In vetta allo Stromboli per acquisire dati multiparametrici dell’attività esplosiva dei suoi crateri. A monitorare “Il faro del Mediterraneo”, un gruppo di ricercatori provenienti da tutto il mondo, guidati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
L’esperimento ha visto l’installazione sulla sommità del vulcano di strumenti di ultima generazione: 4 telecamere termiche e due ad alta velocità per l’acquisizione sincrona di sequenze di video-riprese nel visibile e nell’infrarosso degli eventi esplosivi e una rete di 18 microfoni e stazioni sismoacustiche.
“Questa tecnologia permette di osservare l’evoluzione in superficie dei fenomeni vulcanici legati alla sovrappressione nella camera magmatica e alla risalita del magma nei condotti, processi fondamentali che precedono un’eruzione”, afferma Luigi Lodato, ricercatore Ingv di Catania. “La telecamera termica consente di rilevare variazioni morfologiche nell’area craterica, di fare una mappatura in tempo reale della distribuzione dei prodotti eruttati, di avere indicazioni sulla profondità della colonna magmatica nei condotti vulcanici e, infine, di registrare in continuo la frequenza e l’altezza delle esplosioni”.
“Bocche attive contemporaneamente, ognuna delle quali caratterizzata da uno stile esplosivo prevalente, è un fatto comune per questo vulcano”, aggiunge Daniele Andronico, ricercatore Ingv di Catania. “L’analisi dei diversi dati acquisiti sull’attività esplosiva servirà a valutare la relazione esistente tra le differenti aree crateriche”.
Stromboli costituisce da sempre uno straordinario laboratorio naturale. “Un luogo unico per studiosi che trovano qui l’occasione per confrontarsi e sperimentare nuove tecniche di osservazione dei fenomeni vulcanici a carattere esplosivo, con possibilità di applicazione anche su altri vulcani. I risultati di queste indagini contribuiranno alla valutazione della pericolosità vulcanica”, conclude Piergiorgio Scarlato.
Si ringrazia l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia per le immagini (estratte dal filmato).