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Sordi da Oscar

di R. B.

La protagonista di “Coda” di Sian Heder, vincitore del premio 2022 come miglior film, è la diciassettenne Rudy, unica componente della famiglia udente. I genitori e il fratello sono invece sordi e la ragazza, per evitare che restino emarginati dalla comunità in cui vivono, fa da interprete, rischiando però così di non poter seguire la sua passione: il canto

Affronta il tema della sordità “Coda”, acronimo di  Child of deaf adults (Figlio di adulti sordi), il film diretto da Sian Heder che ha conquistato la statuetta come miglior film alla notte degli Oscar 2022, oltre ai premi per migliore attore non protagonista assegnato a Troy Kostur, primo attore sordo ad aver mai vinto, e per la migliore sceneggiatura non originale.  Un connubio, quello tra disabilità e Oscar, sempre più frequente, come emerge dai dati riportati nel volume “Il superdisabile. Analisi di uno stereotipo” (Hoepli), in cui si ricorda come dal 1976 su 45 vincitori dell’Oscar come miglior film dell’anno, 15 riguardano storie di disabilità. Cifra che aumenta se si considerano altre patologie e categorie premiate: da Tom Hanks, malato di Aids in “Philadelphia”, premiato come migliore attore protagonista a Julianne Moore con l’Alzheimer in “Still Alice”, miglior attrice protagonista, fino ad Al Pacino, che ottiene l’Academy Aword per l’interpretazione del militare cieco in “Scent of woman”, remake di “Profumo di donna”, con Vittorio Gassman. E nel 2021 ben 3 candidature come miglior film dell’anno – “The father”, “Minari”, “Sound of metal” – sono accomunati dalla disabilità del protagonista o di uno dei personaggi principali.

Protagonista di Coda è la diciassettenne Ruby, unica esponente udente in una famiglia di sordi. Le sue giornate iniziano alle 3.00 del mattino: è a quell’ora che si sveglia e inizia a lavorare come marinaio sul peschereccio della famiglia insieme al fratello maggiore Leo. Per lui, come per i genitori, la ragazza fa da interprete e nei loro confronti ha un atteggiamento molto protettivo, anche perché vivono in una comunità in cui non si sentono accettati a causa della disabilità, tanto che usano la lingua dei segni come una sorta di scudo più che come un mezzo comunicativo, sapendo di poter contare sulla presenza della figlia che fa per loro da “traduttrice”.

Malgrado si senta in dovere di aiutare i suoi familiari per evitare appunto che siano esclusi da una vita normale, l’adolescente ha però una grande passione: ama cantare, attività che ha per lei anche una funzione di sfogo. La giovane si iscrive quindi al coro nel quale canta anche Miles, il ragazzo per cui ha una cotta. Ruby è molto dotata nel canto e quando il suo insegnante individua il suo talento la spinge a esercitarsi per partecipare a un’importante audizione, quella del prestigioso Berklee College of Music di Boston.

La giovane, però, non sa cosa fare, seguire la propria passione per il canto vuol dire infatti non contribuire più con il suo lavoro al sostentamento della famiglia e non supportarla più quando ha difficoltà di comunicazione. E i suoi familiari hanno bisogno di lei, perché senza il suo aiuto sono esclusi da qualsiasi ambito, dal momento che nessun altro nell’ambiente in cui vivono conosce la lingua dei segni.

Il film, remake del francese “La famiglia Bélier”, fa riflettere sul tema dell’inclusione dei non udenti e spinge ad agire per rendere il mondo più accogliente anche per i sordi.


La scheda
Titolo: Coda – I segni del cuore
Regia: Sian Heder
Cast: Emilia Jones, Marlee Matlin, Troy Kostur, Daniel Durant, Kevin Chapman, Eugenio Derbez, Ferdia Walsh-Peelo

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