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Un Nabucco “Risorgimentale” apre la stagione dell’Arena di Verona 2017.

Recensione di Salvatore Margarone

È con il Nabucco di Giuseppe Verdi che la 95^ stagione lirica dell’Arena di Verona  prende il via, con un Teatro alla Scala ricostruito sul palco areniano durante le “Cinque giornate di Milano del 1848”, che ruotando svela anche l’interno di un salone e addirittura quattro ordini di palchi perfettamente ricostruiti.

Opera nell’opera questa nuova produzione di Arnaud Bernard, che ne firma la regia e i costumi, dove i Babilonesi ed Ebrei sono spogliati dai soliti abiti e trasformati in austriaci e milanesi, e spari di cannone e fucilate meravigliano il gremito pubblico accorso per questa prima.

Certo non è stato semplice cancellare dalla mente le immagini di un Nabucco tradizionale in cui non si fatica a capire i personaggi per i quali, invece, specie all’inizio e seguendone il libretto, qui emergono molte lampanti incongruenze.

Ma l’opera è anche questa, meravigliare e stupire, lasciare sbigottiti e lasciarsi trasportare dal contesto, e se teniamo conto anche delle note dificoltà che l’Arena ha attraversato in questi ultimi mesi, e che sembra siano abbastanza risolte, l’intento è stato pienamente raggiunto.

Leggiamo quindi una sorta di riscatto in questa messa in scena risorgimentale di Nabucco, ampiamente meritata.

Bravissimo Daniel Oren che ha diretto l’orchestra dell’Arena mettendo passione e trasporto tra le note verdiane: convince la sua direzione che è risultata ben scandita nei tempi e nei colori orchestrali, dando risalto ai fiati in alcuni momenti salienti.

Buono il cast che, anche se con qualche défaillance (giustificata dal caldo torrido ed insopportabile della serata) non si è risparmiato dall’inizio alla fine, mantenendo concentrazione sul palcoscenico riempito da moltissime comparse che in qualche caso hanno creato però solo confusione: molti i “rumori” fuori scena e sulla scena che si potevano evitare.

Bellissime le scene di Alessandro Camera con allestimenti scenici di Giuseppe De Filippi Venezia e luci di Paolo Mazzon, che facevano da cornice a questa colossale produzione.

Lodi vanno alla Fenena interpretata da Carmen Topciu, voce calda e perfetta, che ha brillato per l’intera serata, mentre l’ Abigaille di Tatiana Melnychenko, oltre a non avere una perfetta dizione, ha avuto molti momenti di sfocatura vocale e alcune note acute rasentavano l’urlo: il suo modo di cantare ricorda un po’ la “vecchia guardia” che utilizzava lo “striscio” (portamenti) nelle frasi musicali.

Il comparto maschile si è difeso meglio, e, anche se non perfetti, hanno portato in scena con grande professionalità i loro ruoli: Nabucco, George Gagnidze, in questa produzione esce di senno a seguito di un colpo di pistola che lo ferisce alla testa (scena un po’ comica), ma grazie alla grande esperienza di Gagnidze non si è caduti nel ridicolo. Buona la sua performance, incisivo nel ruolo e attento ai dettagli.

Dignitoso il resto del cast a partire da Ismaele, Walter Fraccaro, Zaccaria interpretato da Stanislav Trotimov, il Gran Sacerdote di Belo di Romano Dal Zovo, l’Abdallo di Paolo Antognetti, interessante e degna di attenzione l’Anna interpretata da Madina Karbeli.

Bravo il Coro dell’Arena di Verona, diretto da Vito Lombardi, che  ha avuto il giusto tributo dal pubblico nel momento più atteso, il Va’ pensiero.

Grandi applausi hanno accompagnato il celebre brano corale, che di questa opera è la pagina più conosciuta, che è stato bissato ed applaudito ancor prima del bellissimo finale in pianissimo che purtroppo quindi non abbiamo potuto udire, ed è stato coreografato dal lancio di volantini tricolore dai palchi ricostruiti della Scala, e con striscioni con la scritta “W VERDI”,  di cui ne abbiamo letto l’acronimo.

Per finire diciamo che questa messa in scena forse se incastonata in un altro titolo avrebbe avuto un effetto maggiore che con Nabucco; di sicuro l’Arena non ha badato a spese per questa nuova produzione (imposta dalla legge Bray che richiede almeno una nuova produzione a stagione), ma il risultato finale complessivo è certamente positivo.

Verona quindi può festeggiare alla grande l’inizio di una stagione lirica che si preannuncia interessante anche per gli artisti che si avvicenderanno sul palcoscenico in questa caldissima estate 2017.

Prossime recite il 29 giugno, il 7-12-15-18 luglio, 4-9-12-18 agosto.

Sul podio Daniel Oren si alternerà con Jordi Bernacer; tra le voci si potranno ascoltare:  Anna Pirozzi e Susanna Branchini, Leonardo Lopez Linares , Boris Statsenko, Sebastian Catana, Mikheil Sheshaberidze, Rubens Pellizzari, Ratat Siwek, In Sung Sim, Rebeka Lokar, Anna Malavasi, Nino Sorguladze, Nicolò Ceriani, Cristiano Olivieri, Elena Borin.

La recensione si riferisce alla prima del 23 giugno 2017.

©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

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