’aggiunta di un colorante al fine di distinguerla da altre formulazioni, è stata commercializzata in Europa fino alla fine del 2001. Perché super? Maria Vittoria Prati, ricercatrice dell’Istituto di scienze e tecnologie per l’energia e la mobilità sostenibili (Stems) del Cnr ed esperta di valutazione dell’impatto ambientale dei mezzi di trasporto, ricorda che questo appellativo dipende dalle sue caratteristiche antidetonanti. Uno degli indici più utilizzati per definire la  resistenza alla detonazione (evento di combustione anomala) di un carburante è il “numero di ottano di ricerca” (RON), valutato con una metodologia di prova standardizzata su un motore a freddo. “Le caratteristiche antidetonanti della benzina super (RON minimo, in una scala di valori da 0 a oltre 100, pari a 98) erano dovute all’addizione di piombo tetraetile e tetrametilico per migliorare le performance dei motori”, spiega la ricercatrice. “Ma l’uso di questi additivi è stata una catastrofe per l’ambiente e per la salute pubblica tanto che, a partire dagli anni ’70, il contenuto di piombo nelle benzine è via via diminuito, fino ad arrivare alle attuali formulazioni senza piombo”.

Nell’agosto 2021 l’Algeria, l’ultimo Paese al mondo che vendeva ancora benzina con piombo, ha esaurito le sue scorte anche se per alcune applicazioni l’uso del piombo è ancora consentito, ad esempio nell’Avgas (aviation gasoline), e per alimentare i motori a pistoni di aeromobili. “L’introduzione di sistemi catalitici per la riduzione delle emissioni inquinanti (CO, THC, NOx) allo scarico dei veicoli, dalla fine degli anni ‘70, ha spinto verso l’uso di benzina “verde”, senza piombo poiché il piombo è risultato avvelenare i catalizzatori”, prosegue la ricercatrice, “ Per mantenere le proprietà antidetonanti della benzina sono usati benzene e altri composti aromatici, olefine, metilterziar-butil-etere (MTBE), etil-terziar-butil-etere (ETBE), TAME (terz-amil metil etere) ed alcoli (metanolo ed etanolo), preferibilmente prodotti da fonti rinnovabili”.

La benzina europea oggi è una benzina con un numero di ottano superiore al 95, anche se si trovano formulazioni a RON 100 e più. “Dal 1987 la norma di riferimento per la qualità della benzina senza piombo in Europa è sempre stata, la EN228 che attualmente specifica due tipi: uno con un contenuto massimo di ossigeno del 3,7% (m/m, massa/massa) e un contenuto massimo di etanolo del 10,0% (V/V, volume/volume); uno, per i veicoli più vecchi con un contenuto massimo di ossigeno del 2,7% (m/m) e un contenuto massimo di etanolo del 5,0% (V/V), chiarisce Prati.
Per aiutare i consumatori a rifornire con il combustibile adatto il proprio veicolo, l’Unione Europea ha adottato dal 2018 (direttiva EN 16942) specifiche etichette che devono essere apposte sui nuovi veicoli e su tutte le pompe delle stazioni di rifornimento carburante o stazioni di ricarica, di forma circolare con la lettera E, affiancata da un numero che indica la percentuale di alcol etanolo, E10 = 10% di alcol etanolo”.

Esistono etichette diverse relative anche agli altri tipi di combustibili per autotrazione, quelli per motori Diesel e i combustibili gassosi.

“Per i veicoli con motorizzazione Diesel è utilizzato un quadrato all’interno del quale si possono trovare sigle del tipo B7, B10 o XTL. B7 e B10, che indicano la percentuale massima di biodiesel (metil estere di acidi grassi, FAME) inclusa nella miscela, al pari di quanto descritto per le benzine. La sigla XTL identifica invece un gasolio sintetico non derivato dalla raffinazione del greggio: X-to-Liquid, dove con X si intende la materia prima che viene trasformata. I combustibili Diesel di sintesi possono essere prodotti tramite i seguenti processi: BTL (da biomassa a liquido), GTL (da gas a liquido) e PTL (Power-to-Liquid, da energia a liquido). I carburanti gassosi sono riconoscibili da un’etichetta a forma di rombo, nella quale sono indicate le sigle corrispondenti al tipo di carburante: H2 = Idrogeno, CNG = Gas naturale compresso, GPL = Gas di petrolio liquefatto, LNG = Gas naturale liquefatto”.

Dagli anni ’70 a oggi, l’avanzamento della tecnologia e delle competenze scientifiche e l’applicazione delle normative che l’esperta ha descritto ha permesso di arrivare a formulazioni di combustibili sempre meno inquinanti. L’obiettivo rimane sempre la massima tutela dell’ambiente e della salute di tutti gli abitanti del Pianeta.

[Almanacco della Scienza #20, novembre 2022]

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