Site icon L'Idea Magazine

SONO UN VECCHIO CHE NON È STATO MAI BAMBINO. VOGLIO DOMANDARE SCUSA A GRETA THUMBERG E ALLA SUA GENERAZIONE, PERÒ…

A Greta, icona globale della lotta contro l’inquinamento, e a tutti i ragazzi della sua generazione, voglio chiedere perdono per come io e i vecchi come me gli hanno fatto trovare questa Terra. Sì, le domando perdono, però… se la mia generazione ha combinato parecchi guai, anche la generazione precedente e poi la successiva alla mia, hanno colpe. Ora sono vecchio, un vecchio che non è stato mai bambino. Non si poteva essere bambini in quei terribili anni ’40 vissuti in un vicolo di una Napoli distrutta dai bombardamenti, umiliata dalla miseria, mortificata dalla fame e lacerata da migliaia di vittime, che insieme ai milioni di morti in tutto il mondo pagarono con la vita le diaboliche ambizioni di alcuni esaltati. Mancava tutto. Abbondava solo la paura, che diventava terrore quando gli aerei bombardavano. Chi era fortunato poteva farsi un po’ di pane in casa con un po’ di farina mischiata alla segatura.

Erano alimenti preziosi le bucce di piselli, fave e patate per cucinare una zuppa. Era una caccia al tesoro procurarsi un poco di carbone, spesso così umido che per accenderlo ci volevano ore. Non meno duro è stato il Dopoguerra. Rari i mezzi di trasporto, le abitazioni distrutte, le condizioni di vita difficilissime, miseria, fame, mancanza di lavoro (su questo ben poco è cambiato, purtroppo), di medicinali e di ogni bene di prima necessità. Era raro vedere un vestito senza toppe. Ogni capo di vestiario passava di padre in figlio, da zio a nipote, da fratello maggiore a minore. Insomma, non cadevano bombe ma la tragedia continuava. Di conseguenza, cara Greta, il sogno di tutti noi “figli della guerra” era quello di dare ai nostri figli tutto ciò che non avevamo avuto noi ma, pur se in buona fede, abbiamo sbagliato, non siamo stati all’altezza di gestire uno dei più difficili passaggi generazionali. Per costruire le case abbiamo cementificato i giardini di tutte le città, deturpate le coste e sventrate le colline. Abbiamo realizzato altiforni, industrie e fabbriche ma abbiamo reso l’aria irrespirabile sottovalutando i danni, alcuni irreversibili, che giorno dopo giorno, procuravamo alla nostra Terra!

E quale è stato il risultato? Abbiamo inguaiato il pianeta – come giustamente sostieni tu, Greta, e tanti altri ragazzi come te.  Abbiamo fatto sì che pochi diventassero ricchi, sempre più ricchi, e abbiamo messo in ginocchio miliardi di poveri sempre più poveri! Siamo riusciti a creare anche tanto falso benessere che ha sventrato le famiglie dando vita ad eserciti di lavoratori precari, disoccupati, diseredati e disorientati, vittime predestinate della depressione e delle droghe. Pensavamo di realizzare programmi per un futuro migliore e un avvenire sicuro per i nostri figli e invece abbiamo una miriade di giovani stanchi, demotivati e annoiati, senza interessi culturali e facilmente plagiabili da chi è più scaltro, più fanatico e più violento.

Cara Greta, concludo e parlo per me: ho cercato di dare ai miei figli tutto quello che non avevo avuto io. Nel tempo ho dato sempre di più, e piano piano il mio amore si è trasformato in timore, uno strano timore di perdere il loro affetto. Credo di averli più temuti che amati i miei figli, ed ho ampiamente contribuito a creare un clima e una società profondamente inquinati!

Raffaele Pisani

Exit mobile version